33 research outputs found

    Divisione del lavoro, crescita e divari di performance nell'industria italiana degli anni '90

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    Questo lavoro si inserisce all’interno di un percorso di ricerca (Giunta e Scalera, 2006, 2007) teso a studiare la natura della subfornitura dell’industria manifatturiera italiana, un ambito di ricerca in cui non sono frequenti analisi su campioni rappresentativi di imprese, quanto piuttosto indagini basate su casestudy. Il nostro punto di osservazione si colloca nella seconda metà degli anni ’90, epoca alla quale si fa comunemente risalire l’inizio della prolungata fase di criticità dell’industria italiana, a seguito della sequenza di shock, endogeni ed esogeni, che mutano strutturalmente il contesto di operatività delle imprese. Nell’arco temporale considerato, in Italia come in molti altri paesi, si è accentuato un processo di profondo mutamento, sia quantitativo che qualitativo, nel modello di divisione del lavoro fra le imprese, che trova espressione nella frammentazione internazionale della produzione con la conseguente globalizzazione del mercato dei beni intermedi. Per l’Italia questo ha comportato l’infittimento delle relazioni verticali interaziendali e una significativa emancipazione del subfornitore rispetto al ruolo tradizionale di captive supplier, confinato ad espletare funzioni di mera trasformazione in un contesto prevalentemente monopsonistico, popolato da faceless transactions. In questo periodo infatti, l’impresa subfornitrice si è andata progressivamente evolvendo come un agente in grado di instaurare relazioni di complementarità con l’impresa committente e di partecipare a network produttivi di carattere transnazionale. In tal senso, una prima indicazione del processo di upgrading viene fornita da Giunta e Scalera (2006, 2007): secondo questa interpretazione, nella seconda metà degli anni ’90, le imprese subfornitrici hanno nel complesso beneficiato di migliori performance, in termini di maggiore produttività e remunerazione dei fattori, più alti salari e più elevato rendimento per il capitale investito. Un dato di particolare significatività è che, nel mutato contesto della divisione internazionale del lavoro, il dualismo Nord-Sud della struttura industriale italiana si è riproposto con nettezza. Nella seconda metà degli anni ’90, a differenza del passato, il Mezzogiorno ha in effetti vissuto una fase di intenso approfondimento delle relazioni tra le imprese, quantitativamente paragonabile a quella del resto del paese. Tuttavia le imprese subfornitrici meridionali hanno realizzato performance di produttività e redditività spesso più modeste delle altre imprese, segnalando con ciò l’esistenza di condizioni di relativa marginalità ed arretratezza e sostanziale subalternità rispetto ai committenti, sia locali che nazionali ed esteri. In questo lavoro intendiamo aggiungere un altro tassello all’impianto conoscitivo, andando ad indagare la relazione tra divisione del lavoro e crescita delle imprese nella seconda metà degli anni ’90. Come sostenuto da più parti, il ristagno dell’economia italiana si configura come un problema di crescita rispetto al quale assumono particolare rilevanza le caratteristiche strutturali dell’industria italiana, che si distingue per la persistenza di una elevata polverizzazione della produzione industriale. Dalla “questione dimensionale” (Traù, 1999) nella sua generalità, intendiamo soffermarci in questo lavoro sull’analisi della dinamica di crescita di quel sottoinsieme di imprese il cui successo deriva per larga parte dalla divisione del lavoro e dagli scambi con le altre imprese. Nel seguito, per semplicità, ci riferiremo a questo sottoinsieme usando la categoria di “imprese subfornitrici”, anche se il termine, largamente diffuso negli anni ’70, appare oggi riduttivo rispetto alla complessità dei compiti svolti da questa categoria di agenti. Nella nuova fase dello sviluppo industriale, le imprese che partecipano alla catena del valore si fanno carico di produzioni complesse (si pensi alla pratica della supply system policy), trasferite all’esterno in seguito a scelte di focalizzazione dell’impresa committente su attività diverse da quelle ad alto contenuto di manifattura. Queste imprese spesso sono in possesso di un’elevata capacità relazionale visto che, con l’eccezione della figura dell’assemblatore finale, adempiono con sistematicità al doppio ruolo di subcontractor in and out, nell’esternalizzare a loro volta le attività meno remunerative alla propria catena di subfornitori. Anche in questo ambito si impone l’imperativo