5 research outputs found

    An Argument For A Neutral Free Logic

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    I argue for a neutral free logic is a logic wherein sentences containing non-referring terms do not have truth value. The primary support for this conclusion comes by way of criticism of the alternatives. If every sentence of the form `a = a\u27 is a logical truth and is consequently knowable a priori then it will follow absurdly that `a exists\u27 is knowable a priori. There are several alternatives for avoiding this intolerable conclusion and I argue that, with the exception of neutral free logic which holds that `a = a\u27 can lack truth value, their successes are not sufficient to outweigh their shortcomings. One option is to reject the closure of a priori knowability. However, there are no plausible counterexamples to a carefully stated closure principle. Another option is to try to avoid the conclusion by rejecting the validity of `something is a, so a exists.\u27 However, this response, in its strongest form relies on an implausible ambiguity in the quantifiers `all\u27 and `some.\u27 One could avoid the intolerable conclusion if `a = a\u27 does not imply that `something is a.\u27 There are two main possibilities for this approach: positive free logic and supervaluational logic. The former absurdly abandons one of the most obviously valid argument forms in the history of the study of logic. The latter, despite its technical sophistication and apparent utility, mischaracterizes truth. Furthermore, I argue that the intuitions that recommend supervaluational semantics can be explained by appeal only to resources available to the neutral free logician. Also, the intolerable conclusion might be avoided by maintaining that `a = a\u27 is false rather than truth-valueless (or neutral). Such a logical system is a negative free logic. Its primary support comes from the principle of bivalence. I argue that bivalence and its syntactic relative, the law of excluded middle, are not well justified. The only remaining alternative for avoiding the intolerable conclusion is neutral free logic. There are several possible varieties of neutral free logic that, very roughly stated, vary with respect to how permissive they are of true statements containing non-referring names. I argue for the least possible permissivity, and offer criticism of the intuitions that suggest the more permissive stances

    SHERLOCK HOLMES NON ESISTE. UNA TEORIA ANTI-ESOTISTA DEI PERSONAGGI DI FINZIONE

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    Questo lavoro ha per tema l\u2019ontologia e la semantica dei discorsi di finzione. Dopo aver presentato, nell\u2019introduzione, i problemi filosofici sollevati dall\u2019uso di nomi propri finzionali nel linguaggio ordinario, prendo in esame le diverse soluzioni che hanno animato il dibattito contemporaneo. Nella prima parte, mi occupo del blocco inflazionista: i nomi propri di finzione denotano oggetti, ma questi oggetti sono esotici \u2013 non concreti o non attuali o non esistenti. In particolare, il primo capitolo \ue8 dedicato a un esame critico dei diversi resoconti metafisici di queste entit\ue0 (artefattualismo, meinonghianismo, possibilismo), il secondo agli argomenti ontologici a favore (o contro) la loro inclusione nell\u2019inventario del mondo. Nella seconda parte, passo in rassegna le principali teorie deflazioniste: i nomi propri di finzione non denotano alcunch\ue9. Per cominciare, nel terzo capitolo, introduco i due grandi schieramenti teorici nel dibattito sul riferimento singolare (descrittivismo e referenzialismo) e discuto il problema dei nomi privi di denotazione; quindi, nel quarto capitolo, presento tre soluzioni a questo problema (finzionalismo, realismo riduzionista, anti-realismo non finzionalista). Ora, dalla ricognizione condotta fin qui emerge che il limite generale delle alternative teoriche attualmente disponibili \ue8, per cos\uec dire, disgiuntivo: o moltiplicano le categorie di entit\ue0, assegnando una denotazione (oppure un\u2019intensione) ai nomi finzionali, o non spiegano davvero in cosa consiste il significato di questi nomi. Nella terza parte, propongo dunque una teoria originale che soddisfi il requisito semantico senza complicare l\u2019inventario ontologico. In primo luogo, nel quinto capitolo, suggerisco di estendere ai discorsi ordinari sui personaggi di finzione la strategia meta-linguistica di Sellars per i discorsi ordinari sugli universali. Cos\uec facendo, gli enunciati che riguardano (almeno a prima vista) Sherlock Holmes possono essere analizzati come enunciati riguardanti piuttosto delle Sherlock|Holmes-rappresentazioni. Per rendere pi\uf9 precisa quest\u2019idea sul piano semantico, introduco la nozione di estensione secondaria (sviluppata a partire da alcuni spunti di Goodman): i nomi di finzione, pur essendo privi di denotazione (o estensione primaria), hanno comunque un significato, che consiste in una certa pluralit\ue0 di rappresentazioni finzionali \u2013 intesa come espressione sensibile di una certa tradizione raffigurativa. Il sesto capitolo \ue8 dedicato quindi agli aspetti formali della teoria: la sua struttura (logica libera negativa) e il suo linguaggio (operatori finzionali, uno per ogni tradizione raffigurativa, e quantificatori plurali). Infine, nel terzo capitolo, tento di applicare questo armamentario teorico alle tre grandi famiglie di dati problematici: gli enunciati paratestuali, interpretati come ellittici e analizzati mediante gli operatori finzionali; gli enunciati metatestuali, interpretati come metaforici e analizzati mediante la quantificazione plurale; gli esistenziali negativi, per i quali vengono proposte tre analisi alternative, diverse da un punto di vista tecnico ma convergenti sulla stessa conclusione sostanziale \u2013 \ue8 possibile parlare di (o pensare a) Sherlock Holmes anche se non c\u2019\ue8 in realt\ue0 nessuno Sherlock Holmes, perch\ue9 quel che si fa davvero \ue8 parlare di (o pensare a) una certa pluralit\ue0 di Sherlock|Holmes-rappresentazioni

    Logica en het waardevolle in de wereld. De rol van adaptieve logica's bij de constructie van theorieën

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    De klemtoon ligt op de ontwikkeling van en toepassingen van adaptieve logica's, en in het bijzonder van ambiguiten-adaptieve logica's. Een stelling die verdedigd wordt is dat het voor handen zijn van deze logica's nieuwe perspectieven opent op het vlak van theorievorming
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