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    L’exploitation faunique au site BiFk-5 : étude zooarchéologique des restes squelettiques mammaliens

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    Ce mémoire de maîtrise présente les résultats d’un travail de recherche en zooarchéologie sur la collection faunique du site archéologique BiFk-5, un site de l’île Saint-Bernard dans la municipalité de Châteauguay, sur la rive sud du Saint-Laurent dans la région montréalaise. L’étude se concentre sur les contextes archéologiques d’occupation du XVIIe et XVIIIe siècles, associés historiquement à des activités de traite. L’analyse de 3914 restes squelettiques d’origine mammalienne et l’étude des traces de découpe démontrent une exploitation faunique très diversifiée et axée sur l’exploitation de taxons sauvages. Les restes osseux analysés témoignent de pratiques de subsistance carnée orientées sur la consommation du cochon et du castor du Canada. D’autre part, l’identification de multiples taxons à fourrure dans la collection et la présence de traces de découpe diagnostiques attestent de pratiques régulières d’obtention de fourrures animales sur le site archéologique. La comparaison de l’assemblage faunique de l’île Saint-Bernard à ceux issus de contextes archéologiques similaires permet de constater la contribution importante des espèces sauvages aux pratiques alimentaires carnées des occupants de sites archéologiques à vocation de traite et de reconnaitre une signature zooarchéologique caractéristique de ces lieux.This master's thesis presents the results of a zooarchaeological study on the faunal remains from the BiFk-5 archaeological site of île Saint-Bernard located in the municipality of Châteauguay on the south shore of the Saint-Lawrence, in the greater Montréal region. The study focuses on contexts from the 17th and 18th centuries historically associated with fur trade activities. The analysis of 3914 skeletal remains of mammalian origin and cut marks shows that the site’s occupants exploited a wide range of wild taxa. For their dietary needs, they especially consumed pigs and beavers. In addition, multiple fur bearing taxa and diagnostic cut marks indicate that regular fur extraction activities were carried out on the site. The comparison between the BiFk-5 site faunal assemblage and assemblages from similar archaeological contexts reveals a significant contribution of wild taxa to the dietary practices of trading post inhabitants, enabling us to recognize a zooarchaeological signature characteristic of trading post

    Costantinopoli e le province: il ruolo dell'aristocrazia nei secoli IX-XI Constantinople et les provinces: le role de l'aristocratie aux IXe-XIe siècles

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    La presente ricerca si propone di indagare le relazioni che univano Costantinopoli alle province micrasiatiche dell’impero bizantino e le loro evoluzioni fra il IX e l’XI secolo, prendendo in considerazione tanto le forme dell’amministrazione et dello sfruttamento delle risorse locali, che la percezione e le rappresentazioni culturali del rapporto fra centro e territori provinciali. A questo proposito, il ruolo sociale e politico svolto dall’aristocrazia assume un rilievo particolare. I rappresentanti di questo ceto costituivano infatti a Bisanzio i principali interlocutori politici dell’autorità imperiale ; durante tutto il periodo preso in esame essi agiscono come mediatori fra l’amministrazione centrale e le società locali, attraverso l’esercizio delle cariche pubbliche e grazie all’azione delle reti di relazioni, talvolta molto estese e ramificate, di cui disponevano. La prima parte della nostra tesi ne costituisce l’introduzione generale, ed é consacrata innanzitutto a ricollocare il nostro studio nel quadro del dibatto storiografico, a esplicitare il metodo di indagine applicato e gli obiettivi della ricerca, infine a presentare le diverse tipologie di fonti utilizzate. In effetti, dagli anni ’70 ad oggi, la riflessione sull’apporto delle identità regionali alla storia culturale e sociale di Bisanzio e la questione dell’affermazione dell’autorità centrale sui territori periferici dell’impero hanno ricevuto un’attenzione crescente da parte del mondo scientifico. Varie ricerche sono state consacrate a delle aree specifiche d’impero e hanno riguardato tanto le regioni orientali che l’Occidente, nel tentativo di ricostruire la vita materiale e culturale e la società delle province. Alcuni studiosi, come Guglielmo Cavallo e Ihor Ševčenko, si sono interessati al problema della circolazione culturale fra le province e la capitale ; infine, qualche pubblicazione recente ha cercato di portare l’attenzione sulle definizioni stesse di centro e di periferia, e sul rapporto fra gestione provinciale e affermazione dell’autorità imperiale . Eppure, malgrado la sensibiltà