36 research outputs found

    «Domus» e la Carta di Venezia (1964-1973): cantieri e interpretazioni del restauro nella pubblicistica d’autore

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    Gli anni Sessanta e Settanta del Novecento rappresentano un momento cruciale per lo sviluppo del dibattito nazionale e internazionale legato al restauro e alla conservazione: dopo la Carta di Atene del 1931 e la Carta Italiana del Restauro del 1932, gli indirizzi culturali e le azioni tecniche sul patrimonio tornano infatti a essere proprio in questi anni tematiche di estrema attualitĂ . Cosa bisogna conservare? Quali valori devono essere trasmessi al futuro? A quali principi deve fare riferimento l’architetto restauratore? Purtroppo, come nota Marco Dezzi Bardeschi nel 1964 in occasione della II Mostra Internazionale di Restauro Monumentale, sono moltissimi «i monumenti alterati irreversibilmente per una errata concezione tradizionale del Restauro come rifrazione/ripristino e ritorno al primitivo splendore». Proprio in quell’anno, a Venezia, durante il II° Congresso Internazionale del Restauro, alcuni dei maggiori studiosi e interpreti del Restauro, tra cui Piero Gazzola e Roberto Pane, danno origine alla Carta di Venezia, un documento fondamentale, ancora oggi di profonda attualitĂ  soprattutto nel contesto globale, che pone al centro dell’attenzione il concetto di autenticitĂ  nella conservazione e nella ricostruzione. A partire da questa riflessione, il presente contributo si pone l’obiettivo di individuare una possibile correlazione tra l’avanzamento teorico promosso proprio dalla Carta di Venezia e i principali interventi di restauro pubblicati durante i dieci anni successivi su una delle principali riviste nazionali di architettura, «Domus». Nel decennio considerato, sotto la guida dell’architetto Gio Ponti, la rivista assume un carattere internazionale e diventa un vero e proprio punto di riferimento per la comprensione delle differenti tendenze architettoniche e artistiche. L’analisi dei casi studio riportati sui numeri compresi nell’arco cronologico selezionato (dal gennaio 1964, numero 410, al dicembre 1973, numero 529) risulta cosĂŹ uno strumento per cogliere le rappresentazioni del cantiere di restauro come cantiere di architettura, sotto una duplice lente: il suo sviluppo tecnico nonchĂ© il messaggio interpretativo proposto

    Placido Mossello e la Chiesa di Sant’Antonio Abate a Montà d’Alba: il cantiere del 1877 tra preesistenza e rinnovamento

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    Il presente contributo si pone l’obiettivo di perlustrare e incrementare la conoscenza sulla questione del rinnovamento del gusto e sulle pratiche di cantiere che caratterizzano il Piemonte di fine Ottocento, attraverso la lettura dei fondi archivistici relativi al cantiere di restauro eseguito all’interno della Chiesa di Sant’Antonio Abate a Montà d’Alba nel 1877. Avendo questo visto il coinvolgimento dell’operato del pittore Placido Mossello, in un primo momento lo studio si sofferma sull’analisi dell’Archivio Musso Clemente, presso il Laboratorio di Storia e Beni Culturali del Politecnico di Torino – DIST, dove sono conservati bozzetti, fotografie e appunti attribuibili all’artista. A partire da questa ineludibile base documentaria, vengono poi individuati i principali temi di riflessione, connessi sia alla fitta rete di relazioni familiari e rapporti professionali in cui Mossello ù coinvolto, sia alle operazioni di cantiere connotanti gli interventi da lui eseguiti. Inoltre, la sua diretta partecipazione a cantieri di notevole rilevanza, impone la necessità di volgere l’attenzione ad altri fondi archivistici, nell’intento di comprendere il rapporto con l’architettura preesistente e ricostruire le relazioni tra l’artista e la committenza. L’intreccio di fonti inedite, disegni e ricognizioni sull’attuale stato di conservazione permette infine di approfondire e offrire una interpretazione storico-critica del caso studio implicato, dove il progetto di decorazione realizzato da Placido Mossello in collaborazione con i fratelli Carlo e Domenico assume un ruolo centrale nell’organizzazione e nella gestione del cantiere. Pertanto, l’obiettivo di questa riflessione ù duplice: da un lato desidera indagare processi e saperi della prassi architettonico-artistica a partire da un significativo corpus archivistico e nel rapporto con le rimanenze materiali attuali, dall’altro vuole contribuire a implementare la conoscenza di un bene architettonico paradigmatico, fortemente connotato dall’intervento di fine XIX secolo

