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    PROGNOSTIC SIGNIFICANCE AND TREATMENT IMPLICATIONS OF MINIMAL RESIDUAL DISEASE STUDIES IN PHILADELPHIA-NEGATIVE ADULT ACUTE LYMPHOBLASTIC LEUKEMIA

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    Acute lymphoblastic leukemia (ALL) is curable in about 40-50% of adult patients, however this is subject to ample variations owing to several host- and disease-related prognostic characteristics. Currently, the study of minimal residual disease (MRD) following induction and early consolidation therapy stands out as the most sensitive individual prognostic marker to define the risk of relapse following the achievement of remission, and ultimately that of treatment failure or success. Because substantial therapeutic advancement is now being achieved using intensified pediatric-type regimens, MRD analysis is especially useful to orientate stem cell transplantation choices. These strategic innovations are progressively leading to greater than 50% cure rates

    Immature Immunoglobulin Gene Rearrangements Are Recurrent in B Precursor Adult Acute Lymphoblastic Leukemia Carrying TP53 Molecular Alterations

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    Here, we describe the immunoglobulin and T cell receptor (Ig/TCR) molecular rearrangements identified as a leukemic clone hallmark for minimal residual disease assessment in relation to TP53 mutational status in 171 Ph-negative Acute Lymphoblastic Leukemia (ALL) adult patients at diagnosis. The presence of a TP53 alterations, which represents a marker of poor prognosis, was strictly correlated with an immature DH/JH rearrangement of the immunoglobulin receptor (p < 0.0001). Furthermore, TP53-mutated patients were classified as pro-B ALL more frequently than their wild-type counterpart (46% vs. 25%, p = 0.05). Although the reasons for the co-presence of immature Ig rearrangements and TP53 mutation need to be clarified, this can suggest that the alteration in TP53 is acquired at an early stage of B-cell maturation or even at the level of pre-leukemic transformation

    Fabbisogno assistenziale e insorgenza di eventi avversi in terapia intensiva: i risultati di un’indagine

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    Gli eventi avversi possono dipendere dal carico di lavoro e dal numero di infermieri presenti in turno rispetto al fabbisogno assistenziale dei pazienti. Obiettivo. Verificare l’associazione tra incidenza di eventi avversi e dotazione organica inferiore rispetto al fabbisogno, stimato utilizzando il sistema di rilevazione NAS (nursing activities score). Metodo. Sono stati selezionati 240 pazienti, ricoverati dal 15 dicembre 2009 al 9 maggio 2010 in una terapia intensiva polivalente. È stato rilevato il peso assistenziale/ die per paziente utilizzando il NAS. Il dato è stato poi correlato con la reale presenza di infermieri/die, il tasso di occupazione letti ed il numero di eventi avversi registrati. Risultati. Su una popolazione di 240 pazienti, per un periodo di osservazione di 145 giorni, si sono verificati 45 eventi avversi. Nei giorni con eventi, la differenza tra fabbisogno ideale determinato dal NAS e reale si è attestato a -7.68% (±8.84); nei giorni senza eventi la differenza è stata di 0.44% (±7.96) (p 0.0001). Nei giorni con eventi si è verificato un deficit di 110.66 (±127) minuti di assistenza per paziente; nei giorni senza eventi un eccesso di minuti di assistenza pari a 6.40 (±115) minuti/paziente. Il NAS medio dei pazienti con eventi è risultato 81.88 (±10.00), per quelli senza eventi: 73.54 (±13.83) (p=0.001). Conclusioni. Gli eventi avversi si sono verificati prevalentemente quando la differenza tra assistenza necessaria secondo il NAS e assistenza erogata dagli infermieri presenti era maggior
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