mostrata dagli studiosi di Bisanzio per queste problematiche, una sintesi in grado di integrare storie, società e culture regionali nell’ambito della storia più generale dell’impero sembra mancare. Particolarmente evidente è la necessità di mettere in luce tutte implicazioni politiche di una tale relazione, e in special modo le dinamiche che presiedono all’ascesa sociale delle élites, alla loro azione, tanto in provincia che nella capitale, e al loro atteggiamento verso l’autorità imperiale. Gli studi di Evelyne Patlagean et di Jean-Claude Cheynet hanno infatti dimostrato la forza e il ruolo politico svolto a Bisanzio dai legami personali, dalle forme di autorità non ufficiale e dalle relazioni di influenza, dipendenza e alleanza di diversa natura. La convivenza di tali reti di potere non ufficiale e di una struttura statale di tradizione romana sono alla base della specificité del medioevo orientale et dell’aristocrazia bizantina : un’indagine approfondita sullo statuto sociale, l’ideologia e il ruolo politico di questo ceto è utile tanto alla comprensione della mentalità e dell’ideologia politica bizantina, quanto a una sua integrazione storiografica nell’ambito del medioevo europeo e mediterraneo. D’altra parte il dibattito sulla natura, la composizione, e il comportamento politico dell’aristocrazia è stato, da Ostrogorky in poi, al centro del dibattito storiografico su Bisanzio : nel corso degli ultimi trent’anni le ricerche fondamentali di Alexander Kazhdan e di Jean-Claude Cheynet hanno contribuito a alimentare la discussione sull’identità dell’aristocrazia, le sue differenziazioni interne, il suo eventuale dinamismo, le relazioni di alleanza o rivalità esistenti fra i grandi lignaggi aristocratici e il loro legame con i territori d’origine. In particolare, merita di essere proseguito lo studio, già intrapreso da Cheynet, del radicamento geografico dell’aristocrazia e del peso delle identità regionali nella formazione delle reti di alleanze, nell’orientamento delle carriere e nella formazione dell’ideologia aristocratica. La contestualizzazione storiografica e metodologica è completata, nella seconda parte dell’introduzione generale, dalla rievocazione del contesto culturale, storico e amministrativo dell’impero bizantino fra IX e XI secolo, all’interno del quale si situano le analisi geografiche e prosopografiche specifiche che costituiscono il corpo della tesi. Un capitolo é dunque dedicato alla rappresentazione tradizionale delle province nella letteratura bizantina e all’analisi delle testimonianze su cui si é tradizionalmente fondato il dibattito sul rapporto fra centro e periferie a Bisanzio. A tale analisi preliminare fa seguito una breve ricostruzione dell’organizzazione militare, fiscale e amministrativa preposta alla gestione provinciale e delle sue evoluzioni fra il IXe e l’XIe secolo. La seconda parte della tesi, che ne costituisce lo sviluppo principale, è occupata da tre “studi regionali”: essi si concentrano sull’Asia Minore, un’area geografica che, anche a causa della povertà della documentazione, non è stata oggetto di uno studio complessivo. Eppure essa riveste un’importanza fondamentale nella storia politica e militare dell’impero: qui si giocò a più riprese il destino di Bisanzio, e furono proprio le regioni anatoliche a fornire, nel corso del periodo considerato, la parte più consistente degli ufficiali e dell’aristocrazia dell’impero. La nostra attenzione si è concentrata quindi su tre macro-regioni: l’Asia Minore occidentale e l’hinterland di Costantinopoli (temi degli Ottimati, dell’Opsikion, del Mar Egeo, dei Tracesi), l’Asia Minore centrale e la frontiera sud-orientale (temi degli Anatolici, di Cappadocia, Charsianon e Lykandos) e infine l’area pontica e la frontiera nord-orientale (temi degli Armeniaci, di Caldea, Sebastea, Colonea, Mesopotamia e armenikà themata). Per ognuna di queste aree è stata fornita una presentazione geografica e storica, con l’intenzione di evidenziarne il potenziale economico, oltre che il valore strategico e politico agli occhi delle autorità centrali. In seguito ci siamo sforzati di riunire tutte le informazioni relative allo sfruttamento e alla valorizzazione delle risorse locali da parte dell’amministrazione e del fisco imperiale: a tal fine abbiamo riunito tutte le attestazioni relative all’attività e alla presenza dei funzionari fiscali, tanto quelli dipendenti dall’amministrazione tematica ordinaria (protonotari, cartulari, anagrapheis, epoptai etc.), che quelli investiti di funzioni fiscali particolari (come hôrreiarioi, kommerkiarioi, basilikoi, chrysotelai) o incaricati dell’amministrazione delle proprietà imperiali in gestione diretta (episkeptitai e curatori). Nell’ambito ecclesiastico, una ricerca di questo tipo è resa difficile dalla scarsità delle attestazioni facenti riferimento ai beni ecclesiastici e alla gestione economica delle Chiese