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    Dinamiche di innovazione nelle politiche regionali di rigenerazione urbana: un’analisi multi-livello delle esperienze del Piemonte e della Puglia

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    La rigenerazione urbana, intesa quale processo rivolto non solo alla riqualificazione fisica (urbanistica ed edilizia), ma anche all’inclusione sociale e alla rinascita culturale di parti di città o regioni urbane, in alternativa all’espansione del territorio urbanizzato o a singoli interventi di riqualificazione fisica del patrimonio edilizio esistente, richiede una radicale innovazione delle politiche pubbliche e delle pratiche urbanistiche. I processi di innovazione, secondo la letteratura, si sviluppano seguendo cicli che alternano fasi di diffusione e consolidamento a fasi di stagnazione e arretramento. Questo contributo indaga su tali processi ponendo a confronto le esperienze regionali del Piemonte e della Puglia, ritenendole significative per lo sforzo di innovazione operato nel campo della rigenerazione urbana. A tal fine utilizza una versione modificata dell’approccio noto come “Multi-Level Perspective (MLP)” per analizzare le diverse sfere (cognitive, istituzionali, organizzative e operative) che incidono sulle dinamiche di innovazione e per cogliere i flussi multi-livello che legano le innovazioni sviluppate in un determinato contesto, da un lato, alle routine cognitive, regolative e operative che lo caratterizzano, dall’altro, alle più ampie dinamiche che influenzano le trasformazioni del contesto stesso. Ponendo a confronto le due politiche regionali di rigenerazione urbana si individuano i fattori che hanno favorito la diffusione e stabilizzazione di esperienze innovative, e quelli che ne hanno ostacolato lo sviluppo o portato alla stagnazione e al declino del loro carattere innovativo

    Platinum(IV) complexes of trans-1,2-diamino-4-cyclohexene: Prodrugs affording an oxaliplatin analogue that overcomes cancer resistance

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    Six platinum(IV) compounds derived from an oxaliplatin analogue containing the unsaturated cyclic diamine trans-1,2-diamino-4-cyclohexene (DACHEX), in place of the 1,2-diaminocyclohexane, and a range of axial ligands, were synthesized and characterized. The derivatives with at least one axial chlorido ligand demonstrated solvent-assisted photoreduction. The electrochemical redox behavior was investigated by cyclic voltammetry; all compounds showed reduction potentials suitable for activation in vivo. X-ray photoelectron spectroscopy (XPS) data indicated an X-ray-induced surface reduction of the Pt(IV) substrates, which correlates with the reduction potentials measured by cyclic voltammetry. The cytotoxic activity was assessed in vitro on a panel of human cancer cell lines, also including oxaliplatin-resistant cancer cells, and compared with that of the reference compounds cisplatin and oxaliplatin; all IC50 values were remarkably lower than those elicited by cisplatin and somewhat lower than those of oxaliplatin. Compared to the other Pt(IV) compounds of the series, the bis-benzoate derivative was by far (5–8 times) the most cytotoxic showing that low reduction potential and high lipophilicity are essential for good cytotoxicity. Interestingly, all the complexes proved to be more active than cisplatin and oxaliplatin even in three-dimensional spheroids of A431 human cervical cancer cells

    New oxaliplatin-pyrophosphato analogs with improved in vitro cytotoxicity

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    Two new Pt(II)-pyrophosphato complexes containing the carrier ligands cis-1,3- diaminocyclohexane (cis-1,3-DACH) and trans-1,2-diamine-4-cyclohexene (1,2-DACHEX), variants of the 1R,2R-diaminocyclohexane ligand present in the clinically used Pt-drug oxaliplatin, have been synthesized with the aim of developing new potential antitumor drugs with high bone tropism. The complexes are more stable at physiological pH than in acid conditions, with Na2[Pt(pyrophosphato)(cis-1,3-DACH)] (1) slightly more stable than Pt(dihydrogenpyrophosphato)(1,2-DACHEX)] (2). The greater reactivity at acidic pH ensures a greater efficacy at the tumor site. Preliminary NMR studies indicate that 1 and 2 react slowly with 5’-GMP (used as a model of nucleic acids), releasing the pyrophosphate ligand and affording the bis 5’-GMP adduct. In vitro cytotoxicity assays performed against a panel of four human cancer cell lines have shown that both compounds are more active than oxaliplatin. Flow cytometry studies on HCT116 cells showed that the pyrophosphato compounds with the non-classical 1,3- and 1,4- diaminocyclohexane ligands (1 and 4) are the most capable to induce cells’ death by apoptosis and necrosis

    Quale resilienza per quali paesaggi?

