Rivista Internazionale di Filosofia e Psicologia (Università degli Studi di Bari)
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    424 research outputs found

    The future of cognitive science is pluralistic, but what does that mean?

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    Abstract: We imagine the future of cognitive science by first considering its past, which shows remarkable transformation from a field that, although interdisciplinary, was initially marked by a narrow set of assumptions concerning its subject matter. In the last decades, multiple alternative frameworks with radically different ontological and epistemic commitments (e.g., situated cognition, embodied cognition, extended mind) found broad support. We address the question of how to understand these changes, noting as logical alternatives that (1) newer approaches are not properly cognitive; (2) that newer approaches are cognitive but not science; and (3) that cognitive science has become pluralistic. We endorse the third position and venture to guess that the future of cognitive science is also pluralistic. We are left, however, with the question of what this means. After noting the polysemous nature of the term “pluralism”, we attempt to add clarity by distinguishing three forms: ontological, epistemic, and ethical. We then consider what each form might imply for the future of cognitive science.Keywords: Cognitive Science; Pluralism; Relativism; History of Science; Philosophy of Science Il futuro della scienza cognitiva è pluralista, ma che vuol dire?Riassunto: Pensiamo al futuro della scienza cognitiva in primo luogo considerando il suo passato, il quale è notevolmente cambiato rispetto al presente. Per quanto si proponesse come un campo di studi interdisciplinari, la scienza cognitiva delle origini era caratterizzata da un insieme ristretto di assunzioni riguardanti il proprio oggetto. Negli ultimi decenni hanno trovato supporto diverse cornici teoriche in reciproca competizione e con impegni ontologici ed epistemologici radicalmente differenti (si pensi, per esempio, alla cognizione situata, alla cognizione incarnata, alla mente estesa). Proveremo a dare risposta alla domanda su come intendere questi cambiamenti, prendendo atto che ci troviamo di fronte a una serie di posizioni che sono logicamente alternative fra loro: (1) gli approcci più recenti non sono propriamente cognitivi; (2) oppure che gli approcci più recenti sono cognitivi, ma non scientifici; (3) la scienza cognitiva è diventata pluralista. Noi crediamo che la terza posizione sia corretta e scommettiamo su un futuro della scienza cognitiva che sia anche pluralista. Resta aperto, tuttavia, il problema di cosa questo significhi. Dopo aver preso atto della natura polisemica del termine “pluralismo”, cercheremo di far chiarezza distinguendo tre forme di pluralismo: ontologico, epistemico, ed etico. Considereremo quindi ciò che ciascuna può comportare per il futuro della scienza cognitiva.Parole chiave: Scienza cognitiva; Pluralismo; Relativismo; Storia della scienza; Filosofia della scienz

    What future for cognitive science(s)?

