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    SHARPIN Is Essential for Cytokine Production, NF-κB Signaling, and Induction of Th1 Differentiation by Dendritic Cells

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    Spontaneous mutations of the Sharpin (SHANK-associated RH domain-interacting protein, other aliases: Rbckl1, Sipl1) gene in mice result in systemic inflammation that is characterized by chronic proliferative dermatitis and dysregulated secretion of T helper1 (Th1) and Th2 cytokines. The cellular and molecular mechanisms underlying this inflammatory phenotype remain elusive. Dendritic cells may contribute to the initiation and progression of the phenotype of SHARPIN-deficient mice because of their pivotal role in innate and adaptive immunity. Here we show by flow cytometry that SHARPIN- deficiency did not alter the distribution of different DC subtypes in the spleen. In response to TOLL-like receptor (TLR) agonists LPS and poly I:C, cultured bone marrow-derived dendritic cells (BMDC) from WT and mutant mice exhibited similar increases in expression of co-stimulatory molecules CD40, CD80, and CD86. However, stimulated SHARPIN-deficient BMDC had reduced transcription and secretion of pro-inflammatory mediators IL6, IL12P70, GMCSF, and nitric oxide. Mutant BMDC had defective activation of NF-κB signaling, whereas the MAPK1/3 (ERK1/2) and MAPK11/12/13/14 (p38 MAP kinase isoforms) and TBK1 signaling pathways were intact. A mixed lymphocyte reaction showed that mutant BMDC only induced a weak Th1 immune response but stimulated increased Th2 cytokine production from allogeneic naïve CD4+ T cells. In conclusion, loss of Sharpin in mice significantly affects the immune function of DC and this may partially account for the systemic inflammation and Th2-biased immune response

    Muc2 Protects against Lethal Infectious Colitis by Disassociating Pathogenic and Commensal Bacteria from the Colonic Mucosa

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    Despite recent advances in our understanding of the pathogenesis of attaching and effacing (A/E) Escherichia coli infections, the mechanisms by which the host defends against these microbes are unclear. The goal of this study was to determine the role of goblet cell-derived Muc2, the major intestinal secretory mucin and primary component of the mucus layer, in host protection against A/E pathogens. To assess the role of Muc2 during A/E bacterial infections, we inoculated Muc2 deficient (Muc2−/−) mice with Citrobacter rodentium, a murine A/E pathogen related to diarrheagenic A/E E. coli. Unlike wildtype (WT) mice, infected Muc2−/− mice exhibited rapid weight loss and suffered up to 90% mortality. Stool plating demonstrated 10–100 fold greater C. rodentium burdens in Muc2−/− vs. WT mice, most of which were found to be loosely adherent to the colonic mucosa. Histology of Muc2−/− mice revealed ulceration in the colon amid focal bacterial microcolonies. Metabolic labeling of secreted mucins in the large intestine demonstrated that mucin secretion was markedly increased in WT mice during infection compared to uninfected controls, suggesting that the host uses increased mucin release to flush pathogens from the mucosal surface. Muc2 also impacted host-commensal interactions during infection, as FISH analysis revealed C. rodentium microcolonies contained numerous commensal microbes, which was not observed in WT mice. Orally administered FITC-Dextran and FISH staining showed significantly worsened intestinal barrier disruption in Muc2−/− vs. WT mice, with overt pathogen and commensal translocation into the Muc2−/− colonic mucosa. Interestingly, commensal depletion enhanced C. rodentium colonization of Muc2−/− mice, although colonic pathology was not significantly altered. In conclusion, Muc2 production is critical for host protection during A/E bacterial infections, by limiting overall pathogen and commensal numbers associated with the colonic mucosal surface. Such actions limit tissue damage and translocation of pathogenic and commensal bacteria across the epithelium

    L'Italia e le imprese italiane nelle catene globali del valore: un'analisi micro-macro

