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Le Primavere Elleniche
Composte fra il dicembre 1871 e il maggio 1872, le tre Primavere elleniche dedicate a Carolina Cristofori Piva sono notoriamente connesse con la svolta carducciana di quel periodo. O piuttosto, e meglio, collegano fra loro i due momenti fondamentali di quella crisi e di quel rinnovamento, e cioè l’inizio dell’amore per Lidia e la conversione poetica dall’ispirazione epodica all’«arte pura». Il nesso è accreditato in primo luogo dallo stesso Carducci, che a più riprese già nelle lettere di quel periodo parla delle tre odi come del manifesto di un modo nuovo e di una nuova fase della propria poesia suscitati dall’amore appena sbocciato. Esplicite, in particolare, alcune lettere del giugno 1872.In quel giugno la seconda Primavera (Dorica) viene pubblicata sulla «Nuova Antologia » destando scalpore, consensi e pettegolezzi, mentre la prima (Eolia) circola già da tempo e con successo fra gli amici; contestualmente matura il progetto di riunire queste con la terza (Alessandrina ma originariamente In camposanto) per stamparle in una plaquette, che uscirà da Barbèra ai primi di agosto con il titolo Primavere elleniche di Enotrio Roman
Alexandros di Giovanni Pascoli
Il mese di Febbraio sarà per me “grammaticaio”; ma spero a ogni modo di mandarvi il secondo poemetto. Però voglio sapere per qual giorno è assolutamente necessario che io lo mandi. Sarà più breve di Gog e Magog, e, spero, meno peggio. Così Pascoli, in una lettera del 31 gennaio 18951, annunciava ad Adolfo De Bosis come cosa già in cantiere il poema – Alexandros per l’appunto – destinato al secondo numero del «Convito», datato febbraio 1895 ma uscito in realtà nel marzo. Nella risposta (10 febbraio)2 De Bosis fissava la scadenza («la poesia vostra ben venga quanto prima sarà possibile. Il termine ultimo è il 28 corrente, poiché il secondo libro non potrà escire se non in marzo») e in più assumeva entusiasticamente l’impegno a pubblicare, a breve, terminato il ciclo dei dodici numeri della rivista, i ‘conviviali’ pascoliani:E quando avrò finito di stampare questi dodici libri del nostro Convito, ecco che cosa farò (ci avevo già pensato prima di ricevere l’ultima vostra e se ne era parlato con Antonio3). Farò l’edizione de’ vostri poemi: edizione del Convito, splendida, con illustrazioni di Sartorio, Michetti, e altri amici. E così fonderò la mia Casa Editrice, gloriosamente. Il progetto, si sa, non andò in porto. La raccolta dei Poemi conviviali uscì solo nel 1904, con altre proporzioni e con un impianto ideologico ormai lontano dal programma del «Convito»
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