    I ciabĂČt del sito UNESCO Langhe-Roero e Monferrato: problematiche di conservazione delle architetture rurali fragili quali componenti storico-culturali dei paesaggi vitivinicoli

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    Riparo provvisorio, ricovero, abitazione di fortuna o deposito di attrezzi agricoli, i ciabĂČt rappresentano una particolare forma di architettura rurale, spontanea e non autoriale, che caratterizza i paesaggi vitivinicoli del Piemonte e ne determina l’aspetto articolato e la pluralitĂ  dei differenti scenari. In quanto elementi caratterizzanti il dialetto architettonico locale (B. Zevi, 1996), nel Documento di valutazione ufficiale dell’iscrizione nella WHL Unesco (2014), questi edifici sono stati considerati – al pari di castelli, cappelle e borghi – come una componente storico-culturale determinante l’integritĂ  e l’autenticitĂ  del paesaggio. Nei mesi immediatamente successivi all’iscrizione del Sito nella World Heritage List, la Regione Piemonte, consapevole del fatto che un’ampia parte di questo patrimonio diffuso non fosse adeguatamente tutelata, ha emanato le Linee Guida per l’adeguamento dei Piani Regolatori e dei Regolamenti Edilizi alle indicazioni di tutela per il sito UNESCO: la categoria dei ciabĂČt compare alla voce 2.b degli obiettivi generali, dove viene evidenziata la necessitĂ  di tutelare i manufatti legati alla storica coltivazione della vite ed Ăš richiesto alle amministrazioni di procedere con una schedatura di dettaglio. Il contributo si pone l’obiettivo di verificare, a otto anni dal il riconoscimento dell’eccezionale valore universale, quali strategie siano state adottate per salvaguardare il valore di memoria e il ruolo di risorsa di queste architetture “minori” solo in termini dimensionali. Quali indirizzi offre il Piano Paesaggistico? I censimenti e le varianti ai piani regolatori rappresentano strumenti efficaci? Attraverso una disamina sul territorio la ricerca indaga l’esito delle azioni di tutela intraprese – tramite l’aggiornamento degli strumenti di pianificazione e le dichiarazioni di notevole interesse culturale, conseguenti l’approvazione del PPR del 2017 – e discute le problematiche di conservazione e gestione relative a questo patrimonio fragile, in un’ottica di sviluppo culturalmente sostenibile

    The ‘health record’ of the church of Santa Maria Assunta in Pontecurone: contamination between historical knowledge and non-destructive testing results

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    The historical architecture of the church of Santa Maria Assunta in Pontecurone (Alessandria, Italy), of late medieval origins and with significant transformations until the 20th century, is a clear palimpsest of different construction and decorative phases. Nowadays, although used as a parish church, it shows a critical framework of alterations. The need to best rearrange the data in preparation for a wished restoration program required the involvement of a team of experts from the Politecnico di Torino – as members of a protocol agreement – to verify the current state of conservation of the building. Between 2019 and 2022, the study focused on examining rich but dispersed and fragmented historical sources, which provided important information for the knowledge of architectural components. In the meantime, an NDT diagnostic campaign to understand non-visible phenomena and structural problems was carried out. In particular, infrared thermography allowed the comprehension of the vaulted systems laying, the mapping of fissures and the reading of the stains caused by infiltration and rising dampness. Moreover, thanks to an innovative application of this technique, it was possible to evaluate the heating system's effectiveness through the survey of the distribution of hot air flows in the room context and on the surfaces. Instead, endoscopic inspections revealed the stratigraphy under the floor level, which is completely damaged, and resistograph analysis verified the quality of the antique roof trusses at some significant points. The contribution will deal in detail with the systematization of the data in the health record, a tool already tested in other contexts (such as at Chambord Castle, to which this project refers) that can be constantly implemented and easily consulted. Furthermore, it easily communicates and records the knowledge about the building, relating historical information with results obtained from the application of non-destructive testing