della crescita, data la riorganizzazione in corso della divisione del lavoro tra le imprese. Quest’ultima richiede alle imprese subfornitrici italiane di innalzare la propria dimensione di operatività per fronteggiare la crescente concorrenza proveniente dai paesi produttori a più basso costo; ottemperare alle complesse richieste della committenza; sviluppare capacità relazionali lungo la rete transnazionale di appartenenza, modificare il proprio posizionamento. Più specificamente, gli obiettivi di questo lavoro sono i seguenti: a) comprendere se e come, nella seconda metà degli anni ’90, l’attività di subfornitura1 abbia inciso sulla dinamica di crescita delle imprese manifatturiere italiane; b) verificare se, in coerenza con le interpretazioni recentemente avanzate dal filone teorico della Global Commodity Chain, di cui si dirà nel seguito, l’eventuale maggiore crescita delle imprese subforrnitrici sia almeno in parte da attribuire alla capacità di queste ultime di innovare, per conseguire un upgrading nella catena del valore; c) esaminare l’influenza congiunta di subfornitura e localizzazione, verificando, in particolare, se le imprese subfornitrici meridionali abbiano mostrato dinamiche di crescita significativamente differenti rispetto ad omologhe unità localizzate nel Centro-Nord. Per larga parte, il nostro lavoro si colloca all’interno della letteratura teorica ed empirica ispirata alla legge di Gibrat (1931) della crescita proporzionata (Mansfield, 1962). La novità che vorremmo apportare ad un filone già molto “arato” e popolato da infinite varianti di esercizi di stima riguarda l’attenzione rivolta alla capacità esplicativa della scelta di lavorare in subfornitura e al suo impatto sulle dinamiche di crescita. Sorprendentemente, la relazione tra divisione del lavoro, approssimata dall’incidenza delle lavorazioni effettuate in subfornitura, e crescita non risulta essere stata oggetto di particolare attenzione empirica negli esercizi econometrici che hanno indagato le dinamiche di crescita delle imprese italiane. È interessante al proposito notare, come fa Yasuda (2005), che la stessa carenza di indagine empirica sul nesso tra subfornitura e crescita si rileva anche per il Giappone, che, insieme all’Italia, ha fondato larga parte del proprio vantaggio competitivo sulla divisione del lavoro tra imprese territorialmente radicate, organizzate in Italia in distretti industriali, e, in Giappone, in catene gerarchiche egemonizzate dalle grandi imprese. La verifica empirica del ruolo svolto dalla condizione di subfornitore nelle dinamiche di crescita (sia essa nella forma di espansione del fatturato o di aumento dell’occupazione) è dunque oggetto primario del nostro contributo. Abbiamo tuttavia ben chiaro che la significatività di quel nesso è frutto di processi evolutivi profondamente differenziati, sulla cui natura, stante i dati a nostra disposizione, possiamo formulare solo alcune congetture. Più esplicitamente, data l’eterogeneità delle imprese, la dinamica di crescita, oltre a dipendere da caratteristiche strutturali e organizzative, rilevabili dal database di fonte Capitalia che utilizziamo, è strettamente correlata al tipo di filiera in cui si opera e soprattutto al comportamento dell’impresa e al posizionamento che essa acquisisce nel corso del tempo, come emerge dal fruttuoso filone di analisi della Global Commodity Chain (da ora in poi GCC, Gereffi, 1994, 1999; Kaplinsky, 2000; Henderson et al., 2002). Il lavoro è organizzato come segue. Dopo questa introduzione, nel paragrafo 2 proponiamo una disamina delle caratteristiche di maggiore rilievo della corrente divisione del lavoro tra le imprese, mentre nel paragrafo 3 richiamiamo in sintesi l’approccio della GCC. L’analisi empirica costituisce l’oggetto del paragrafo 4 che è, a sua volta, suddiviso in tre sottoparagrafi: nel primo si presentano i dati utilizzati ed alcune statistiche descrittive; nel secondo si dà conto delle metodologie utilizzate; nel terzo si illustrano i risultati ottenuti. Va sottolineato che tra le variabili esplicative della crescita delle imprese si considerano insieme o alternativamente: a) variabili “canoniche” come l’età, la dimensione e la passata dinamica di crescita; b) variabili organizzative tra cui, primariamente, l’incidenza della subfornitura sul fatturato, l’innovazione di prodotto e l’investimento in ICT; c) la variabile strutturale “localizzazione”, per l’interesse che riveste nel nostro lavoro la presenza di eventuali differenziali di crescita tra imprese del Centro- Nord e del Mezzogiorno. Il paragrafo 5 raccoglie le principali conclusioni.

