DocTA - Doctoral Theses Archive
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CHOLERA IN BRESCIA IN THE XIX CENTURY: EPIDEMIOLOGICAL CHARACTERS, HEALTH POLICIES AND SOCIAL DYNAMICS
PARTENDO DA UN DISCORSO GENERICO ATTORNO AL COLERA, LA TESI SI SVILUPPA SEGUENDO LE DINAMICHE POLITICHE E SANITARIE ADOTTATE NEL REGNO LOMBARDO VENETO, NELLO SPECIFICO A BRESCIA.STARTING FROM A GENERIC DISCOURSE ABOUT CHOLERA, THE THESIS DEVELOPES BY FOLLOWING THE POLITICAL AND HEALTH DYNAMICS ADOPTED IN THE KINGDOM OF LOMBARDY-VENETO, SPECIFICALLY IN BRESCIA
NEUROSCIENTIFIC MODELS OF DECISION-MAKING IN COMPLEX INTERACTION SYSTEMS: APPLICATIONS FOR CONSUMER NEUROSCIENCE, ORGANIZATIONS, AND TOOL DEVELOPMENT
Il decision-making possiede una lunga tradizione di modelli astratti, basati su approcci statistici, che mirano a derivare una teoria universale della decisione attraverso esperimenti controllati. Tuttavia, la massimizzazione del controllo sperimentale è intrinsecamente legata alla minimizzazione della complessità ambientale. Poiché la cognizione umana si è evoluta all'interno di ambienti naturalistici, per loro natura molto complessi, questi modelli rischiano di presentare una scarsa generalizzabilità. In particolare, proponiamo che le emozioni e il comportamento sociale siano aspetti chiave della complessità ambientale che i modelli formali hanno mancato di riconoscere per lungo tempo, contribuendo ad alimentare modelli irrealistici del processo decisionale. Partendo da queste premesse, questa ricerca mira ad approfondire la comprensione del processo decisionale nel mondo reale e della sua interazione con i fattori contestuali, indagando i correlati neurali delle decisioni all'interno di contesti ecologici. È stato inoltre impiegato un approccio multimetodo, che comprende misure neurofisiologiche (neuroimaging, elettrofisiologia e indici autonomici), comportamentali e psicometriche, per indagare molteplici livelli di analisi, con l'obiettivo di integrare le conoscenze sulla complessità attingendo da diverse prospettive. In questa ricerca, sono stati condotti tre studi che, in maniera progressiva, hanno mirato a incorporare la complessità ambientale. Il primo studio ha indagato l'effetto della comunicazione pubblicitaria emotiva sulle decisioni dei consumatori, adottando un protocollo sperimentale di ricerca di base in cui sono stati introdotti stimoli ecologicamente validi. I risultati delle misure neurovascolari, comportamentali implicite e psicometriche raccolte suggeriscono che la comunicazione pubblicitaria emotiva si efficace nell’influenzare i processi emotivi e attentivi dei consumatori, potenzialmente influenzando le tendenze comportamentali implicite, pur lasciando inalterate le decisioni di acquisto. Sulla base dell'evidenza che le risposte implicite paiano essere più sensibili all'elaborazione emotiva rispetto alle misure verbali esplicite della decisione d'acquisto, abbiamo concluso che l'interazione modulatoria tra cognizione ed emozione dovrebbe metterci in guardia dall'assumere relazioni lineari tra i marcatori neurali dell'elaborazione emotiva e le misure verbali del processo decisionale. Il secondo studio, caratterizzatosi come una ricerca applicata condotta in un ambiente naturalistico nel contesto organizzativo, ha indagato l'effetto dell'interazione sociale sul processo decisionale creativo valutando le differenze nei correlati neurofisiologici del processo decisionale creativo derivante da uno sforzo individuale rispetto alla cooperazione tra membri di un team. Il confronto tra le misure elettroencefalografiche, autonomiche e psicometriche di un campione manageriale e un campione di controllo non manageriale ha suggerito che l'esperienza acquisita dalla popolazione manageriale potrebbe aver favorito la capacità di sfruttare l'attenzione congiunta, l'empatia e la mentalizzazione per costruire una gamma più ampia di opzioni creative nel compito decisionale, gestendo al contempo in modo più efficace le emozioni e lo stress evocati dallo spazio decisionale. Infine, il terzo studio concerne la valutazione di un nuovo strumento digitale per la valutazione delle capacità decisionali dei professionisti. Lo strumento intende abbracciare pienamente la complessità dei processi decisionali coinvolti nei contesti organizzativi e mira a fornire una misura dell'efficacia decisionale basata sulle neuroscienze e particolarmente attenta alla validità ecologica. I nostri risultati forniscono una prima evidenza a favore dell'idoneità dello strumento indagato per applicazioni in ambienti organizzativi. Infine, proponiamo una discussione in merito a come le neuroscienze cognitive possano trovare la strada da seguire per costruire modelli di decision-making più realistici, radicati in ambienti complessi e reali e fondati sulla realtà biologica del decisore.Decision-making has a longstanding tradition of streamlined