    Placido Mossello. Progetti di decorazione

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    Placido Mossello (1835-1894) e la sua ditta specializzata in pittura a fresco, oli, tempere nonché in minor misura oggetti d’arredo, rappresentano l’apice di quella imprenditoria a cavallo tra la vena artistica e la maniera propria della seconda metà del XIX secolo. Le commesse, che alternano il servizio per la Real Casa alle esigenze delle famiglie nobili e alto borghesi, nelle due capitali, prima Torino e poi Firenze, e nelle residenze di villeggiatura, rendono conto dell’importanza assunta dalla ditta e della riconosciuta competenza tecnica di Mossello. Ai temi leggeri, con gusto per il panneggio, per l’ornamentazione a fiori, per i falsi sfondati prospettici, per i richiami all’antico che caratterizzano le commesse reali e private, egli alterna il gusto – a tratti sovraccarico – tipicamente ottocentesco per i temi devozionali, per l’iconografia agiografica dei santi, per il culto mariano, soggetti di maniera resi tuttavia con consumata perizia e aderenza alla religiosità dell’epoca. Con la sua attività, Placido apre a una fortunata progenie (di adozione) di decoratori che si esprimono nelle ditte e negli studi Fratelli Musso e Papotti, Carlo Musso, Giovanni Clemente e Paolo Musso, che per quasi un secolo rappresentano la forma più corrente di decorazione di interni, di plastica monumentale e financo di progettazione architettonica in ambito piemontese. Il presente volume, edito a chiusura della mostra Placido Mossello. Progetti di decorazione - allestita presso il Politecnico di Torino, DIST, Castello del Valentino, Manica Sud, da marzo a novembre 2023 - apre a una quadrilogia di esposizioni di disegni e fotografie, attinti dall’archivio Musso Clemente, conservato presso il DIST-APRi (Archivi Professionali e della Ricerca) e acquisito per donazione nel 1989

    Territorial Resilience: Toward a Proactive Meaning for Spatial Planning

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    The international debate on resilience has grown around the ability of a community to prepare for and adapt to natural disasters, with a growing interest in holistically understanding complex systems. Although the concept of resilience has been investigated fromdifferent perspectives, the lack of understanding of its conceptual comprehensive aspects presents strong limitations for spatial planning and for the adoption of policies and programs for its measurement and achievement. In this paper, we refer to “territorial resilience” as an emerging concept capable of aiding the decision-making process of identifying vulnerabilities and improving the transformation of socio-ecological and technological systems (SETSs). Here,we explore the epistemology of resilience, reviewing the origins and the evolution of this term, providing evidence on how this conceptual umbrella is used by different disciplines to tackle problem-solving that arises from disaster management and command-control practices to augment the robustness. Assuming the SETSs paradigm, the seismic and structural engineering, social sciences and history, urban planning and climatology perspectives intersects providing different analytical levels of resilience, including vulnerability and patrimony from a community and cultural perspective. We conclude that territorial resilience surpasses the analytical barriers between different disciplines, providing a useful concept related to complex problem-solving phenomena for land use planning, opening a new research question: how can territorial resilience be measured, acknowledging different units and levels of analysis aiding decision-making in spatial plans and projects? In attempting to understand a resilient system, quantitative and qualitative measurements are crucial to supporting planning decisions

    Casa, negozi e albergo - Sestriere - Albergo, negozi e residenza

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    Scheda post print MiBACT relativa all'edificio per case, negozi e albergo in Piazza Fraiteve a Sestrier

    Case in via Pinerolo - Candiolo - Edificio per abitazioni

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    Scheda relativa all'edificio per abitazioni realizzato tra il 1962 e il 1966 a Candiolo da Roberto Gabetti e Aimaro Isola
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