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    Costituzione: quale riforma? La proposta del Governo e la possibile alternativa

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    Il paper muove dalla premessa che esistono ragioni che giustificano una riforma della forma di governo italiana. Esse richiederebbero la disponibilità di tutti a ragionevoli compromessi, fermo restando il limite invalicabile del rispetto dei principi e degli istituti che, come la divisione dei poteri, l’indipendenza della magistratura, il ruolo e i poteri delle istituzioni di garanzia, garantiscono le libertà e i diritti dei cittadini, la tutela delle minoranze e la struttura democratica dell’ordinamento. Si tratta, essenzialmente, di due ragioni, connesse alla necessità di rendere il nostro sistema istituzionale capace di affrontare le sfide del mondo di oggi: da un lato occorre risolvere il problema della instabilità dei Governi, dall’altro lato si tratta di ripristinare la rappresentatività delle istituzioni democratiche e riattivare o reinventare strumenti di partecipazione che assicurino un effettivo consenso intorno alle scelte politiche adottate e una collaborazione diffusa nella loro attuazione. Sulla base di questa premessa, il Paper si articola in due Parti. Nella prima si passano in rassegna le diverse forme di governo offerte dal panorama internazionale che prevedono l’elezione diretta del vertice dell’esecutivo, raffrontandole con la proposta presenta dal Governo Meloni. Se ne trae un giudizio negativo e si propone un diverso approccio, più conforme alla tradizione costituzionale italiana. Nella seconda parte, sulla base di tale approccio, si formula una proposta alternativa, capace di rispondere più efficacemente alle necessità di riforma che il nostro sistema manifesta. In particolare, nella prima parte, la rassegna delle forme di governo con elezione diretta del vertice dell’esecutivo (Cap. 2) mette in luce due caratteri costanti. Si tratta di forme di governo che non risolvono necessariamente il tema della stabilità dell’azione di governo, perché possono sempre produrre una dualità di indirizzi politici tra il vertice dell’esecutivo e gli organi legislativi, e che non sembrano particolarmente adatte a un sistema politico molto frammentato e anche polarizzato come quello italiano (ma, negli ultimi tempi, non solo). In ogni caso, in tutte queste esperienze straniere, esistono sistemi di separazione dei poteri, che, a fronte dell’elezione diretta del vertice dell’esecutivo, offrono un articolato sistema di checks and balances, come l’elezione sempre autonoma e separata del Parlamento, nonché limitazioni del potere di scioglimento delle Camere. È privo di queste caratteristiche, invece, il sistema italiano di elezione dei Sindaci, che, non a caso, non è adottato a livello statale da nessuna democrazia consolidata, e che, se trasposta a livello nazionale, sembra estraneo alla tradizione del costituzionalismo liberale e democratico. In quel sistema, infatti, l’elezione dell’organo rappresentativo è una derivata dell’elezione del vertice dell’esecutivo, dal quale dipende anche per la sua permanenza in carica. Nel Cap. 3 si constata che il Progetto del Governo Meloni sembra ispirarsi proprio a quest’ultimo modello. In effetti si propone l’elezione diretta del Presidente del Consiglio con la conseguente composizione, costituzionalmente obbligata, delle Camere nel senso che in entrambe deve essere assicurata una maggioranza del 55% dei seggi a favore di parlamentari collegati al Presidente del Consiglio eletto. Sulla base del progetto, invero, si consente, per una volta, che il Presidente del Consiglio scelto dagli elettori sia sostituito da un parlamentare eletto nelle sue file per attuare il programma enunciato dal Presidente eletto. È una soluzione – si consenta – bizzarra, che comunque non consente di distaccare sostanzialmente il modello proposto da quello della elezione diretta dei Sindaci, già giudicato incompatibile con i principi supremi se trasposto a livello statale. Infatti, la crisi del secondo Governo della legislatura, nella proposta governativa, produrrebbe l’automatico scioglimento delle Camere. La riforma proposta, pertanto, produrrebbe un ulteriore indebolimento del Parlamento, composto “a rimorchio” del Premier con un premio di maggioranza senza soglia e dunque distorsivo della volontà popolare in misura potenzialmente illimitata. Inoltre, a fronte dell’elezione popolare diretta del Presidente del Consiglio, diversamente dagli esempi offerti dal diritto comparato, non prevede alcuno dei checks and balances necessari e anzi finisce persino per indebolire la funzione di garanzia del Capo dello Stato. Senza quei “freni e contrappesi”, la riforma finisce quindi per oltrepassare quei limiti che rendono l’elezione diretta compatibile con i principi dello Stato democratico e di diritto che la Corte costituzionale ha ritenuto immodificabili. Nel Cap. 4, invece, si offre una prospettiva di riforma completamente diversa: le