13 research outputs found
AIPH 2018 - Book of Abstract
Abstract della Seconda conferenza italiana di Public History (Pisa, 11-15 giugno 2018
AIPH 2020 – Book of Abstract
I contributi, in versione estesa, della mancata conferenza italiana di Public History di Venezia e Mestre che si sarebbe dovuta tenere nel giugno del 2020 (annullata a causa della pandemia) sono ora pubblicati in un volume in formato elettronico
Donne che (rac)contano. Intersezioni, percorsi tra gender studies e public history (Dialoghi della Public History 4 ; 23 novembre 2020)
Alla ricchezza degli studi e all’impatto metodologico dei gender studies sullo sguardo storiografico non sembra ancora corrispondere un’adeguata restituzione dei risultati della ricerca al pubblico, e molte iniziative appaiono scollate dal mondo e dagli esiti del lavoro storiografico. Eppure, pubblicazioni e iniziative recenti hanno messo in luce quanto fruttuosa e innovativa possa essere l’intersezione tra public history e gender studies. Di questo intreccio dialogano Aurora Savelli e Simona Feci
Formare i formatori. Il manifesto della Public History for Education (Dialoghi della Public History 6 ; 24 aprile 2021)
La public history ha molti campi di utilizzo, ma ce n’è uno che si presenta a noi come una sorta di ambito privilegiato. È tutto l’ampio settore dell’educazione, in particolare di quella formale, con tutti i soggetti che sono quotidianamente coinvolti, le studentesse e gli studenti, le loro famiglie, i professionisti dell’educazione: insegnanti, educatrici e educatori, dirigenti scolastici, assistenti amministrativi e collaboratori. La Public History offre alla comunità educativa una modalità particolarmente efficace di promuovere un esercizio riflessivo che, a partire dai bisogni e dalle sfide del presente, si interroga sulle possibili soluzioni prendendo in seria considerazione le proprie memorie e storie
Il tempo dei ricostruttori. Il public historian nel mondo della rievocazione (Dialoghi della Public History 1 ; 1 marzo 2021)
Il rapporto tra rievocatori e studiosi di storia non è mai stato facile in Italia, dove la diffidenza reciproca ha spesso marcato una sostanziale separazione dei due mondi. Ultimamente le cose sono cambiate, in parte per il rilievo raggiunto dalle rievocazioni nel turismo culturale, in parte per il maggiore interesse dell’accademia per l’archeologia sperimentale. Potrebbe la Public History costituire un nuovo fertile campo di incontro e di collaborazione
Formare i Public Historian (Dialoghi della Public History 5 ; 7 dicembre 2020)
La figura del Public Historian è in via di definizione, ma ormai sono chiare alcune competenze imprescindibili: elevata formazione come storico su uno spettro cronologico ampio, alta capacità comunicativa, grande consapevolezza delle problematiche inerenti l’uso e l’abuso della storia. Vi sono però altre competenze che di volta in volta, a seconda dei progetti che propone o in cui è coinvolto, risultano essenziali: uso consapevole di media diversi, strumenti digitali e relative problematiche metodologiche, capacità di lavorare in team e di gestire progetti complessi, conoscenza profonda del territorio in cui opera. Si tratta di un ventaglio ampio di conoscenze e competenze: quali enti possono fornirle, a che livello e con quali formule didattiche
Nomi, luoghi, strade e storie. La toponomastica come public history (Dialoghi della Public History 3 ; 29 marzo 2021)
I nomi di luoghi, spazi e strade sono spesso un indice significativo degli usi pubblici della storia. Il dibattito che si è svolto a riguardo in questi ultimi mesi è stato vivace e ha coinvolto soprattutto i monumenti, ma non sono mancate le discussioni anche sull’odonomastica, un elemento che spesso conserva il retaggio di momenti controversi della nostra storia o che diviene terreno di scontro con l’emergere di nuove narrazioni o interpretazioni. In Italia v’è per altro una peculiarità rispetto agli altri paesi: il ruolo istituzionale che devono svolgere le Deputazioni e le Società di storia patria relativamente alla toponomastica. Attraverso questa lente si possono evidenziare i percorsi nel territorio degli attori che entrano in gioco usando la storia, locale o nazionale che sia
Storia e memorie dopo le catastrofi: esperienze e pratiche di Public History (Dialoghi della Public History 7 ; 10 maggio 2021)
Negli ultimi decenni si sono moltiplicati in tutto il mondo gruppi e istituti di ricerca di Disaster Studies, attivi nel rintracciare le cause e gli attori degli eventi, le conseguenze e le “ricostruzioni” nelle comunità. Prima della rivoluzione digitale e mediatica, fonti storiche, relazioni e memoriali, oggi affiancati dalla storia orale, dalla public history e dalla creazione di prodotti storici multimediali, hanno raccontato e raccontano le catastrofi, consentendo la creazione di una coscienza dei propri territori, dei rischi ambientali e dei traumi, per costruire convivenze con le fragilità e con nuove forme di cittadinanza. I disastri naturali e i conflitti violenti hanno interrotto storie di comunità, fermato memorie e creato nuove narrazioni, anche con una presenza plurale e partecipata di pubblici diversi attraverso pratiche di public history. Oggi la nostra pandemia ci fa stare con i piedi dentro a una catastrofe planetaria che sovrasta le singole catastrofi, che pur costellano il mondo attuale. Come racconteremo questa Storia che ci pone di fronte ai “prima e ai dopo” e ci porterà a ripensare il presente