models, built on statistical approaches, that aim to derive a universal theory of decision via controlled experiments. However, the maximization of experimental control is intrinsically bound to the minimization of environmental complexity. Since human cognition has evolved within naturalistic environments, highly complex by nature, these models face challenges in terms of low generalizability. We propose emotions and social behavior are key aspects of the environmental complexity that formal models have long failed to acknowledge, contributing to propel unrealistic accounts of decision. Building on these premises, the present research aims to deepen the understanding of real-world decision-making and its interplay with contextual factors by investigating the neural correlates of decisions within ecological contexts. A multimethod approach, encompassing neurophysiological (neuroimaging, electrophysiology, and autonomic indexes), behavioral, and psychometric measures, is employed to target multiple levels of analysis, with a view to integrate insights on complexity from diverse perspectives. Three studies are carried out that increasingly try to incorporate environmental complexity. The first study investigated the effect of emotional advertising contents on consumer decision by adopting a basic research experimental protocol where ecologically valid stimuli were introduced. Based on the neurovascular, implicit behavioral, and psychometric measures collected, we found evidence suggesting that emotional appeals may influence consumers' emotional and attentive processes, potentially affecting implicit behavioral tendencies, while leaving purchase decisions unaffected. Building on the evidence that implicit responses may be more sensitive to heightened emotional processing than verbal explicit measures of purchase decision, we concluded that the modulatory interplay between cognition and emotion should caution us from assuming linear relationships between neural markers of emotional processing and verbal measures of decision-making. The second study, qualified as applied research conducted within a more naturalistic environment in the organizational context, investigated the effect of social interaction on creative decision-making by assessing differences in the neurophysiological correlates of the creative decisional process resulting from an individual effort compared to cooperation among team members. The comparison between electroencephalographic, autonomic, and psychometric measures of a managerial and a non-managerial control sample, suggested that the acquired expertise of the managerial population may have promoted their capacity to take advantage of joint attention, empathy, and mentalization to build a more extensive range of creative options in the decision task, while also handling more effectively emotions and stress evoked by the decisional space. Finally, the third study addressed the evaluation of a newly developed digital tool for the assessment of decision-making abilities in professionals. The tool is meant to fully embrace the complexity of decision-making processes involved in organizational contexts and aims at providing a neuroscience-based measure of decisional efficacy intended to be particularly mindful of ecological validity. Our findings provide initial evidence in favour of the suitability of the investigated tool for applications in organizational environments. Lastly, we discuss how cognitive neuroscience can find a way forward to build more realistic models of decision-making that are rooted in real complex environments and grounded within the biological reality of the decision-maker
L'INTERAZIONE TRA UE E NATO NELLA COSTRUZIONE DEL REGIME EUROPEO DI DIFESA
La ricerca ha l’obiettivo di approfondire i meccanismi di interazione tra organizzazioni internazionali circoscrivendo l’indagine al regime europeo di difesa e osservando tali processi tra UE e NATO applicando la categoria delle pratiche giuridiche. La domanda a cui la ricerca vuole rispondere è se siano rinvenibili pratiche giuridiche nel quadro di tali rapporti e in che misura il diritto, agendo come fattore di interazione tra attori, sia in grado di modellare tali processi e il regime che ne deriva. La duplice prospettiva, giuridica e politica, consente di analizzare la natura delle organizzazioni internazionali non solo attraverso gli aspetti istituzionali e politici ma anche approfondendone la natura giuridica allo scopo di integrare gli studi istituzionalisti della politica estera e di sicurezza in ambito europeo. Nella prima parte, lo studio presenta una rassegna dei principali fondamenti teorici elaborati dalla letteratura politologica, inquadrando le specifiche caratteristiche delle pratiche. Nella seconda parte, invece, questo impianto teorico viene applicato presentando i risultati di interviste svolte con funzionari