ragioni a giustificazione di una riforma degli assetti istituzionali non richiedono di stravolgere le linee fondamentali della forma di governo parlamentare delineata dalla Costituzione. Se proprio, si tratta di completare quel disegno, nel senso di sviluppare alcuni spunti di razionalizzazione che il costituente aveva già fornito nel 1947. Sulla base della conclusione del Cap. 4, la seconda parte del lavoro offre la proposta di Astrid per la riforma delle istituzioni, che suggerisci non eversivi a livello costituzionale ma più pervasivi e completi a livello legislativo. Nel Cap. 5 si afferma l’utilità di riformare la nostra forma di governo, mentendone il carattere parlamentare ma proponendone una razionalizzazione sulla base dell’esperienza costituzionale tedesca. Si tratterebbe di introdurre l’istituto della sfiducia costruttiva, in modo da stabilizzare il governo, originariamente eletto in sede parlamentare. Il meccanismo, infatti, rende impossibile mettere in crisi l’esecutivo se non attraverso una mozione di sfiducia costruttiva, che richiede la formazione di una nuova maggioranza che individui un nuovo Presidente del Consiglio. In caso di dimissioni volontarie del Presidente del Consiglio o di reiezione di una questione di fiducia, il Parlamento dovrebbe essere automaticamente sciolto a meno che, entro un termine predeterminato (21 giorni in Germania), il Parlamento non dia luogo a una nuova “maggioranza costruttiva” eleggendo un nuovo Presidente del Consiglio. È un meccanismo che rafforza la stabilità del Governo senza incidere sulla centralità del Parlamento, che è sempre in grado di imporsi all’esecutivo, a condizione però, che sia capace di esprimere una “maggioranza costruttiva”. L’assetto bicamerale del nostro Parlamento, che, in questa sede, non si ritiene di dover modificare, richiede qualche adattamento rispetto al modello tedesco, a partire dall’individuazione delle Camere in seduta comune come luogo della relazione fiduciaria Parlamento Governo. Dell’esperienza tedesca, poi, dovrebbe mantenersi il potenziamento della figura del Presidente del Consiglio, a partire dal riconoscimento del potere di nominare e revocare i ministri. Nel Cap. 6 si affronta quindi il tema del rafforzamento del ruolo del Parlamento, che giace già ora in una condizione di forte delegittimazione tanto sul piano della sua capacità rappresentativa quanto su quella dell’esercizio dei poteri legislativi, di indirizzo e di controllo. Nel contesto di un forte irrobustimento della figura e della stabilità del Presidente del Consiglio, infatti, è essenziale una cura ricostituente per il Parlamento. Il Capitolo presenta varie proposte e, in particolare, si cura di contrastare l’abuso della decretazione d’urgenza, che, di fatto, trasferisce il potere legislativo dal Parlamento al Governo in misura non compatibile con un ordinamento costituzionale liberale e democratico (due terzi della legislazione italiana è prodotta attraverso uno strumento previsto in Costituzione come eccezionale). Nel settimo Capitolo si affronta il tema della legge elettorale. Si spiegano le ragioni per le quali non sembrano più sussistere le condizioni per tornare a una legge uninominale maggioritaria sul modello del Mattarellum (di cui non si dà per la verità un cattivo giudizio) e quelle per le quali i sistemi elettorali con premio di maggioranza sono considerati dannosi sia per la stabilità dei governi che per la capacità rappresentativa del Parlamento, constatando che, invece, sulla base della proposta governativa, proprio questo sistema sarebbe l’unico consentito. Si propone all’opposto di puntare su un sistema proporzionale selettivo, volto a ricostruire un sistema dei partiti più ordinato anche se plurale, come dimostrano gli effetti di un simile sistema elettorale in Germania. Si sottolinea inoltre, che agli scopi di maggior stabilità degli esecutivi e di maggior rappresentatività del Parlamento che ci si propone è indispensabile introdurre un sistema di restituzione agli elettori del potere di selezionare i candidati alle Camere. Infine, nell’ottavo capitolo, a garanzia di un buon funzionamento del nuovo sistema incentrato sulla sfiducia costruttiva e della proposta legge elettorale selettiva, nonché allo scopo di rafforzare la capacità rappresentativa delle istituzioni politiche e della partecipazione dei cittadini alla determinazione della politica nazionale, si raccomanda l’adozione di una articolata disciplina pubblicistica dei partiti politici e di un nuovo sistema di finanziamento della politica. In sostanza, il paper ritiene che sia possibile risolvere le problematicità del funzionamento della nostra forma di governo – sia in termini di stabilità degli esecutivi che in termini di legittimazione popolare delle decisioni pubbliche – restando nell’ambito della tradizione costituzionale italiana, sfuggendo alle suggestioni di semplificazioni verticistiche e plebiscitarie che rischiano di allontanarci dai principi che connotano il costituzionalismo liberale e democratico

