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L’IMPLEMENTAZIONE, LA SPERIMENTAZIONE E LA MODELLIZZAZIONE DI UN MOOC PER LA FORMAZIONE CONTINUA E LO SVILUPPO PROFESSIONALE DEI DOCENTI
Nella tesi si descrivono i passi necessari per sviluppare un modello economico ed esportabile di MOOC utilizzando la piattaforma Moodle. Il modello si presenta “customizzabile” per le scuole o le reti di scuole che intendano erogare in maniera stabile, corsi orientati alla formazione continua e allo sviluppo professionale dei docenti. La parte iniziale della tesi è dedicata alla descrizione del fenomeno MOOC. Le analisi e gli approfondimenti derivano, non solo da dettagliate ricerche bibliografiche e documentali, ma anche dall’esperienza diretta. In un periodo di tre anni si sono frequentati circa quaranta MOOC di diversi provider. Tale conoscenza in situazione, ha permesso di compiere confronti comparativi che hanno riguardato le caratteristiche tecniche, didattiche, comunicative oltreché le tipologie dei contenuti, dei sistemi di valutazione e delle certificazioni. Si sono estrapolati e descritti alcuni componenti che, se usati in sinergia, limitano il fenomeno sistemico dei drop-out, rendendo l’esperienza formativa piacevole, coinvolgente ed efficace. Si affrontano anche i temi relativi all’Experience Api – sistema standardizzato in grado di catalogare qualsiasi tipologia e situazione di apprendimento – alle diverse forme di attestazioni informali, approfondendo alcune teorie formative come l’heutagogy, l’apprendimento rizomatico e l’apprendimento maieutico reciproco.
La seconda parte della tesi è dedicata all’aspetto sperimentale. Si illustrano le fasi di progettazione, implementazione ed erogazione del MOOC intitolato “Insegnare ed apprendere in un mondo digitale”.
Oltre ad alcuni elementi considerati best practices, derivati dai MOOC frequentati, si descrivono gli elementi innovativi come l’Add-On Rate Resource sviluppato appositamente per il corso. Esso rappresenta una forma di Recommendation System interna a Moodle. L’Add-On ha permesso ai corsisti di valutare le lezioni tramite commenti e stelline secondo tre indicatori: chiarezza espositiva, importanza tematica e esportabilità nell’attività professionale.
Ampio spazio è stato dedicato, sia ai processi gamificati e collaborativi, come le leaderboard, i badge e lo sviluppo di attività basate sul peer assessment, usati per coinvolgere maggiormente i corsisti, sia alle metodologie impiegate per produrre i contenuti multimediali come il Learning for Production, la Didattica Breve, il Microlearning e il Rapid E-learning.
Un’attenta analisi ai sondaggi e ai risultati evidenzia, infine, il successo della sperimentazione. La percentuale di completamento ottenuta nel MOOC è di oltre il 70%.