di entrambi gli enti e delegati presso le rappresentanze Permanenti degli Stati membri. Questi dati empirici verranno poi integrati con una serie di esempi concreti di pratiche sviluppatesi nel tempo tra UE e NATO e operanti su tre diversi livelli: burocratico, politico e giuridico. La metodologia è basata su una raccolta qualitativa di documenti ufficiali, trattati e letteratura secondaria elaborata sul tema, combinata con dati empirici rilevati per mezzo di interviste semi-strutturate. L’emergere di nuovi attori non-statali, come i gruppi terroristici, o il ricorso a forme di hybrid warfare capaci di integrare i classici strumenti militari, richiedono un profondo ripensamento della ripartizione dei compiti tra UE e NATO nell’ambito della difesa europea. Questa crescente minaccia si propone di sfruttare le zone grigie del diritto internazionale e del quadro giuridico internazionale, inserendosi in un contesto di tensione tra UE e NATO che porta a sviluppare forme di cooperazione ma anche di rivalità tra le due organizzazioni. Ciò rende ancor più necessario indagare non solo i meccanismi di interazione tra organizzazioni, ma anche i punti di contatto esistenti tra diritto internazionale e Relazioni internazionali, allo scopo di approfondire i legami esistenti e avvicinare le due discipline.The aim of this research is to investigate the interaction mechanisms between international organizations in the European defence regime, specifically between the EU and NATO, by examining legal practices. The research question is whether legal practices are present in these relationships and to what extent the law, as a factor of interaction between actors, can influence these processes and the resulting regime. The dual legal and political perspective enables an analysis of international organizations that encompasses both their institutional and political aspects, as well as their legal nature. This approach integrates institutionalist studies of foreign and security policy within the European context. The first part of the study provides a review of the main theoretical issues developed by political science literature, framing the specific characteristics of the practices. The second part of this document applies the theoretical framework by presenting interview results from officials of both bodies and delegates at the Permanent Representations of the member states. These empirical data will be complemented with concrete examples of practices developed over time between the EU and NATO, operating on three different levels: bureaucratic, political, and legal. The methodology is based on a qualitative collection of official documents, treaties, and secondary literature related to the topic, combined with empirical data collected through semi-structured interviews. The emergence of new non-state actors, such as terrorist groups, or the use of forms of hybrid warfare capable of complementing classical military instruments, calls for a profound rethinking of the division of tasks between the EU and NATO in the area of European defence. This threat is growing and takes advantage of the ambiguous areas within the international legal framework. It occurs within a context of tension between the EU and NATO, which leads to the development of both cooperative and competitive forms of interaction between the two organizations. Therefore, it is essential to investigate not only the mechanisms of interaction between organizations but also the existing points of contact between international law and international relations. This will deepen the existing links and bring the two disciplines closer
FORMATIVE ASSESSMENT IN EMERGENCY REMOTE TEACHING. STUDY OF TEACHERS' BELIEFS AND PRACTICES
L’UNESCO, il Consiglio d’Europa e, in Italia, il Ministero dell’Istruzione hanno suggerito l’impiego della valutazione formativa quale metodo e strumento per sostenere l’apprendimento e il coinvolgimento degli studenti nella fase di Emergency Remote Teaching (DAD-DDI), attivata durante la crisi pandemica per Covid-19. Con l’obiettivo di indagare tali costrutti, già noti nella letteratura scientifica, in un quadro inedito ed emergenziale, la ricerca affronta il tema delle convinzioni e delle dichiarazioni di prassi dei docenti, approfondendone il legame con i processi di teacher change. Il lavoro si articola in due parti principali. Nella prima sono indagati il processo evolutivo della valutazione a scuola, la sua funzione formativa e la sua applicazione nella didattica di emergenza da remoto, le convinzioni degli insegnanti sulle prassi didattiche e docimologiche. Nella seconda è dato conto di una indagine empirica condotta mediante uno studio di caso multiplo su un campione ragionato di tre istituti omnicomprensivi. Il disegno dell’indagine è costituito da una fase esplorativa dei contesti scolastici individuati (interviste semistrutturate ai