    Design, Synthesis and In Vitro Investigation of Novel Basic Celastrol Carboxamides as Bio-Inspired Leishmanicidal Agents Endowed with Inhibitory Activity against Leishmania Hsp90

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    The natural triterpene celastrol (CE) is here used as lead compound for the design and synthesis of a panel of eleven CE carboxamides that were tested in vitro for their growth inhibitory activity against Leishmania infantum and L.tropica parasites. Among them, in vitro screening identified four basic CE carboxamides endowed with nanomolar leishmanicidal activity, against both the promastigotes and the intramacrophage Leishmania amastigotes forms. These compounds also showed low toxicity toward two human (HMEC-1 and THP-1) and one murine (BMDM) cell lines. Interestingly, the most selective CE analogue (compound 3) was also endowed with the ability to inhibit the ATPase activity of the Leishmania protein chaperone Hsp90 as demonstrated by the in vitro assay conducted on a purified, full-length recombinant protein. Preliminary investigations by comparing it with the naturally occurring Hsp90 active site inhibitor Geldanamycin (GA) in two different in vitro experiments were performed. These promising results set the basis for a future biochemical investigation of the mode of interaction of celastrol and CE-inspired compounds with Leishmania Hsp90

    L’autonomia regionale “differenziata” e la sua attuazione: questioni di procedura e di metodo

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    Questo position paper è stato elaborato nell’ambito dei lavori del gruppo di studio di Astrid su L’esperienza del regionalismo italiano: luci, ombre, prospettive per il futuro: il gruppo è stato istituito per ricordare il compianto Valerio Onida, proseguendo ricerche e riflessioni che hanno avuto un ruolo importante nella sua attività scientifica. Hanno contribuito all’elaborazione di questo paper Giuliano Amato, Enzo Balboni, Franco Bassanini, Marco Cammelli, Massimo Carli, Elisabetta Catelani, Vieri Ceriani, Omar Chessa, Franco Gallo, Gianluca Gardini, Michele Gentile, Giorgio Macciotta, Francesco Manganaro, Alessandro Pajno, Alessandro Palanza, Silvia Paparo, Cesare Pinelli, Franco Pizzetti, Lorenzo Spadacini, Giovanni Tarli Barbieri, Claudia Tubertini e Alberto Zanardi

    Per la partecipazione dei cittadini. Come ridurre l'astensionismo e agevolare il voto