    Subcontracting in the Italian industry. Labour Division, Firm Growth and the North-South Divide

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    The aim of this paper is to investigate the impact of subcontracting on Italian manufacturing firms’ growth in the second half of the 1990s. By making use of a 5000 firms database we specifically test: a) whether and how subcontracting may affect the growth dynamics of firms; b) whether growth could be due to stronger incentives to innovate for subcontracting firms keen to move up the value chain, which would be consistent with the predictions of the Global Value Chain approach; and c) the joint influence of subcontracting and location on growth, that is whether the growth dynamics of Southern subcontractors is significantly different from those of North and Centre subcontracting firms. The main results are that i) the propensity to carry out subcontracting activities is relevant for growth, especially when allowing for a nonlinear relationship between growth and subcontracting; ii) more innovative subcontracting firms are also more susceptible to grow and iii) the deep dualism of the Italian industrial structure is once again confirmed, as Southern subcontractors show poorer performances and slower growth

    Subcontracting in the Italian industry. Labour Division, Firms’ Growth and North-South Divide

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    By making use of a 4000 firms database, this paper analyzes the dynamics of division of labour among Italian manufacturing firms during the '90s, and seeks to assess the impact that subcontracting has on manufacturing firms' growth. In particular, we investigate the relationship between labour division and firms' growth with three specific objectives: a) to understand whether and how subcontracting may have affected firms' growth dynamics; b) to test if larger growth could be due to stronger incentives to innovate for subcontracting firms and c) to study the joint influence of subcontracting and location in Southern Italy on growth. The main results are that i) the propensity to carry out subcontracting activities is relevant for growth, especially when allowing for a nonlinear relationship between growth and subcontracting; ii) more innovative subcontracting firms are also more susceptible to grow and iii) the deep dualism of the Italian industrial structure is once again confirmed, as Southern subcontractors show poorer performances and slower growth

    Subcontracting in the Italian industry. Labour Division, Firms’ Growth and North-South Divide

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    By making use of a 4000 firms database, this paper analyzes the dynamics of division of labour among Italian manufacturing firms during the '90s, and seeks to assess the impact that subcontracting has on manufacturing firms' growth. In particular, we investigate the relationship between labour division and firms' growth with three specific objectives: a) to understand whether and how subcontracting may have affected firms' growth dynamics; b) to test if larger growth could be due to stronger incentives to innovate for subcontracting firms and c) to study the joint influence of subcontracting and location in Southern Italy on growth. The main results are that i) the propensity to carry out subcontracting activities is relevant for growth, especially when allowing for a nonlinear relationship between growth and subcontracting; ii) more innovative subcontracting firms are also more susceptible to grow and iii) the deep dualism of the Italian industrial structure is once again confirmed, as Southern subcontractors show poorer performances and slower growth

    Subcontracting in the Italian industry. Labour Division, Firm Growth and the North-South Divide

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    The aim of this paper is to investigate the impact of subcontracting on Italian manufacturing firms’ growth in the second half of the 1990s. By making use of a 5000 firms database we specifically test: a) whether and how subcontracting may affect the growth dynamics of firms; b) whether growth could be due to stronger incentives to innovate for subcontracting firms keen to move up the value chain, which would be consistent with the predictions of the Global Value Chain approach; and c) the joint influence of subcontracting and location on growth, that is whether the growth dynamics of Southern subcontractors is significantly different from those of North and Centre subcontracting firms. The main results are that i) the propensity to carry out subcontracting activities is relevant for growth, especially when allowing for a nonlinear relationship between growth and subcontracting; ii) more innovative subcontracting firms are also more susceptible to grow and iii) the deep dualism of the Italian industrial structure is once again confirmed, as Southern subcontractors show poorer performances and slower growth

    Results of five years monitoring for Toxoplasma gondii infection in animals by the official Italian Zoonoses Informative System (SINZOO)