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    Le Catene Globali del Valore (CGV, da ora in poi) con gurano il corrente assetto organizzativo del processo produttivo delle imprese. Si tratta di un’organizzazione spaziale della produzione in cui molti beni sono il risultato di un processo produttivo al quale imprese di paesi diversi aggiungono via via frammenti di valore. Sebbene il fenomeno abbia mostrato segni di rallentamento nella sua intensità nel periodo successivo alla crisi finanziaria del 2008, le CGV spiegano tuttora una quota significativa, pari a circa due terzi, del commercio mondiale (OMC, 2019). Il fenomeno ha interessato sia le imprese dei paesi emergenti che quelle dei paesi industrializzati, Italia compresa. Come infatti documentato da diversi lavori, la partecipazione dell’Italia e quindi delle sue imprese alle CGV è ragguardevole, non dissimile da quella tedesca e degli altri maggiori paesi europei, sia che si guardi alla stessa facendo ricorso ai dati sul commercio in valore aggiunto, sia che si interroghino i dati a livello di impresa (Agostino et al., 2016; Borin e Mancini, 2016; Amador et al. 2015; Veugelers et al., 2013; Breda e Cappariello, 2012; Istat, 2019). La letteratura basata sui dati di impresa conferma l’ampia partecipazione delle imprese italiane con l’aggiunta di alcune importanti qualificazioni. La partecipazione di per sé non sembra, infatti, garanzia di guadagno di produttività. Quest’ultimo dipende: i) dalla modalità di partecipazione, vale a dire se l’impresa è meramente esportatrice o se si avvale di partecipazione più complessa, è il caso delle imprese two-way trader; ii) dal posizionamento dell’impresa all’interno della CGV, se opera come impresa supplier (che vende ad altre imprese) o come impresa che serve il mercato finale (Accetturo e Giunta, 2016; Agostino et al., 2015; Giovannetti et al., 2015). L’obiettivo del nostro contributo è di coniugare i due livelli dell’analisi, macro e micro, al fine di investigarne il livello di convergenza, di coerenza interna. Ad oggi, le analisi macro e micro sono avanzate su sentieri paralleli, nella stessa direzione di ricerca, ma senza una sintesi soddisfacente. Sebbene si riconosca l’utilità dell’esercizio di integrazione (Johnson, 2017), sono ancora relativamente pochi i lavori che si muovono lungo questo tracciato (Crespo e Jansen, 2014; Blaum et al., 2015; Montalbano et al., 2018). I dati a livello di impresa possono migliorare l’analisi sul commercio in valore aggiunto. Le tabelle input-output settoriali, infatti, per loro costruzione, presentano i limiti di una aggregazione settoriale elevata, implicitamente assumono la stessa funzione di produzione per le imprese che operano nello stesso settore e la stessa propensione all’importazione e all’esportazione. D’altra parte, l’analisi in valore aggiunto può rafforzare le evidenze conseguite con i dati a livello di impresa, che, se consentono di cogliere l’eterogeneità delle imprese operanti nella stessa industria, allo stesso tempo e per come sono rilevati dagli istituti ufficiali di statistica, non si prestano alla costruzione di variabili proxy pienamente soddisfacenti, a livello statico e dinamico, per catturare tutti gli aspetti di organizzazione e performance relativi all’operatività di un’impresa all’interno di una CGV. Ai fini del nostro esercizio, utilizziamo due insiemi di dati correntemente disponibili. Per l’analisi a livello di impresa facciamo ricorso all’indagine EU-EFIGE (EFIGE, da ora in poi) sulle imprese manifatturiere europee, mentre per i dati in valore aggiunto utilizziamo il World Input Output Database (WIOD, da ora in poi) che fornisce le tabelle input-output internazionali per paesi e settori. L’analisi è riferita al periodo 2008-14

    Gli accordi di libero scambio. Opportunità per le imprese italiane: Singapore

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    Gli accordi di libero scambio. Opportunità per le imprese italiane. Casi studio: Australia, Indonesia e Nuova Zelanda

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    Lo studio fornisce informazioni dettagliate sull'accordo in fase negoziale tra UE e Indonesia; inoltre, realizza un'analisi dei possibili contenuti che potrebbero essere inseriti nell'accordo tra UE e Australia e Nuova Zelanda, che si trova ancora ad uno stadio iniziale e le sui negoziazioni non sono ancora state avviate

    Gli accordi di libero scambio. Opportunità per le imprese italiane. Casi studio: Australia, Indonesia e Nuova Zelanda

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    Lo studio fornisce informazioni dettagliate sull'accordo in fase negoziale tra UE e Indonesia; inoltre, realizza un'analisi dei possibili contenuti che potrebbero essere inseriti nell'accordo tra UE e Australia e Nuova Zelanda, che si trova ancora ad uno stadio iniziale e le sui negoziazioni non sono ancora state avviate

    Mapping global value chain participation and positioning in agriculture and food: stylised facts, empirical evidence and critical issues

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    This paper aims to overview the recent body of empirical work on the importance of Global Value Chains (GVCs) in international production and trade. We begin by reviewing different approaches and levels of GVC analysis. We then consider developments in methods and data. Focusing on the agriculture and food sector, we present a map of GVC measures - at the country and sectoral level - computed using trade in value added data to allow researchers to better assess the countries’ engage-ment in GVCs. We also apply this data to show some stylized facts on GVC partici-pation and positioning in agriculture and food and provide empirical evidence of the economic impact of the GVCs on these sectors. We conclude with some critical issues and speculative thoughts regarding the future of GVCs
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