Dirigenti scolastici), da una descrittiva delle convinzioni e delle prassi degli insegnanti (questionario ai docenti) e da una interpretativa dei dati emersi in relazione al contesto (focus group con testimoni privilegiati). Le analisi quali-quantitative condotte sui dati raccolti indicano che l’impiego della valutazione formativa nell’ERT ha influito positivamente sull’apprendimento e sul coinvolgimento degli studenti; allo stesso modo hanno avuto effetto le caratteristiche del contesto scolastico, l’ordine di insegnamento e i percorsi di formazione dei docenti.UNESCO, the Council of Europe and, in Italy, the Ministry of Education have suggested the use of formative assessment as a method and tool to support students' learning and engagement in the Emergency Remote Teaching phase (DAD-DDI), activated during the pandemic crisis for Covid-19. With the aim of investigating these constructs, already known in the scientific literature, in an unprecedented and emergency framework, the research deals with the issue of teachers' beliefs and statements of practice, deepening the link with teacher change processes. The work is divided into two main parts. In the first, the evolutionary process of assessment at school, its formative function and its application in emergency remote teaching, teachers' beliefs on teaching and docimological practices are investigated. In the second, account is taken of empirical investigation carried out by means of a multiple case study on a reasoned sample of three omnicomprehensive schools. The study design consists of an exploratory phase of the identified school contexts (semi-structured interviews with school principals), a description of the beliefs and practices of teachers (questionnaire to teachers) and an interpretation of the data emerged in relation to the context (focus group with privileged witnesses). The qualitative and quantitative analyses carried out on the collected data indicate that the use of formative assessment in ERT has had a positive impact on the learning and engagement of students; similarly, the characteristics of the school context, the teaching order and training paths of teachers have had an effect
THE BEHAVIORAL HETEROGENEITY OF MONEY LAUNDERING
Nonostante l'ampia implementazione di un regime globale contro il riciclaggio di denaro e la crescente attenzione da parte dei media, lo scarso interesse accademico sul lato della minaccia del riciclaggio di denaro ha portato a una comprensione insufficiente degli attori, dei processi e dei comportamenti coinvolti. Un esame degli studi empirici esistenti rivela che i riciclatori di denaro non costituiscono un gruppo omogeneo caratterizzato da funzioni di utilità uniformi simili agli attori economici legittimi. Nonostante questa consapevolezza, la letteratura criminologica manca ancora di un'analisi sistematica che associ diversi tipi di criminali con pratiche specifiche di riciclaggio di denaro. Per affrontare questo gap conoscitivo, il presente studio conduce un'analisi di 348 indagini sul riciclaggio di denaro condotte dalle forze dell'ordine italiane dal 2016 al 2022, utilizzando una multiple correspondence analysis. I risultati evidenziano diverse differenze tra i criminali in termini di strategie di riciclaggio di denaro. Le Mafie italiane riciclano proventi illeciti infiltrando principalmente l'economia legale, mentre i gruppi criminali stranieri preferiscono schemi al di fuori del sistema finanziario tradizionale. Inoltre, entrambi i gruppi tendono a mantenere i loro investimenti vicini quando riciclano all'estero: le Mafie italiane rimangono in Italia o scelgono paesi vicini, mentre i gruppi criminali stranieri rimpatriano i proventi illeciti nei loro paesi d'origine. D'altra parte, altri gruppi criminali organizzati attivi in Italia e i criminali non appartenenti a gruppi criminali organizzati mostrano comportamenti più variegati e sofisticati, sia in termini di metodi che di paesi stranieri. Lo studio si conclude con la discussione delle implicazioni sia per la ricerca che per l’implementazione di politiche pubbliche.Despite the widespread implementation of a global anti-money laundering regime and the increasing media spotlight, the limited academic focus on the threat side of money laundering has resulted in an insufficient understanding of the actors, processes, and behaviors involved. An examination of existing empirical studies reveals that money launderers do not constitute a homogeneous group characterized by uniform utility functions akin to legitimate rational economic actors. Despite this realization, criminological literature still lacks a systematic analysis that links different types of offenders with specific money laundering practices. Addressing this research gap, the present study conducts an analysis of 348 money laundering investigations carried out by Italian law enforcement