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    Abstract: In this introduction to the thematic issue on the future of the cognitive science(s), we examine how challenges and uncertainties surrounding the past and present of this discipline make it difficult to chart its future. We focus on two main questions. The first is whether cognitive science is a single unified field or inherently pluralistic. This question can be asked at various levels: First, with respect to the disciplines that should be included in the cognitive hexagon and their reciprocal relationships: should we speak of cognitive science or of the cognitive sciences? Second, with regard to the conceptual and methodological changes (turns or revolutions) that have taken place within the cognitive project from its inception to the present day. Third, it pertains to cognitive psychology as a discipline. Before the emergence of cognitive science psychology was a fragmented discipline characterized by different traditions and approaches: has cognitive science been able to stem this fragmentation? Finally, we can question the unity of the cognitive architecture itself: is cognition produced by homogeneous or heterogenous mechanisms for information processing? We show that the issue of unity is addressed by several of the papers included in this thematic issue. In the second part of this introduction, we query the role that each component discipline should play in the cognitive project and in particular which should lead the project going forward, and why. Again, we show how this issue has been tackled by several articles featured in this collection.Keywords: Future of Cognitive Science; Cognitive Psychology; Pluralism and Cognitive Science; Philosophy and Cognitive Science; Fragmentation of Psychology Quale futuro per la scienza cognitiva?Riassunto: In questa introduzione al fascicolo tematico dedicato al futuro della scienza cognitiva prendiamo in considerazione sfide e incertezze che caratterizzano il passato e il presente di questa disciplina, rendendo difficile prevedere il suo futuro. Due le questioni principali su cui concentriamo l’attenzione. La prima: la scienza cognitiva è un ambito unitario o intrinsecamente pluralistico? Questo problema si manifesta a diversi livelli. In primo luogo, riguarda le discipline che dovrebbero comporre l’esagono cognitivo e le loro relazioni reciproche: dovremmo parlare di scienza cognitiva o di scienze cognitive? In secondo luogo, riguarda le trasformazioni (svolte o rivoluzioni) concettuali e metodologiche avvenute all’interno di questo progetto dalla sua nascita fino ai giorni nostri. In terzo luogo, riguarda la psicologia cognitiva. Prima della nascita della scienza cognitiva la psicologia era una disciplina frammentaria caratterizzata da diverse tradizioni e approcci: possiamo dire che la scienza cognitiva abbia posto rimedio a tale frammentazione? Infine, il problema dell’unità sorge anche in relazione all’architettura cognitiva stessa, considerando che la cognizione potrebbe o potrebbe non essere prodotta da meccanismi omogenei di elaborazione delle informazioni. Nella presentazione che segue si cerca di mostrare come l’unità, in tutte queste varianti, sia una questione affrontata da diversi articoli presenti in questo fascicolo tematico. Nella seconda parte di questa introduzione prendiamo in considerazione il problema del ruolo che ciascuna disciplina componente dovrebbe svolgere nel progetto cognitivo e, in particolare, quale dovrebbe guidare il progetto e perché, ponendo in evidenza come anche questa sia una questione centrale, tematizzata da diversi lavori presentati in questo fascicolo.Parole chiave: Futuro della scienza cognitiva; Psicologia cognitiva; Pluralismo e scienza cognitiva; Filosofia e scienza cognitiva; Frammentazione della psicologi

    Two open questions in the reformist agenda of the philosophy of cognitive science

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    Abstract: In this paper we carve out a reformist agenda within the debate on the foundations of cognitive science, incorporating some important ideas from the 4E cognition literature into the computational-representational framework. We are deeply sympathetic to this reformist program since we think that, despite strong criticism of the concept of computation and the related notion of representation, computational models should still be at the core of the study of mind. At the same time, we recognize the need for a liberalization of the computational and representational framework that can address deep dissatisfaction with the anti-biologism and radical internalism of classical cognitive science. However, reform is a difficult task, so in this article we focus on two open questions within the reformist agenda. The first concerns the possibility of combining mechanistic-computational and dynamical explanations. The second concerns related changes in the notion of representation and its use (with special attention to Andy Clark’s radical predictive processing).Keywords: Continuum of Representational Genera; Enactivism; Predictive Processing; Radical Embodied Cognition Thesis; RepresentationalismDue problemi aperti nell’agenda riformista della filosofia della scienza cognitivaRiassunto: In questo lavoro identifichiamo un’agenda riformista nel dibattito sui fondamenti della scienza cognitiva che incorpora alcune idee centrali provenienti dalla letteratura sulla cognizione 4E all’interno di una cornice computazionalista e rappresentazionalista. Tale agenda considera il quadro computazionalista e rappresentazionalista ancora imprescindibile ai fini dello studio integrato della mente e del cervello, ma ne persegue una liberalizzazione nell’intento di renderlo idoneo ad accogliere alcuni importanti spunti emersi dalla letteratura sulla cognizione delle 4E. Tuttavia, riformare è un compito difficile. In questo articolo ci concentriamo su due problemi aperti nell’agenda riformista. Il primo riguarda la possibilità di mettere assieme le spiegazioni meccaniciste e computazionaliste con quelle dinamiche. Il secondo riguarda i cambiamenti relativi alla nozione di rappresentazione e al suo impiego (con particolare attenzione all’elaborazione predittiva radicale di Andy Clark).Parole chiave: Continuum dei generi rappresentazionali; Elaborazione predittiva; Enattivismo; Tesi della cognizione incarnata radicale; Rappresentazionalism