Il capitolo conclusivo offre un rapido sguardo prospettico sul futuro dei MOOC connesso alla formazione informale e al riconoscimento dei crediti
Ruolo dell'insulina nella regolazione dell'attività dei peptidi natriuretici cardiaci tramite i loro recettori
Il Sistema dei peptidi natriuretici (NP) regola il metabolismo lipidico del tessuto adiposo attraverso la lipolisi e il programma termogenico. La risposta degli NP è mediata dal recettore biologicamente attivo NPRA e dal recettore di clearance NPRC ed il loro reciproco rapporto ne determina gli effetti finali. Il sistema lipolitico degli NP è notoriamente contrapposto a quello lipogenico dell’insulina. Lo scopo dello studio è stato di valutare la regolazione insulino-mediata dei recettori degli NP negli adipociti umani e determinare l’associazione tra l’espressione genica dei recettori degli NP nel tessuto adiposo viscerale (VAT) ed il profilo metabolico di pazienti sottoposti a nefrectomia. Gli adipociti differenziati (linea cellulare SGBS e VAT) sono stati trattati con insulina (100nM), con o senza pretrattamento con wortmannina (100nM), inibitore della PI3Kinasi, enzima chiave nel segnale dell’insulina, coinvolto nella via di inibizione della lipolisi negli adipociti. Ulteriori esperimenti sono stati effettuati utilizzando un terreno con bassa concentrazione di glucosio. Negli adipociti è stata osservata una potente up-regolazione dell’NPRC, ma non dell’NPRA, insulino-mediata e glucosio-dipendente, via PI3K. Ciò potrebbe causare una riduzione dei livelli circolanti degli NP e quindi diminuire gli effetti metabolici positivi degli NP sugli adipociti. Inoltre, si è riscontrato che il terreno con una bassa concentrazione di glucosio ostacola l'effetto dell'insulina. Nei pazienti, il rapporto dell’espressione di NPRC/NPRA nel VAT si associa positivamente con colesterolemia (colesterolo totale, LDL e non-HDL), insulinemia e HOMA-INDEX, suggerendo come ad una minore attività degli NP nel tessuto adiposo corrisponda un maggior rischio di insulino resistenza. Dunque, l’induzione dell’NPRC insulino- e glucoso-dipendente negli adipociti potrebbe rappresentare il fattore chiave di collegamento tra sindrome metabolica, ritenzione di sodio e ipertensione arteriosa
Caratterizzazione di cellule staminali tumorali ottenute da linee cellulari di carcinoma della laringe e di carcinoma della vescica
Caratterizzazione di cellule staminali tumorali ottenute da linee cellulari di carcinoma della laringe e di carcinoma della vescica
Secondo la teoria delle cellule staminali tumorali, lo sviluppo del tumore sarebbe sostenuto dalla presenza di una distinta sottopopolazione di cellule tumorali, denominate cancer stem cells (CSCs), dotate della capacità di autorigenerarsi e di una spiccata resistenza agli agenti chemioterapici.
Nel presente studio, è stato messo a punto un protocollo di crescita volto all’arricchimento in CSCs, mediante formazione di sfere, delle linee cellulari Hep-2 (carcinoma della laringe), T24 (carcinoma della vescica), MG63 (osteosarcoma), CaCo-2 (carcinoma del colon-retto) e A549 (carcinoma polmonare). Successivamente è stata effettuata un caratterizzazione molecolare e fenotipica delle popolazioni arricchite in CSCs, mediante rispettivamente l’analisi di espressione di markers di staminalità e la valutazione in vivo del potenziale tumorigenico. Inoltre, a carico delle CSCs e delle cellule di controllo, sono stati analizzati i livelli dell’enzima nicotinamide N-metiltrasferasi (NNMT).
L’analisi immunocitochimica e mediante Real-Time PCR hanno evidenziato elevati livelli di espressione dei markers di staminalità nelle popolazioni cellulari arricchite in CSCs rispetto ai controlli. In seguito all’inoculo in topi atimici delle cellule relative alla linea Hep-2, la popolazione arricchita in CSCs dava luogo a masse tumorali di dimensioni maggiori rispetto a quelle originatesi dalle cellule di controllo, evidenza che suggerisce la spiccata capacità da parte delle CSCs di indurre la formazione in vivo di tumori. Le analisi condotte a carico dell’NNMT mostrano un’overespressione dell’enzima nelle popolazioni arricchite in CSCs rispetto ai controlli.
In considerazione dell’importante ruolo svolto dalle CSCs nello sviluppo di recidive e nella diffusione metastatica, i risultati riportati in questo lavoro potrebbero contribuire allo sviluppo di nuove strategie terapeutiche per il trattamento del cancro e suggeriscono il significativo coinvolgimento dell’NNMT nel metabolismo della cellula neoplastica.
Dottorando:
Dott. Rachela Giuliante
Tutor:
Prof. Monica Emanuelli
Coordinatore:
Prof. Fiorenzo Cont
LA DISCIPLINA DELL'UNBUNDLING DOPO LA LIBERALIZZAZIONE DEL MERCATO DEL GAS
La disciplina dell’unbundling dopo la liberalizzazione del mercato del gas
La liberalizzazione del mercato del gas, fenomeno che ha preso forma negli anni passati, rappresenta il frutto di un complesso percorso che ha preso avvio dalle decisioni di politica economica adottate da parte dell’Unione Europea con le quali il legislatore europeo si prefisse l’obiettivo di far nascere e sviluppare un mercato energetico europeo integrato e uniformemente regolato.