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    La società contemporanea è stata definita già nel 2000 da Ulrich Beck come “società del rischio”: una società nella quale le tradizionali logiche di distribuzione della ricchezza venivano progressivamente sostituite da quelle connesse alla distribuzione dei rischi, foriere di nuove geografie della disuguaglianza, le cui linee sono tracciate dalle eterogenee e mutevoli minacce socio-ambientali (dal cambiamento climatico al degrado delle risorse naturali, dalle dinamiche demografiche alle trasformazioni socioeconomiche) e dalle diverse vulnerabilità dei contesti locali. Per contrastare i crescenti e mutevoli fenomeni di disuguaglianza, individuati dall’Agenda 2030 come fattori in grado di rallentare il percorso volto al perseguimento di uno sviluppo sostenibile, la Strategia Nazionale per lo Sviluppo Sostenibile (SNSVS) individua diverse aree, scelte e obiettivi strategici, proponendo un approccio multidimensionale al concetto di sostenibilità. La SNSVS assume i concetti di integrazione e inclusione come principi guida per l’azione e pone la creazione di comunità e territori resilienti fra le proprie scelte strategiche, associandola alla custodia di paesaggi e beni culturali (Area Pianeta, Scelta III). Questo contributo si propone, in particolare, di approfondire potenzialità e problemi implicati da questa associazione che, così come formulata dalla SNSV, evidenzia la necessità di una pianificazione in grado di integrare tutte le dimensioni della sostenibilità, guidando uno sviluppo territoriale e urbano capace di stimolare la piena espressione del potenziale economico, sociale, ambientale e culturale delle città e, nel contempo, di riequilibrare le relazioni tra territori di cintura e interni e invertire le tendenze allo spopolamento. L’approfondimento proposto muove da un esame critico di alcune delle strategie messe in campo negli ultimi anni al fine di accrescere, in linea con gli obiettivi della SNSVS, la resilienza di comunità e territori. Il concetto di resilienza, nella sua polisemia, si presta ad essere interpretato adottando chiavi di lettura molto differenti. Il suo utilizzo, quando ancorato al cosiddetto paradigma della modernizzazione ecologica, può comportare un’accelerazione di processi di esclusione/aggravamento degli squilibri per i gruppi sociali o per le aree più vulnerabili. Molte delle esperienze in corso (Strategie di Resilienza, Piani di adattamento al Cambiamento Climatico, Strategie Pilota per le Aree interne, ecc.), a ben guardare, mostrano difficoltà sia nell’adottare un approccio multidimensionale al concetto di sostenibilità sia nell’includere i principi guida individuati dalla SNSVS. Molto spesso, esse si limitano ad affrontare alcune dimensioni della vulnerabilità, con la conseguenza che i loro esiti potrebbero condurre ad accrescere altre dimensioni della vulnerabilità (sociale, sistemica, ecc.) o risultare forieri di nuove vulnerabilità. Tali esperienze presentano inoltre, molto spesso, un focus esclusivo su una singola dimensione territoriale (quella urbana o quella dei territori interni), tralasciando la necessità di assumere a riferimento una dimensione bioregionale, più adeguata sia a comprendere le dinamiche dei sistemi socio-ecologici e le complesse interazioni che sono alla base della crescente vulnerabilità dei territori, sia a guidare quel processo di riequilibrio territoriale auspicato dalla Strategia. I molteplici fattori di pressione e le eterogenee e crescenti vulnerabilità dei territori a più elevata criticità nel nostro paese (aree interne, paesaggi costieri, territori periurbani) evidenziano nodi problematici che difficilmente potranno essere risolti limitandosi a individuare e condividere, come propone la SNSVS, politiche in grado di rilanciare la crescita, stimolando la piena espressione del potenziale economico, e renderla sostenibile nel lungo periodo, riducendo gli squilibri territoriali. Per questa ragione, il presente contributo mira a delineare una prospettiva diversa, ancorando le possibilità di uno sviluppo durevole e sostenibile a due pilastri fondamentali: una visione integrata della resilienza dei territori, basata sulla comprensione delle complesse interazioni tra componenti naturali e culturali, materiali e immateriali, tra processi umani ed ecologici che, interagendo su scale differenti, ne determinano le trasformazioni; la promozione o il rafforzamento di pratiche che, attraverso il coinvolgimento attivo delle comunità locali, siano in grado di innescare processi di adattamento/trasformazione basati sul riconoscimento delle risorse locali e del valore patrimoniale del territorio e del paesaggio come opportunità per garantirne la custodia e la cura. In tal modo, il contributo intende offrire una chiave interpretativa della scelta, scarsamente argomentata dalla SNSVS, che pone in diretto rapporto la creazione di comunità e territori resilienti con la custodia di paesaggi e beni culturali
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