    Recensione di M. Bottiroli, Marcel Proust. Il romanzo del desiderio

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    Le questioni morali e le implicazioni psicologiche della riproduzione, del sesso e delle relazioni affettive nelle missioni spaziali

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    Riassunto: I bisogni sessuali degli astronauti rappresentano un tema lungamente trascurato delle missioni spaziali. Soltanto di recente la comunità scientifica ha incominciato a interessarsi alla vita sessuale degli astronauti e a rivolgere una qualche attenzione alle questioni che riguardano il sesso nello spazio. Comunque, il sesso è una questione centrale per gli astronauti impegnati nelle missioni spaziali. Noi sosteremmo che nella prima fase di esplorazione e di colonizzazione dello spazio e di nuovi pianeti, gli astronauti dovrebbero avere la possibilità di fare sesso ma non dovrebbero avere figli. Affermeremo, inoltre, che un programma di colonizzazione di nuovi pianeti dovrebbe prendere in considerazione la possibilità di affiancare agli astronauti macchine sempre più intelligenti in grado non soltanto di assisterli nella missione, a livello operativo, ma anche di soddisfare i loro bisogni sessuali. Finora il dibattito sui sex robot ha considerato quasi esclusivamente il loro uso sul nostro pianeta. Tuttavia, i sex robot potrebbero rivelarsi una risorsa importante per le missioni spaziali che hanno l’obiettivo di avviare la costruzione di nuove stazioni spaziali o colonizzazione di nuovi territori.Parole chiave: Bioetica; Riproduzione; Sessualità; Spazio; RobotMoral and psychological issues of reproduction, sex, and affective relationships in space missionsAbstract: The sexual needs of astronauts have long been overlooked in space missions. Only recently has the scientific community begun to show interest in the sexual lives of astronauts and pay attention to the issues surrounding sex in space. However, sex remains a central concern for astronauts involved in space missions. We would argue that in the initial phase of space exploration and colonization of new planets, astronauts should have the opportunity for sexual activity but should not have children. Furthermore, we assert that a program for the colonization of new planets should consider the possibility of providing intelligent machines to accompany astronauts, capable not only of assisting them operationally in their mission but also of satisfying their sexual needs. So far, the debate on sex robots has primarily focused on their use on our planet. However, sex robots could prove to be a valuable resource for space missions aimed at establishing new space stations or colonizing new territories.Keywords: Bioethics; Reproduction; Sex; Space; Robo

    Lineamenti di una fenomenologia dell’attenzione. Da Husserl a Waldenfels

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    Riassunto: In questo articolo cercheremo di delineare le caratteristiche di una fenomenologia dell’attenzione incentrata sui concetti di interesse e selezione. Partiremo dall’analisi del concetto di attenzione in Husserl per poi concentrarci sulle riflessioni di William James, Alfred Schutz ed Erving Goffman che riconoscono un ruolo fondamentale dell’attenzione nei processi con cui gli attori sociali inquadrano e definiscono la realtà e, infine, analizzeremo la proposta teorica di Bernhard Waldenfels che propone un’etica dell’attenzione che è sia un’etica dell’apertura e del riconoscimento dell’altro sia, soprattutto, una risposta e un antidoto alla xenologia e alla xenopolitica.Parole chiave: Edmund Husserl; Alfred Schutz; Bernhard Waldenfels; Fenomenologia; Attenzione Delineating a phenomenology of attention: From Husserl to WaldenfelsAbstract: In this paper we will attempt to outline a phenomenology of attention centered around the concepts of interest and selection. We will start with an analysis of Husserl’s notion of attention, then turn to the reflections of William James, Alfred Schutz and Erving Goffman, all of whom recognized the fundamental role attention plays in the processes by which social actors frame and define reality. Finally, we will consider Bernhard Waldenfels’ ethics of attention. He offers an ethics based on openness to and recognition of the other that, above all, offers both a response and an antidote to xenology and xenopolitics.Keywords: Edmund Husserl; Alfred Schutz; Bernhard Waldenfels; Phenomenology; Attentio