locali. Ciò nonostante, servendoci delle allusioni contenute in testi di natura diversa, abbiamo cercato di raccogliere tutte le informazioni possibili sulla vita religiosa e l’organizzazione ecclesiastica delle regioni in questione, sulle relazioni fra chiese locali, patriarcato e monasteri provinciali e sui rapporti di tali istituzioni con i funzionari dell’amministrazione laica e con l’aristocrazia locale. Infine, ogni area studiata è stata oggetto di uno studio prosopografico, con l’obiettivo di individuare i legami dell’aristocrazia con i territori provinciali e, al tempo stesso la partecipazione delle élites locali al governo locale e al potere politico centrale, attraverso lo studio dell’identità degli alti funzionari civili e militari dei temi (strateghi, duchi e catepani, giudici tematici). Questo tipo di studio è tato completato ed ampliato nella terza e ultima parte della nostra tesi : essa è consacrata allo studio delle evoluzioni dell’aristocrazia mesobizantina, in ciò che concerne la sua fisionomia sociale, la sua ideologia e il suo atteggiamento nei confronti dell’ideale imperiale. Siamo convinti infatti che tali variazioni riflettano a loro volta i cambiamenti intervenuti nei rapporti fra potere centrale e regioni periferiche, e possano contribuire a gettarvi nuova luce. Un primo studio diacronico concerne l’origine, le carriere, le strategie d’ascesa sociale dell’aristocrazia e le sue aspirazioni politiche. Esso fornisce un modello interpretativo dell’evoluzione storica del ceto aristocratico, della sua funzione politica e della sua participazione al governo dell’impero. Per mettere alla prova la tenuta di tale struttura teorica e per allargarne la portata abbiamo poi cercato di coglierne delle tracce e dei riflessi in due ambiti importanti per la definizione dell’identità e dell’ideologia aristocratica : l’onomastica, la definizione dell’appartenenza familiare e le relazioni di parentela, alleanza e dipendenza da un lato ; la produzione culturale e la rappresentazione letteraria che questo ceto diede di sé dall’altro. Infine, lo studio della dialettica fra ideale imperiale e potenza aristocratica ci ha riporati alla questione di partenza e a formulare una valutazione complessiva della strategia di controllo e gestione delle province da parte del governo centrale, capace di tener conto del suo adattamento alle necessità politiche e militari, variabili secondo il tempo e i luoghi, e alle realtà sociali regionali, così come del ruolo svolto dall’aristocrazia micrasiatica nella definizione della politica interna e esterna dell’impero. Da questa analisi emerge in primo luogo l’attenzione reale rivolta dagli imperatori bizantini alla situazione delle province, da cui dipendevano spesso la stabilità e la forza del loro governo, oltre che il finanziamento dell’esercito e dell’apparato amministrativo statale. Ne consegue la ricerca costante di un equilibrio fra esigenze generali della politica imperiale e esigenze strategiche regionali, e il coinvolgimento dell’aristocrazia dell’impero nel raggiungimento di tale obiettivo. L’effetto più evidente di tale atteggiamento è la gradazione, ben visibile nelle diverse regioni d’Asia Minore, della presenza e dell’azione delle istituazioni centrali, che possono variare sensibilmente da una zona all’altra e nel corso del tempo. Per esempio, la presenza dei rapparesentanti del fisco imperiale e delle proprietà dello stato nell’hinterland asiatico di Costantinopoli e in Asia Minore occidentale si segnala per la sua continuità, indizio di uno sfruttamento economico intenso di queste regioni e di una prossimità amministrativa, oltre che geografica, notevole. Una tale situazione faceva sì che queste regioni prospere, da tempo pacificate e relativamente ben collegate alla capitale fossero frequentate da numerosi membri della corte, alti prelati, dignitari e ufficiali, che vi detenevano proprietà e donazioni e intrattenevano con la società locale delle relazioni importanti. Ben diversa è la situazione via via che si avanza verso l’est. Sull’altopiano anatolico e nell’area pontica la presenza del fisco e dell’amministrazione statale si fa relativamente debole, e si limita al controllo di qualche nodo strategico per le forniture militari o per l’approvvigionamento della capitale – è il caso degli allevamenti imperiali di Frigia o dei porti del Mar Nero, fra cui si segnala soprattutto l’importante centro commerciale di Trebisonda. In tale contesto trova spazio la presenza di numerosi e importanti oikoi aristocratici : la localizzazione delle basi patrimoniali dei grandi lignaggi aristocratici in queste regioni è il prodotto di specifiche circostanze politiche e militari che, fra l’VIII secolo e l’inizio del X, avevano reso necessario il radicamento locale dei soldati e degli ufficiali a cui incombeva la difesa delle frontiere dell’impero, esposte alla minaccia araba. La