agencies from 2016 to 2022, utilizing multiple correspondence analysis. The findings highlight several differences among offenders in terms of money laundering strategies. Italian Mafias predominantly launder illicit proceeds by infiltrating the legal economy, whereas Foreign organized crime groups prefer engaging in schemes outside of the traditional financial system. Additionally, both groups tend to keep their investments close when laundering abroad: Italian Mafias either remain in Italy or choose neighboring countries, while Foreign organized crime groups repatriate illicit proceeds to their home countries. On the other hand, other organized crime groups active in Italy and non-organized crime offenders exhibit more varied and sophisticated behaviors, encompassing both methods and foreign countries. The study concludes with a discussion on implications for both research and policy
Schoolbooks and inclusive teaching. Two analysis tools for promoting accessible learning
L’Agenda 2030 delle Nazioni Unite esorta gli Stati a implementare un’istruzione equa e inclusiva. L’inclusione si basa sull’adattamento di tempi, spazi, strategie e materiali. Tra questi ultimi elementi, il manuale scolastico rappresenta uno strumento fondamentale per condividere conoscenze e favorire momenti di partecipazione e cooperazione interdipendente tra gli studenti. Inoltre, questo sussidio didattico si configura come un elemento cardine nei momenti di studio individuale. Esso, infatti, costituisce una solida base per l'apprendimento dei contenuti e per la reinterpretazione personale di quanto appreso. Il problema dell’accessibilità del manuale scolastico è ampio e riguarda molti studenti. La ricerca attuata consta di quattro capitoli. La prima sezione delinea un quadro storico-normativo sull’inclusione al fine di tratteggiare l’excursus che ha reso il costrutto inclusivo un’innovazione senza precedenti, rimuovendo alcune pratiche mediche deprivanti e annichilenti. Il secondo capitolo è incentrato sul significato della lettura nella società ipermediale, cercando di comprendere la rilevanza e l’attualità di questa pratica. Nel terzo capitolo, partendo dai bisogni generali di ciascuno studente, si suggerisce l'adozione di modalità didattiche plurali al fine di rispondere all’eterogeneità del gruppo classe. I framework didattici trattati sono l'Universal Design for Learning (UDL) e la Differenziazione Didattica. Infine, l'ultima parte della tesi problematizza l'utilità e la rilevanza dei libri di testo nello scenario educativo odierno. In questa sezione vengono illustrati i risultati della ricerca-azione effettuata.The UN Agenda 2030 urges States to implement equitable and inclusive education. Inclusion is based on adapting times, spaces, strategies and materials. Among the latter elements, the school manual is a primary tool for sharing knowledge and encouraging moments of participation and interdependent cooperation between students. Furthermore, this teaching aid is configured as a cornerstone of home study moments. It constitutes a solid basis for learning content and personal reinterpretation of what has been learned. The problem of accessibility of the school manual is broad, and it concerns many students. The study presented here is divided into four chapters. The first outlines a historical-normative framework on inclusion to outline the excursus that made the inclusive construct an unprecedented innovation, removing depriving and annihilating medical practices. The second section of the research focuses on the meaning of reading in a hypermedia society, trying to understand the relevance of this practice. In the third chapter, starting from the general needs of each student, it is suggested that adopting plural teaching methods is a response to the heterogeneous peculiarities of class groups. The teaching frameworks covered are the Universal Design for Learning (UDL) and the Differentiated Instruction. Finally, the last chapter of this thesis has problematised the usefulness and relevance of textbooks in today's educational scenario. This section illustrates the results of the Action Research carried out
The Effect of Nano- and Micro-plastics on Crops: An Omics Perspective
Le micro (MPs) e nano (NPs) plastiche presenti nel suolo possono influenzare la diversità microbica della rizosfera e modificare i parametri morfofisiologici e biochimici delle piante ivi coltivate. Tuttavia, esiste ancora una significativa lacuna di conoscenza riguardanti gli effetti specifici delle diverse dimensioni e concentrazioni di plastiche sugli effetti di interazione tra i contaminanti del suolo e sulla risposta della pianta. In questa tesi di dottorato, sono state impiegate diverse tecniche omiche al fine di chiarire i meccanismi d'azione esercitati dalla presenza delle MPs e NPs nel suolo sulla pianta di lattuga (Lactuca sativa L. var Canasta).