Tale cammino fu intrapreso con la Direttiva europea 96/92/CE recante “Norme comuni per il mercato interno dell’energia elettrica” cui fece seguito la Direttiva 98/30/CE recante “Norme comuni per il mercato interno del gas naturale”.
Le direttive sopracitate hanno determinato la necessità che anche l’Italia si dotasse di un complessivo sistema di regole a recepimento della disciplina comunitaria, il che accadde con il Decreto Letta e il D.Lgs. n. 93/2011; il primo ha riordinato tutto il settore del gas naturale e ha dato linee guida rilevanti per la concorrenza, la separazione delle attività, la definizione dei clienti idonei e le condizioni di reciprocità mentre il secondo ha recepito il cd. “Terzo Pacchetto Energia”.
In questo contesto di liberalizzazione del mercato del gas e di emanazione di direttive comunitarie e di decreti nazionali si colloca il fenomeno dell’unbundling che ha contribuito alla separazione tra le varie componenti della filiera produttiva di un’impresa verticalmente integrata finalizzata a introdurre una maggiore competitività nel mercato di riferimento.
Nel settore energetico l’unbundling ha avuto un ruolo fondamentale nel sostenere il processo di liberalizzazione del mercato rafforzando la neutralità della gestione delle infrastrutture (trasmissione, distribuzione e misura nel settore dell’energia elettrica, trasporto, distribuzione, misura, stoccaggio e rigassificazione, nel settore del gas) e favorendo la concorrenza
Yeast biotechnology for biofuels production
Nella prima parte di questa tesi di dottorato, Su 10 ceppi di Saccharomyces cerevisiae, tre ceppi di S. cerevisiae sono stati valutati in co-coltura con S. stipitis CBS 5773 a diversi rapporti utilizzando terreno sintetico contenente glucosio e xilosio. Prove in bioreattore hanno indicato che la condizione ottimale per la produzione di etanolo con S. cerevisiae EC1118 e S. stipitis co-coltura era 1% della concentrazione di O2. Per aumentare la produzione di etanolo da S. cerevisiae/S. stipitis co-coltura è stato valutato un processo batch con riciclo della biomassa. Utilizzando questo processo, è stata raggiunta la massima produzione di etanolo (9.73 g/l) con un rendimento in etanolo pari a 0.42 g/g, un aumento di produttività in etanolo di dieci volte se confrontato con il processo batch (2.1 g/l/h). In queste condizioni è stato ottenuto una stabilizzazione del rapporto cellulare S. cerevisiae/S. stipitis (1:5) in condizioni di stabilizzazione del processo. E' stato visto che la concentrazione di ossigeno disciolto è fondamentale per ottenere un corretto rapporto di co-coltura in grado di ottimizzare la produzione di bioetanolo di seconda generazione.
Nella seconda parte di questo studio di dottorato, quarantasette ceppi di Brettanomyces spp. sono stati testati per la fermentazione del cellobiosio. Tra questi ventotto hanno dato un risultato positivo, mentre ventuno fermentavano rapidamente il cellobiosio. Al fine di rilevare la presenza del gene β-glucosidasi, una PCR è stata effettuata su tredici ceppi di Brettanomyces spp. (sette positivi e sei negativi per la fermentazione del cellobiosio). La presenza o assenza del gene è stata valutata mediante elettroforesi su gel di agarosio. Il gene β-glucosidasi è stato rilevato in tutti i ceppi positivi e in quattro tra i negativi. Sui ventuno ceppi di Brettanomyces spp. (fermentavano rapidamente il cellobiosio) è stato valutato il tasso di produzione dell'etanolo. Brettanomyces bruxellensis DiSVA FI10 (teleomorfo di Dekkera bruxellensis) e Brettanomyces anomalus DBVPG 6708 (teleomorfo di Dekkera anomala) sono stati selezionati in base ala velocità di fermentazione (cinque giorni), e alla produzione finale di etanolo. Questi ceppi sono stati valutati in co-coltura con S. stipitis CBS 5773 a diversi rapporti e tempi diversi di inoculo utilizzando mezzo sintetico contenente glucosio, xilosio e cellobiosio. La co-coltura di B. anomalus DBVPG 6708 e S. stipitis ha raggiunto la migliore produzione (8.63 g/l) e rendimento in etanolo (0.417 g/g).