concentrazione della proprietà aristocratica in quest’area è quindi il riflesso di una gestione provinciale decentralizzata, che comportava una delegazione ampia di poteri ai comandanti provinciali e alle élites radicate localmente ; si tratta però di una strategia politica e militare che presenta dei limiti geografici e cronologici precisi. In effetti, nel corso del X secolo, la difesa efficace e il consolidamento dei confini dell’impero, poi il loro ampliamento grazie ai successi di questa stessa aristocrazia orientale, contribuirono paradossalmente a rafforzare il potere centrale : nella seconda metà del X secolo questi finisce per riprendere progressivamente l’iniziativa nell’azione politica e militare. Tale processo storico conduce alla progressiva riorganizzazione della gestione civile e militare, sottomessa a un più forte controllo centrale, che si riflette nella centralizzazione delle carriere e delle stesse relazioni sociali. Ciò minava alle basi il modello d’ascesa sociale su cui si era fondato il successo dell’aristocrazia orientale a vocazione militare, che si era appoggiata tradizionalmente su delle reti estese e solide di influenza e di alleanze regionali. La polarizzazione costantinopolitana delle carriere, delle relazioni e delle alleanze si accompagna dunque a una riorganizzazione interna dell’aristocrazia, che risente anche dell’espansione dell’impero e dell’apparato burocratico : ne risulta una relativa apertura del gruppo aristocratico, che dalla fine del X secolo accoglie i rappresentati delle élites straniere integrate nell’impero e l’élite emergente dei funzionari civili. Tali fenomeni politici e sociali si riflettono nella gestione e nel popolamento del territorio : la presenza importante di funzionari fiscali e di amministratori dei beni pubblici nelle regioni recentemente annesse all’impero, lungo la frontiera armena o siriana, ne è un sintomo. Dalla metà del X secolo gli imperatori evitano infatti di redistribuire tali terre ai rappresentanti dell’aristocrazia greca, preferendo mantenerne la gestione diretta o installandovi delle popolazioni e delle élites straniere. Ciò non significa però che l’antica aristocrazia si sia estinta o che la proprietà aristocratica abbia cessato di esistere : durante tutto l’XI secolo l’Anatolia continua a ospitare gli oikoi di numerosi magnati, che continuano a fare sfoggio della loro forza e del loro prestigio, anche a prezzo di violenze e abusi. Non solo, ma le alleanze che sostennero l’azione politica di imperatori comme Isacco Comnèno, Romano Diogene e Niceforo Botaniate mostrano che la prossimità geografica, unita alla comunanza di interessi e all’affinità di carriere e profilo sociale, poteva ancora favorire delle relazioni privilegiate e la formazione di fazioni politiche. Nondimeno, ammessa la continuità della presenza provinciale dell’aristocrazia - che pure non fu mai esclusivamente provinciale o costantinopolitana, e che sfugge anche a una categorizzazione definitiva in senso militare o civile - nell’XI secolo l’importanza di coltivare delle relazioni nella capitale e soprattutto alla corte s’impone, decretando l’indebolimento e la perdita d’efficacia delle alleanze e dell’influenza regionale in vista dell’acquisizione di potere e prestigio. Ormai la familiarità con l’imperatore e con il suo entourage diventano il mezzo più efficace per assicurarsi un rango sociale invidiabile e una posizione di potere effettivo. Un’evoluzione sociale di questo tipo influenza l’atteggiamento stesso dell’aristocrazia e della società costantinopolitana verso le province, rendendo più acuta la percezione di uno scarto culturale fra la capitale e le periferie dell’impero. Ancora una volta, non si tratta di una novità assoluta : ben prima di questa data, numerose testimonianze mostrano che la provincia era percepita come un luogo di emarginazione politica, di rusticità e di arretratezza culturale. Eppure, nel X secolo, quando le frontiere dell’impero sono al centro dei programmi politici e militari imperiali e i loro interessi sono attivamente rappresentati a corte da un’aristocrazia locale potente, tale iato sembra meno evidente. Il successo sociale e politico dell’aristocrazia micrasiatica conduce allora all’assimilazione di alcuni aspetti della cultura provinciale da parte della cultura “alta” della capitale e, più in generale, a una coesione sociale e politica fra centro e periferie di cui questa stessa aristocrazia orientale fu l’artefice principale. Al contrario, l’apparizione più frequente delle province e dei provinciali nelle testimonianze letterarie dell’XI secolo, che ne sottolineano più fortemente l’estraneità rispetto a Costantinopoli, sembra riflettere la marginalizzazione politica e sociale di questi stessi territori e delle società locali

    Normal and Abnormal Blood Coagulation: A Review

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