I primi due capitoli della tesi sono dedicati alla valutazione dell'effetto dell'interazione tra diverse dimensioni e concentrazioni di MPs e NPs di polietilene sulla pianta di lattuga. Questa valutazione è stata condotta integrando diversi approcci omici, tra cui la metabolomica, la metagenomica e la fenomica, al fine di identificare le caratteristiche principalmente correlate ai meccanismi chimicofisici e microbici di inetraction plastica-pianta. Mentre nel terzo capitolo, è stata valutata la fertilità del suolo utilizzando come organismo modello il lombrico (Eisenia andrei). In questo studio è stata valutata la co-esposizione della MPs ambientale con l'erbicida 2,4-D sulla capacità di tali contaminanti di alterare la diversità microbica sia del suolo che dell'intestino dei lombrichi, utilizzando ciò come indice di fertilità del suolo.Microplastics (MPs) and nanoplastics (NPs) in soil can impact the microbial diversity within rhizospheres and induce modifications in plants' morphological, physiological, and biochemical parameters. However, a significant knowledge gap still needs to be addressed regarding the specific effects of varying particle sizes and concentrations on the comprehensive interplay among soil dynamics, root exudation, and the overall plant system.
In this doctoral thesis, various omics techniques were employed to elucidate the mechanisms of action exerted by the presence of MPs and NPs in soil on lettuce plants (Lactuca sativa L. var Canasta). The first two chapters are dedicated to evaluating the effect of the interaction between different sizes and concentrations of polyethylene MPs and NPs on lettuce plants. This assessment was conducted by integrating various omics approaches, including metabolomics, metagenomics, and phenomics, to identify characteristics primarily correlated with chemical-physical and microbial mechanisms of plastic-plant interaction. In the third chapter, soil fertility was evaluated using the earthworm (Eisenia andrei) as a model organism. This study assessed the co-exposure of environmental MPs with the herbicide 2,4-D on the ability of these pollutants to alter the microbial diversity of both soil and earthworm intestines, using this as an indicator of soil fertility
BEYOND AID. THE CHALLENGE OF MUTUAL LEARNING IN INTERNATIONAL DEVELOPMENT COOPERATION
La cooperazione internazionale allo sviluppo nasce nel Secondo Dopoguerra e subisce profonde trasformazioni nel corso dei decenni: se in una prima fase consisteva principalmente nel trasferimento di risorse finanziarie dai Paesi occidentali ai contesti meno avanzati con l’obiettivo di sostenerne la crescita economica e l’industrializzazione, dai primi anni Duemila assume nuovi connotati, divenendo – almeno in linea teorica – uno strumento privilegiato per promuovere lo sviluppo umano, integrale e sostenibile di ogni persona. L’aggiornamento dei suoi principi guida, l’inclusione di nuovi attori e l’introduzione di strategie di intervento innovative, favoriscono la transizione dall’efficacia degli aiuti (Aid-Effectiveness) all’efficacia dello sviluppo (Development Effectiveness) conducendo gradualmente all’affermazione del cosiddetto Post-Aid World, prospettiva secondo la quale i soggetti coinvolti nei processi di cooperazione debbano impegnarsi non più solo nel campo degli aiuti economici, ma incoraggiare forme di collaborazione partecipate attraverso la costituzione di partnership inclusive, promuovere processi di empowerment e rafforzamento delle capacità individuali, incentivare la costruzione di relazioni paritarie e meno gerarchiche superando la logica donatore-beneficiario di retaggio coloniale.
Proprio nell’ambito della trasformazione di paradigma appena descritta si inserisce il presente studio dottorale, dedicato ad analizzare un concetto emergente nella letteratura sulla cooperazione internazionale allo sviluppo e, tuttavia, poco esplorato dagli studi sociologici: il mutual learning. La ricerca è stata realizzata in due fasi principali: in primo luogo, sono state somministrate 21 interviste semi-strutturate a testimoni privilegiati operanti in diversi settori della cooperazione (pubblico-governativo, privato profit, privato no-profit, accademico) con l’obiettivo di costruire una definizione teorico-empirica di mutual learning; in secondo luogo, è stata condotta un’analisi documentaria su tre tipologie di documenti (proposta progettuale, report descrittivo delle attività svolte, report di valutazione conclusiva) relative a quattro progetti di cooperazione, implementati da differenti Ong italiane (AMU, AVSI, COE, Progettomondo) in diversi Paesi del Sud globale (Argentina, Sud-Sudan, Camerun, Bolivia-Perù).