Nella terza parte di questo studio di dottorato, nove ceppi di Metschnikowia spp. e sei ceppi di Yarrowia lipolytica sono stati testati per la produzione di lipidi da glicerolo grezzo. Metschnikowia sp. 271 e Y. lipolytica 347 sono stati selezionati in funzione della produzione di biomassa e di lipidi. L'ottimizzazione è stata condotta utilizzando il disegno centrale composito fattoriale (CCD) e metodologia Response Surface (RSM). Per Y. lipolytica 347 il rapporto C/N 118, 144 h e 90 g/l di glicerolo sono risultate le migliori condizioni per la massima produzione di lipidi (2.60 g/l), mentre la massima produzione di lipidi (0.49 g/l) per Metschnikowia sp. 271 è stato ottenuta in condizioni simili ma dopo un ulteriore incubazione per 7 giorni a 16 °C. Il profilo degli acidi grassi di Y. lipolytica mostrato una considerevole quantità di C18:1n7 (~36%), C18:1n9 (~16%), e C16:0 (~16%), mentre Metschnikowia sp. la produzione di acidi grassi era la seguente: C18:1n9 (~33%), C16:0 (~21%), e C16:1n7 (~21%). Entrambi i lieviti hanno prodotto simili quantità di acidi grassi insaturi (~70%). Tuttavia, rilevanti quantità di acidi grassi polinsaturi (PUFAs) sono stati prodotti solo da Metschnikowia sp. (~12%). Entrambi i ceppi producono elevate quantità di acidi grassi C16 e C18 e possono essere utilizzati per la produzione di biodiesel
Un modello con variabili esogene per la matrice delle covarianze realizzate
La volatilità finanziaria ha assunto, di recente, un ruolo importante in diversi ambiti applicativi come la gestione del rischio, la formazione del prezzo delle opzioni e l’allocazione di portafoglio. Diversi lavori hanno evidenziato come la volatilità sia più alta quando il livello dell'economia è basso. Una larga parte della letteratura specializzata si è concentrata, quindi, sull’individuazione delle determinanti della volatilità. Questa tesi si pone l’obiettivo di analizzare la relazione tra la volatilità e le determinanti macroeconomiche e finanziarie in ambito multivariato. L’analisi si basa su una procedura che prevede l’utilizzo di una misura di volatilità come la varianza realizzata, di una trasformazione della matrice delle covarianze realizzate, come la scomposizione di Cholesky, e sull’utilizzo di un modello lineare e di un modello non lineare con l’inclusione di determinanti macroeconomiche e finanziarie.
Il primo capitolo esplora la letteratura sulle misure di volatilità con particolare attenzione posta sull’uso della volatilità realizzata e i suoi sviluppi in ambito multivariato. Nel secondo capitolo sono introdotti due modelli previsionali, uno lineare e non lineare. L'utilità in termini previsionali della scomposizione di Cholesky e dell'uso di previsori viene valutata con metodi diretti di valutazione delle previsioni. L'analisi non lineare è accompagnata da alcuni test sulla presenza di break strutturali e sulla non-linearità delle variabili dipendenti. I modelli vengono stimati su due distinti dataset. Il terzo e ultimo capitolo presenta un’applicazione empirica dei modelli introdotti nel secondo capitolo in un’ottimizzazione di un portafoglio di titoli
Applications of industrialised GFRP components, structural adhesives and solar selective coatings on construction elements: durability experimental studies.