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    Il buon funzionamento di una democrazia, la fiducia dei cittadini nelle istituzioni democratiche, la loro effettiva rappresentatività dipendono dalla partecipazione dei cittadini alle elezioni (e ai referendum). Un sistema è democratico, infatti, perché, in ultima analisi, le decisioni pubbliche (leggi, decreti, altri provvedimenti) sono deliberate direttamente dai cittadini (referendum) o da persone che essi hanno scelto, con il loro libero voto, per rappresentarli. Quest’ultima modalità è ovviamente quasi sempre prevalente, dal momento che il numero e la complessità delle decisioni da prendere e delle scelte da fare non consente di considerare il referendum come lo strumento ordinario della gran parte delle decisioni pubbliche. Ma nell’una o nell’altra di queste due forme – democrazia rappresentativa e democrazia diretta – in principio sta sempre la libera scelta dei cittadini, attraverso la partecipazione ad elezioni e referendum. È la partecipazione democratica che legittima le istituzioni, che ne assicura la derivazione dalla sovranità popolare. In ogni democrazia, conseguentemente, le istituzioni cercano, di norma, di fare tutto il possibile per sostenere, agevolare e favorire la partecipazione dei cittadini alle elezioni e ai referendum: di rimuovere ogni ostacolo che possa spingere all’astensione tutti coloro che vogliono esercitare, con il voto, il loro diritto politico a partecipare alle scelte democratiche del paese. In Italia la partecipazione al voto, un tempo altissima, è venuta progressivamente declinando ed è cresciuto il fenomeno dell’astensionismo, sintomo e causa insieme di una progressiva crisi di rappresentatività delle istituzioni. Questo rapporto contiene, innanzitutto, un’analisi scientifica del fenomeno e delle sue motivazioni, che solo in parte muovono – come si vedrà - da una deliberata e consapevole scelta degli elettori. L’area dell’astensionismo involontario è risultata infatti essere ampia, anche perché, come questo rapporto dimostra, l’Italia ha finora fatto assai meno degli altri principali Paesi democratici per eliminare ostacoli alla (e favorire la) libera partecipazione dei cittadini alle elezioni e ai referendum. Questo rapporto delinea conseguentemente, nella sua seconda parte, una serie di proposte per agevolare la partecipazione elettorale e ridurre l’area dell’astensionismo soprattutto involontario. Sono proposte tratte per la maggior parte dalla esperienza degli altri Stati democratici, dunque già sperimentate. Ovviamente non spetta agli estensori di questo rapporto, ma ai decisori politici valutare queste proposte ed eventualmente approvarle: spetta al Parlamento, quanto alle proposte che comportano modifiche legislative, al Governo, sotto il controllo del Parlamento, quando comportano misure organizzative e attività meramente amministrative. Nel suo insieme, queste proposte rappresentano un contributo alla piena attuazione di tre principi fondamentali della Costituzione, contenuti – non a caso – proprio nei tre primi articoli della nostra Carta. Si tratta innanzitutto del principio democratico (art. 1: “L’Italia è una Repubblica democratica fondata sul lavoro. La sovranità appartiene al popolo, che la esercita nelle forme e nei limiti della Costituzione”). Si tratta, poi, del riconoscimento dei diritti dell’uomo, tra i quali i diritti politici (art. 2: “ La Repubblica riconosce e garantisce i diritti inviolabili dell'omo, sia come singolo, sia nelle formazioni sociali ove si svolge la sua personalità), che impone corrispondenti doveri (sempre art. 2: “La Repubblica… richiede l'adempimento dei doveri inderogabili di solidarietà politica”). Si tratta, infine, del fondamentale compito delle istituzioni di favorire l’esercizio effettivo dei diritti e l’adempimento dei doveri, compresi i diritti politici, rimuovendo ogni ostacolo (art. 3: “È compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che… impediscono l'effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all'organizzazione politica… del Paese”). Il confronto con quanto gli altri principali Paesi democratici prevedono mostra che in Italia si è fatto finora assai poco per rimuovere gli ostacoli alla partecipazione dei cittadini alle elezioni e ai referendum e ridurre conseguentemente l’area dell’astensionismo: quindi per dare attuazione ai tre principi costituzionali appena ricordati. Colmare questa lacuna è dunque un obbligo costituzionale. Da qui discende l’opportunità, che rimettiamo alla valutazione del Parlamento, di provvedere con urgenza, pur in un momento nel quale altre tragiche emergenze assorbono l’attenzione delle istituzioni e dei loro rappresentanti