Lo studio, dunque, intende presentare due ordini di risultati: (1) la definizione teorico-empirica di mutual learning con le sue tre componenti principali (elementi definitori, condizioni di possibilità, implicazioni) e gli indicatori del costrutto di mutual learning ricavati dalla definizione stessa, utili per poterne rintracciare la presenza nella realtà empirica; (2) gli aspetti innovativi emersi da una prima verifica di tali indicatori nella pratica della cooperazione, sulla base dei quali sono stati prodotti sia una definizione aggiornata del costrutto sia alcuni nuovi indicatori.
Approfondire l’analisi del concetto di mutual learning da una prospettiva teorico-empirica può, innanzitutto, ampliare la riflessione sociologica sulla cooperazione, posta spesso in secondo piano rispetto a quella di tipo economico; in secondo luogo, incoraggia a tracciare in modo più chiaro i confini della Sociologia della cooperazione, disciplina ancora in fase di definizione; inoltre, può contribuire a scardinare la concezione tradizionale di retaggio coloniale che identifica la cooperazione come rapporto unilaterale tra donatori e beneficiari, promuovendo relazioni reciproche e paritarie tra Nord e Sud globale; infine, può supportare nello sforzo a colmare il gap tra teoria e pratica nella cooperazione, divenendo strumento utile agli operatori impegnati nelle fasi di progettazione, implementazione e valutazione delle iniziative, orientando peraltro tali pratiche verso approcci più inclusivi e paritari.International development cooperation emerged in the post-World War II period and experienced significant transformations throughout the ensuing decades . If in a first phase it mainly consisted of the transfer of financial resources from Western countries to less advanced contexts with the aim of supporting their economic growth and industrialization, since the early 2000s it has taken on new connotations, becoming - at least in theory - a privileged tool for promoting the human, integral and sustainable development. The revision of its guiding principles, the incorporation of new actors/stakeholders, and the implementation of innovative intervention strategies foster the shift from “Aid-Effectiveness” to “Development Effectiveness”. This transition gradually propels the notion of a “Post-Aid World”, advocating for a departure from mere economic assistance towards fostering participatory collaboration through inclusive partnerships. It emphasizes empowering individuals, enhancing capacities, and fostering egalitarian relationships, thereby transcending the colonial-era donor-beneficiary paradigm.
The present doctoral study fits precisely into the paradigm transformation just described and it is dedicated to analyzing an emerging concept in the literature on international development cooperation and, however, little explored by sociological studies: mutual learning. The research was carried out in two main stages: firstly, 21 semi-structured interviews were administered to key experts working in different sectors of cooperation (public-governmental, private for-profit, private nonprofit, academic) designed to construct a theoretical-empirical definition of mutual learning; secondly, a documentary analysis was conducted on three types of documents (project proposal, descriptive report of implemented activities, final evaluation report) related to four cooperation projects, realized by different Italian NGOs (AMU, AVSI, COE, Progettomondo) in various countries of the Global South (Argentina, South-Sudan, Cameroon, Bolivia-Peru).
Therefore, the study intends to present two orders of results: (1) the theoretical-empirical definition of mutual learning with its three main components (defining elements, conditions of possibility, implications) and the indicators of the mutual learning construct derived from the definition, which are useful to trace its presence in the empirical reality; (2) the innovative aspects that emerged from an initial test of these indicators in the cooperation practice, on the basis of which both an updated definition of the construct and some new indicators were produced.
First of all, deepening the analysis of mutual learning concept from a theoretical-empirical perspective can broaden sociological reflection on cooperation, often placed in the background compared to the economic one. In addition, it encourages drawing more clearly the boundaries of the Sociology of Cooperation, a discipline still being defined. Moreover, it can contribute to dismantling the traditional conception of colonial heritage that identifies cooperation as a unilateral relationship between donors and beneficiaries, promoting reciprocal and equal bonds between the global North and South. Finally, it can support the effort to bridge the gap between theory and practice in cooperation, proving to be a useful tool for practitioners engaged in the design, implementation and evaluation phases of development projects, also orienting such practices toward more inclusive and equal approaches
Labour protection and business freedom in outsourcing processes
L’elaborato analizza le conseguenze lavoristiche della successione fra imprenditori, muovendo da una ricognizione delle varie tipologie di esternalizzazione con le relative esigenze e principali criticità.
