9 research outputs found

    Strategic Planning as a Field of Practices

    No full text
    Beyond the appearance the dominant conception of strategic planning is still rooted in the rational comprehensive paradigm of planning. We have added sophistication, i.e. the consideration of the plurality of actors as a constitutive character of the process, the need to construct consensus among different subjects, the selectivity and the attention towards implementation. But the idea is still that of defining objectives and trying to design a set of actions which allow to pursue them. In the Strategic Plan for the Province of Milan we have been induced to choose a different approach. We did not have a strong power to support the plan. The Provincial Institution is quite weak, weak was also the politician in charge of the strategic plan. The territory was not well defined: we have been aware since the beginning that the territory of the Province is just an administrative section of the Milan’s urban region which, by any definition, is larger than the province. Somehow we have been forced to adopt a much less linear approach. This approach has been characterized by a tension between a structure of argumentation which indicates a sense of direction, and a set of actions at different levels which have been tentative, experimental, and which tried to push a very fragmented governance environment in the desired direction. This approach can define strategic planning as “a field of practices” rather than as a coherent sequence of coordinated actions. My question is the following: is this way of conceptualizing strategic planning just the result of a series of specific circumstances or, is this a promising approach which could be more effective in coping with situations where power is fragmented and strong leadership nonexistent – an approach fostering innovation and change? In order to respond to this question I first describe the context and the planning process and then link this to what I consider relevant theories

    La cittĂ  invisibile. Quello che non vediamo sta cambiando le metropoli

    No full text
    Le città stanno cambiando in modo tanto rapido quanto profondo. La nostra capacità di comprendere la portata di queste trasformazioni è limitata dall’estrema complessità delle molteplici interazioni degli elementi in gioco. Alcuni evidenti, visibili, molti altri invisibili Invisibile è ciò che non vediamo, perché difficile da percepire, ma anche ciò che è volutamente non visto, occultato, rimosso, perché affrontarlo richiederebbe scelte difficili e radicali. Per avere un’idea più chiara di quello che sta accadendo alle nostre città è necessario guardare congiuntamente a dimensioni dell’urbano che vengono di norma analizzate separatamente, spesso senza considerare le reciproche influenze e l’impatto che tali trasformazioni hanno sullo spazio e sulle nostre vite. Nel “secolo dell’urbano”, l’Annale Feltrinelli LVII si misura con una serie di fenomeni la cui percezione è imbrigliata dalla capacità di vedere: le grandi questioni del clima e della salute; l’effetto dei processi di digitalizzazione; l’esplosione della disponibilità dei dati ma l’opacità degli algoritmi che li utilizzano; le popolazioni degli anziani, soli, intrappolati nelle loro case e dei giovani invisibili alle politiche; la polarizzazione crescente che ridefinisce le forme della stratificazione sociale; l’inerzia dei governi nell’affrontare i problemi sulla scala di una città che si è estesa sul territorio ed ha superato i confini tradizionali; la non trasparenza delle decisioni riguardanti infrastrutture e mobilità; l’ambiguità di un’urbanistica sempre più dipendente dall’iniziativa privata; le periferie sempre in attesa di un progetto

    Urban Planning as a Trading Zone

    No full text

    Infrastrutture e cittĂ . Innovazione, coesione sociale e digitalizzazione

    No full text
    Il periodo che stiamo vivendo è stato definito “il secolo delle città”. Città che si impegnano per attrarre capitale umano e attività economiche, attraverso la loro capacità di conciliare innovazione e coesione sociale. In questo processo, le infrastrutture di carattere fisico, come le reti digitali, energetiche e di trasporto, e quelle di natura sociale, come il sistema della formazione, quello sanitario e quello culturale, di cui le città sono dotate rivestono un ruolo strategico. In questo saggio si approfondiranno le relazioni complesse che esistono tra la qualità delle infrastrutture e l’evoluzione delle città, toccando la sfera economica, sociale e fisica dell’assetto urbano. Il tutto attraverso un approccio in grado di sfruttare la potenzialità dello sviluppo urbano, anche alla luce delle opportunità offerte dalla digitalizzazione, il tutto accompagnato dall’approfondimento di dieci casi-studio emblematic
    corecore