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    In order to drive effective public health preventive measures for human toxoplasmosis a scrupulous epidemiological monitoring of animal toxoplasmosis is essential. BACKGROUND AND AIM:T. gondii is the fourth most important parasite in the world and second out of 14 foodborne pathogens in the USA and in Europe. Meat-borne transmission of T. gondii causes most of food-borne infections in Europe (EFSA-European Food Safety Authority). SINZOO is part of the Veterinary Informative System of the Italian Ministry of Health. It collects and transmit data to EFSA, published in the annual EFSA/ECDC summary reports on zoonoses. The aim of this study was to evaluate the effectiveness of SINZOO for epidemiological surveillance of toxoplasmosis in Italy. METHODS:Among animal species tested in Italy between 2015 and 2019 the ones most commonly reared for human consumption (sheep, cattle, pig, goats) were selected, moreover wild boars, wild ruminants, cats. RESULTS:Infection rates ranged from 0.73% in wild boars to 45.72% in sheep. Total number of tested animals ranged from 37 pigs in 2015 to 3449 sheep in 2018. Besides a relevant incidence among wild boars in 2018 (45%) and 2019 (32%), higher infection rates were more often reported among sheep and pigs. Between 2018 and 2019 67% of the overall analyses were carried out in one region (Sardinia), mostly on one species (sheep) and emerged from targeted research or clinical investigation. In fact in 2019 83.45% of analyses were performed following clinical suspicions while only 8.43% came from official controls, highlighting toxoplasmosis underestimation by the national veterinary health system. CONCLUSIONS:Despite EFSA recognizes the relevance of toxoplasmosis, this is not included among zoonoses under mandatory notification, making animal epidemiological surveillance rather scarce and uneven. Data reported to SINZOO suggest that T. gondii is still a relevant hazard to monitor by meat inspection and in-farm survey, for effective epidemiological evaluations and appropriate public health interventions. This issue characterizes Italy and Europe, highlighting that toxoplasmosis monitoring should be made mandatory and with uniform rules

    Subcontracting in the Italian industry. Labour Division, Firms’ Growth and North-South Divide

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    By making use of a 4000 firms database, this paper analyzes the dynamics of division of labour among Italian manufacturing firms during the '90s, and seeks to assess the impact that subcontracting has on manufacturing firms' growth. In particular, we investigate the relationship between labour division and firms' growth with three specific objectives: a) to understand whether and how subcontracting may have affected firms' growth dynamics; b) to test if larger growth could be due to stronger incentives to innovate for subcontracting firms and c) to study the joint influence of subcontracting and location in Southern Italy on growth. The main results are that i) the propensity to carry out subcontracting activities is relevant for growth, especially when allowing for a nonlinear relationship between growth and subcontracting; ii) more innovative subcontracting firms are also more susceptible to grow and iii) the deep dualism of the Italian industrial structure is once again confirmed, as Southern subcontractors show poorer performances and slower growth.subcontracting; growth; location

    Variation of Mitogen-activated protein kinase ((MEK3) and NOD2 receptor transcripts in Toxoplasma gondii infection: a preliminary comparative analysis

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    Toxoplasma gondii is a parasite infecting almost all warm-blooded animals and 30% of the world’s human population. Among domesticated animals, small ruminants and swine are the most often infected species. Most severe consequences arise during early pregnancy and transplacental transmission to the fetus, causing conspicuous loss for breeders. Recognizing early transcriptional signatures of infection might be interesting not only for veterinary but also for human medicine. Most of investigations were reported in mice following in vitro infection while poor results are available about other species, naturally infected by the parasite [1]. Aim of this study was to compare the expression profile of MEK3 and NOD2 proteins, involved in the immune response to the parasite, among naturally infected and uninfected animals (control) of various species. Tissues were collected post mortem from 11 horses, 10 sheep, 15 pigs. Infection was assessed by immunoenzymatic assay. MEK3 and NOD2 mRNAs were evaluated by Real-time PCR in the encephalic trunk and diaphragm. Results were processed by ΔΔCt method and expressed as fold change among the target mRNAs, normalized to β-actin. Performed analysis revealed an increase of MEK3 mRNA in muscular and encephalic tissues and of NOD2 mRNA in brainstem of both infected sheep and swine. Moreover, a comparative analysis among healthy animals of afore mentioned species revealed higher Nod2 mRNA levels in brainstem of equine compared to sheep and pigs. Both proteins are involved in key molecular mechanisms of immune responses, such as apoptosis regulation, therefore, detected variations among infected and uninfected susceptible animals (MEK3, NOD2) as well as higher physiological amount of NOD2 mRNA in brainstem of less susceptible species compared to more susceptible ones might provide interesting insights into the immune response to T. gondii-related transcriptome of intermediate hosts. 1. Cong W. et al. Frontiers in Immunology (2018) 9, 240
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