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    L'INTERVENTO SU DUE BRONZETTI TARDORINASCIMENTALI: STUDIO DEL SOGGETTO, DELLA TECNICA DI REALIZZAZIONE E SPUNTI DI RICERCA SULLE FINITURE SUPERFICIALI COME LINEE-GUIDA PER LA COMPRENSIONE E IL RESTAURO

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    Il restauro in cui si inserisce la ricerca illustrata è stato condotto su due bronzetti provenienti dalla sala XV del Museo Civico Medievale di Bologna: la Venere romana rinascimentale (seconda metà del XVI secolo) ed il Cavallo in corvetta attribuito a Ferdinando Tacca (XVII secolo). Il lavoro è stato impostato mediante lo studio “multidisciplinare” delle opere, approccio solitamente impiegato per sviluppare un argomento quando si ha la fortuna di poter disporre di più punti di vista. Si sono così affiancate alle ricerche storico-artistiche tutte le analisi conoscitive effettuate per completare la descrizione dei due bronzetti anche dal punto di vista tecnologico: oltre a caratterizzarne la lega costitutiva (mediante indagine LIPS e XRF), si sono avanzate ipotesi sulla tecnica di esecuzione. L'interpretazione delle evidenze su entrambi i bronzetti (tracce di lavorazione, risposte delle indagini RX, FT-R, SEM_EDS, confronti) è pertanto la summa di diverse valutazioni effettuate da chimici, conservatori, operatori di fonderie artistiche. Si è inoltre esaminata la presenza di sostanze filmogene sulle superfici di entrambe le opere, con la consapevolezza che oltre alle stesure applicate in seguito a manomissioni, manutenzioni e restauri pregressi, i bronzetti usciti dalle fonderie creatrici venivano – e vengono tutt’ora – sottoposti ad interventi di patinatura volti a conformarne la “pelle”. Partendo dallo studio effettuato nel 2010 da Richard Stone, Conservatore del Metropolitan Museum di New York, si è così impostata una ricerca sulle stesure filmogene presumibilmente adoperabili per la coloritura o la verniciatura del bronzo. Sono stati realizzati 25 provini, selezionando alcune ricette di vernici oleoresinose già studiate da Stone ed altre descritte da fonti come il manoscritto del De Mayerne, o scelte tra le lacche usate sugli strumenti scientifici in ottone, riproponendo infine formulati suggeriti da restauratori di dipinti, da patinatori e scultori, arrivando fino ai liutai. La comprensione delle due opere e la ricostruzione delle vicende conservative ha così guidato la progettazione dell'intervento pratico di restauro, da un lato per affrontare la pulitura delle superfici, dall'altro anche per risolvere la problematica espositiva connessa all'inadeguatezza dei supporti (basi non originali) di opere musealizzate
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