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Strategic Planning as a Field of Practices
Beyond the appearance the dominant conception of strategic planning is still rooted in the rational comprehensive paradigm of planning. We have added sophistication, i.e. the consideration of the plurality of actors as a constitutive character of the process, the need to construct consensus among different subjects, the selectivity and the attention towards implementation. But the idea is still that of defining objectives and trying to design a set of actions which allow to pursue them.
In the Strategic Plan for the Province of Milan we have been induced to choose a different approach. We did not have a strong power to support the plan. The Provincial Institution is quite weak, weak was also the politician in charge of the strategic plan. The territory was not well defined: we have been aware since the beginning that the territory of the Province is just an administrative section of the Milan’s urban region which, by any definition, is larger than the province. Somehow we have been forced to adopt a much less linear approach. This approach has been characterized by a tension between a structure of argumentation which indicates a sense of direction, and a set of actions at different levels which have been tentative, experimental, and which tried to push a very fragmented governance environment in the desired direction.
This approach can define strategic planning as “a field of practices” rather than as a coherent sequence of coordinated actions.
My question is the following: is this way of conceptualizing strategic planning just the result of a series of specific circumstances or, is this a promising approach which could be more effective in coping with situations where power is fragmented and strong leadership nonexistent – an approach fostering innovation and change?
In order to respond to this question I first describe the context and the planning process and then link this to what I consider relevant theories
La cittĂ invisibile. Quello che non vediamo sta cambiando le metropoli
Le cittĂ stanno cambiando in modo tanto rapido quanto
profondo. La nostra capacitĂ di comprendere la portata
di queste trasformazioni è limitata dall’estrema complessitĂ
delle molteplici interazioni degli elementi in gioco.
Alcuni evidenti, visibili, molti altri invisibili
Invisibile è ciò che non vediamo, perché difficile da percepire,
ma anche ciò che è volutamente non visto, occultato,
rimosso, perché affrontarlo richiederebbe scelte difficili
e radicali. Per avere un’idea più chiara di quello che
sta accadendo alle nostre città è necessario guardare congiuntamente
a dimensioni dell’urbano che vengono di
norma analizzate separatamente, spesso senza considerare
le reciproche influenze e l’impatto che tali trasformazioni
hanno sullo spazio e sulle nostre vite.
Nel “secolo dell’urbano”, l’Annale Feltrinelli LVII si misura
con una serie di fenomeni la cui percezione è imbrigliata
dalla capacitĂ di vedere: le grandi questioni del clima
e della salute; l’effetto dei processi di digitalizzazione;
l’esplosione della disponibilità dei dati ma l’opacità degli
algoritmi che li utilizzano; le popolazioni degli anziani, soli,
intrappolati nelle loro case e dei giovani invisibili alle
politiche; la polarizzazione crescente che ridefinisce le
forme della stratificazione sociale; l’inerzia dei governi
nell’affrontare i problemi sulla scala di una città che si è
estesa sul territorio ed ha superato i confini tradizionali; la
non trasparenza delle decisioni riguardanti infrastrutture
e mobilità ; l’ambiguità di un’urbanistica sempre più dipendente
dall’iniziativa privata; le periferie sempre in attesa
di un progetto
Infrastrutture e cittĂ . Innovazione, coesione sociale e digitalizzazione
Il periodo che stiamo vivendo è stato definito “il secolo delle città ”. Città che si impegnano per attrarre capitale umano e attività economiche, attraverso la loro capacità di conciliare innovazione e coesione sociale.
In questo processo, le infrastrutture di carattere fisico, come le reti digitali, energetiche e di trasporto, e quelle di natura sociale, come il sistema della formazione, quello sanitario e quello culturale, di cui le città sono dotate rivestono un ruolo strategico. In questo saggio si approfondiranno le relazioni complesse che esistono tra la qualità delle infrastrutture e l’evoluzione delle città , toccando la sfera economica, sociale e fisica dell’assetto urbano. Il tutto attraverso un approccio in
grado di sfruttare la potenzialitĂ dello sviluppo urbano, anche alla luce delle opportunitĂ offerte dalla
digitalizzazione, il tutto accompagnato dall’approfondimento di dieci casi-studio emblematic