    COVID-19 ICU mortality prediction: a machine learning approach using SuperLearner algorithm

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    Background: Since the beginning of coronavirus disease 2019 (COVID-19), the development of predictive models has sparked relevant interest due to the initial lack of knowledge about diagnosis, treatment, and prognosis. The present study aimed at developing a model, through a machine learning approach, to predict intensive care unit (ICU) mortality in COVID-19 patients based on predefined clinical parameters. Results: Observational multicenter cohort study. All COVID-19 adult patients admitted to 25 ICUs belonging to the VENETO ICU network (February 28th 2020-april 4th 2021) were enrolled. Patients admitted to the ICUs before 4th March 2021 were used for model training (“training set”), while patients admitted after the 5th of March 2021 were used for external validation (“test set 1”). A further group of patients (“test set 2”), admitted to the ICU of IRCCS Ca’ Granda Ospedale Maggiore Policlinico of Milan, was used for external validation. A SuperLearner machine learning algorithm was applied for model development, and both internal and external validation was performed. Clinical variables available for the model were (i) age, gender, sequential organ failure assessment score, Charlson Comorbidity Index score (not adjusted for age), Palliative Performance Score; (ii) need of invasive mechanical ventilation, non-invasive mechanical ventilation, O2 therapy, vasoactive agents, extracorporeal membrane oxygenation, continuous venous-venous hemofiltration, tracheostomy, re-intubation, prone position during ICU stay; and (iii) re-admission in ICU. One thousand two hundred ninety-three (80%) patients were included in the “training set”, while 124 (8%) and 199 (12%) patients were included in the “test set 1” and “test set 2,” respectively. Three different predictive models were developed. Each model included different sets of clinical variables. The three models showed similar predictive performances, with a training balanced accuracy that ranged between 0.72 and 0.90, while the cross-validation performance ranged from 0.75 to 0.85. Age was the leading predictor for all the considered model

    Costituzione quale riforma? La proposta del Governo e la possibile alternativa

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    La democrazia italiana non gode di buona salute: lo dimostrano il crescente astensionismo e la diffusa sfiducia dei cittadini verso le istituzioni. Ma il problema non è solo quello della stabilità dei governi. Le sfide della nostra epoca (il cambiamento climatico, le migrazioni di massa, la competizione economica e tecnologica, l’invecchiamento della popolazione, le guerre ibride) richiedono scelte coraggiose e lungimiranti che solo governi stabili possono fare. Ma vincere queste sfide richiederà da tutti sacrifici impegnativi: dunque occorre anche che queste decisioni siano assistite da un largo consenso popolare e siano sentite come legittime dalla gran parte della popolazione, in modo che la loro attuazione possa contare sul concorso convinto dei cittadini, dei corpi intermedi e delle imprese. Occorre anche, dunque, ripristinare la rappresentatività delle istituzioni e riattivare o reinventare gli strumenti della partecipazione democratica. La proposta di riforma del Governo italiano non risolve questi problemi, anzi li aggrava. Concentra tutti i poteri in capo al premier, senza i contrappesi che bilanciano i sistemi presidenziali; indebolisce il ruolo di garanzia ed equilibrio del Presidente della Repubblica; rende il Parlamento ancor più succube del Governo; contrasta con i principi supremi di democrazia e stato di diritto che neppure una riforma costituzionale può violare. Questo piccolo libro, prodotto della riflessione collegiale di molti dei più autorevoli costituzionalisti italiani, non si limita però ad un’analisi critica del progetto del Governo. Delinea anche un progetto di riforma alternativo, basato sull’esperienza delle democrazie europee. In questo progetto, la stabilità del governo è accompagnata dalla difesa del ruolo di garanzia del Capo dello Stato, dal rilancio del Parlamento, dalla riconsegna ai cittadini del potere di scegliere i parlamentari, dal recupero degli strumenti della partecipazione democratica. Non affossa, ma rilancia la democrazia italiana
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