L’obiettivo della tesi è quello di dimostrare l’applicabilità di materiali innovativi, quali i profili in pultruso rinforzati con fibre di vetro (GFRP), gli adesivi strutturali e i film selettivi solari, negli elementi costruttivi come serramenti e facciate continue, dalla fase di progettazione all’intero processo di industrializzazione.
Secondo il principio della “Semplificazione Tecnologica" il gruppo di ricerca ha progettato e brevettato la finestra Full Glass e il Montante per facciate continue, elementi costruttivi con elevate performance meccaniche e termiche, realizzati con un numero limitato di componenti. In questo studio vengono affrontati gli aspetti legati alle caratteristiche meccaniche per l’applicazione dei suddetti materiali nei montanti e traversi dei serramenti e delle facciate continue, e l’aspetto energetico riguardante le pannellature dei vetrocamera. Inoltre viene analizzata l’affidabilità nel tempo (durabilità) dei materiali impiegati, studiandone i meccanismi di degrado.
I metodi utilizzati sono di tipo sperimentale: le proprietà dei componenti e dei materiali (meccaniche, fisiche, chimiche, ottiche) sono state testate prima e dopo l’esposizione a differenti tipologie di invecchiamento artificiale (continua condensazione, cambiamenti di temperatura e umidità, irraggiamento UV e spray salino). Inoltre sono stati condotti studi numerici e analitici con l’obiettivo di validare i dati ottenuti.
Il principale risultato è stato quello di confermare l’idea di base dei brevetti, un punto chiave del processo di industrializzazione. I test sperimentali hanno infatti dimostrando la fattibilità dell’uso dei profili in GFRP, incollati con adesivi strutturali e combinati con l’acciaio, nei serramenti e nelle facciate continue, anche successivamente all’esposizione a condizioni ambientali avverse. Inoltre lo studio dei film selettivi solari è stato utile ai fini del miglioramento delle performance energetiche degli elementi costruttivi vetrati
Plastic and environmental safety: the effects of EDCs on metabolism, reproduction and epigenetic processes
Per inquinamento causato dalle materie plastiche si intende l’accumulo in ambiente di prodotti plastici in grado di indurre problemi sia all’ambiente che alle specie selvatiche. Il Bisfenolo A (BPA) è uno dei distruttori endocrini maggiormente prodotti a livello mondiale durante la lavorazione della plastica. Numerosi studi hanno mostrato la capacità di questo inquinante di creare effetti dannosi sia sull’uomo che sulle specie selvatiche, per cui nel tempo sono stati compiuti diversi tentativi volti a trovare delle valide alternative. Tra i possibili sostituti, in questo studio di dottorato, l’attenzione è stata focalizzata sul Dhietylene dibenzoato (DGB) ed il Diisononilftalato (DiNP).
Lo scopo principale di questo progetto è stato quindi quello di studiare l’impatto di questi plastificanti, focalizzando l’attenzione sui loro effetti nella riproduzione e nel metabolismo lipidico. Gli effetti del nonilfenolo, dell’ottilfenolo (t-OP) e del BPA sul metabolismo lipidico, sono stati inoltre analizzati in giovanili di orata.
I risultati ottenuti hanno dimostrato come, sia il BPA, che il DiNP, siano in grado di interferire con il processo di oogenesi e che, sia il BPA che il DGB, sono in grado di interferire con il metabolismo lipidico nello zebrafish.
La somministrazione a giovanili di orata di mangimi contaminati con diversi inquinanti tra cui il BPA, ha mostrato la loro capacità di indurre disordini metabolici, mostrando come oltre all’esposizione ambientale, anche il consumo di cibi contaminati possa essere considerata una fonte di esposizione importante ai contaminanti.
Concludendo, il presente progetto di dottorato, mostra la capacità di alcuni distruttori endocrini, utilizzati nella lavorazione della plastica e nei detergenti, di interferire con la riproduzione ed il metabolismo lipidico nei teleostei, agendo prevalentemente in maniera dose dipendente, secondo curve non-monotoniche e, nel caso del BPA, interferendo con i meccanismi epigenetici