L’indagine si concentra in primo luogo sul trasferimento d’azienda, esaminando la normativa e la giurisprudenza europee per passare poi alla disciplina di diritto interno, alle procedure sindacali e a uno specifico focus sul trasferimento delle aziende in crisi.
Successivamente l’autore si sofferma sull’appalto, prendendone in particolare considerazione gli indici di genuinità, i criteri di distinzione dalla somministrazione illecita di manodopera e la tutela delle maestranze in caso di avvicendamento fra imprese.
Da ultimo, la ricerca approfondisce le c.d. “clausole sociali”, sia di prima che di seconda generazione, valutandone la compatibilità con il diritto eurounitario e con la costituzione nonché riflettendo sui possibili rimedi in caso di loro violazione.The author analyzes the labour consequences of the succession between entrepreneurs, starting from a recognition of the various types of outsourcing with the related needs and main critical issues.
The survey focuses primarily on the transfer of businesses, examining European legislation and case-law and then moving on to internal legislation, trade union procedures and a specific focus on the transfer of companies in crisis.
The author then dwells on the contract, taking into account in particular the indications of authenticity, the criteria of distinction from the illicit administration of labour and the protection of workers in the event of turnover between companies.
Finally, the research deepens the "social clauses", both first and second generation, assessing their compatibility with European law and with the constitution and reflecting on possible remedies in case of their violation
GAMIFICATION THEORY AND METHODS. ANALYSIS AND CASE STUDY IN HIGHER EDUCATION
La ricerca qui presentata si inserisce nel panorama teorico e di ricerca attuale con lo scopo di indagare e riflettere sulla possibile contaminazione tra il design progettuale proprio della Gamification – metodologia attiva sempre più presente all’interno di corsi dell’Higher Education – e la didattica innovativa del Blended Learning.
Partendo dall’analisi dei principi psicologici e motivazionali e delle teorie di riferimento che rendono efficace questa strategia nell'ambiente educativo, la ricerca si propone di identificare le relazioni tra gioco, videogioco e gamification in ottica culturale e didattica. Inoltre, attraverso una Systematic Literature Review, vengono presentati i possibili modelli per implementare la gamification nel contesto dell'Higher Education, riflettendo su come creare un ambiente di apprendimento interattivo e stimolante, dove gli studenti possano monitorare il proprio progresso e raggiungere più efficacemente gli obiettivi didattici.
Infine, vengono presentati due case study di blended learning nell'Higher Education: gli studenti sono coinvolti in due insegnamenti, proposti dentro l’Università, all’interno dei quali sono stati implementati elementi ludici, con l’obiettivo di verificare le modalità di cambiamento della progettazione didattica e dell’assessment e la possibile modifica dell’apprendimento dello studente.
I dati dimostrano come gli studenti sperimentino maggiore coinvolgimento, motivazione e autoefficacia nel perseguire gli obiettivi del corso e come la collaborazione tra pari crei un gruppo di apprendimento più dinamico e costruttivo. Inoltre, la ricerca mostra come l'implementazione della gamification richieda una progettazione oculata e una comprensione approfondita degli studenti e degli obiettivi dell'apprendimento da parte dei docenti, che si devono assicurare che la gamification sia integrata organicamente nel curriculum.The research presented here fits into the current theoretical and research landscape with the aim of investigating and reflecting on the possible contamination between the design proper to gamification - an active methodology increasingly present within courses in higher education - and the innovative didactics of blended learning.
Starting from the analysis of the psychological and motivational principles and reference theories that make this strategy effective in the educational environment, the research aims to identify the relationships between game, video game and gamification from a cultural and educational perspective. In addition, through a systematic literature review, possible models for implementing gamification in the context of higher education are presented, reflecting on how to create an interactive and stimulating learning environment where students can monitor their progress and improve the achievement of educational goals.
Finally, two case studies of blended learning in higher education, proposed within the university, are presented: students are involved in two teachings in which ludic elements have been implemented, with the aim of testing ways of changing instructional design and assessment and the possible modification of students' learning.
The data show how students have greater engagement, motivation and self-efficacy in pursuing course objectives and how collaboration among students creates a more dynamic learning group. In addition, the research shows how implementing gamification requires faculty to design wisely and have a thorough understanding of students' and learning objectives, having to ensure that gamification is integrated organically into the curriculum