    Recensione di F. Faggin, Irriducibile. La coscienza, la vita, i computer e la nostra natura

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    Somewhere in-between: Inner speech and the proto-mental content

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    Abstract: In this paper, I explain emerging mental content by focusing on the role of inner speech in reading acquisition. I offer a hybrid explanation that relates a Vygotskian conception of inner speech (constructivism) to dual-route psycholinguistic models of reading (cognitivism) and the notion of content-involving mental states based on socio-cultural practices (enactivism). I first clarify some of the presuppositions that allow for my proposed conception of proto-content. Second, I explore the relationship between inner speech and reading acquisition. Lastly, I develop a notion of “proto-content” grounded in the idea of internal aboutness.Keywords: Mental Representations; Reading Acquisition; Linguistic Content; Constructivism; Enactivism; Cognitivism Da qualche parte, là in mezzo: il discorso interiore e il contenuto proto-mentaleRiassunto: In questo lavoro intendo illustrare l’emergere del contenuto mentale concetrandomi sul ruolo del discorso interiore nella acquisizione della capacità di lettura. Intendo offrire un modello ibrido di spiegazione che metta in relazione una concezione vygotskiana del discorso interiore (costruttivismo) e i modelli di lettura psicolinguistici a due vie (cognitivismo) con la nozione di stati mentali provvisti di contenuto. Chiarirò in primo luogo alcuni presupposti della mia concezione del proto-mentale. In secondo luogo esplorerò la relazione tra discorso interiore e acquisizione della capacità di lettura. In ultima istanza svilupperò una nozione di “proto-contenuto” fondata nell’idea della capacità interna di riferimento.Parole chiave: Rappresentazione mentale; Acquisizione della capacità di lettura; Contenuto linguistico; Costruttivismo; Enattivismo; Cognitivism

    Un’epoca senza contatto? Dall’io empatico al sé digitale

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    Riassunto: Il presente lavoro affronta il delicato tema dell’isolamento digitale e della profonda svolta antropologica scaturita dall’uso delle nuove tecnologie elettroniche. Le nostre relazioni amicali, lavorative e familiari fanno sempre più ricorso alla comunicazione telematica e meno al confronto personale. La conversazione vis-à-vis, che è quella più umanizzante, sta lasciando il posto a quella mediata da computer e smartphone. Tutto questo rischia di provocare un nocivo isolamento digitale, interrompendo ogni forma di dialogo e di introspezione personale. L’isolamento viene spesso abbinato a un utilizzo intenso di Internet e di videogiochi. Le relazioni online non possono sostituire completamente quelle che nascono nel mondo reale né, d’altra parte, è pensabile frenare l’avanzata dei contesti virtuali entro i quali siamo immersi consapevolmente e, talvolta, inconsapevolmente. Non si tratta di essere pro o contro la tecnologia. Bisogna solo ritrovare il gusto dell’incontro, della conversazione faccia a faccia, della relazione fisica. Dislocare le nostre relazioni fisiche nel mondo digitale non ha nulla di rischioso. Il pericolo, semmai, è determinato dal contrario. Se la navigazione sul web diventa lo spazio esistenziale in cui vagare liberi e senza meta, con la convinzione che solo lì è possibile ottenere un’immagine vera di sé stessi, il rischio di rimanere prigionieri della propria solitudine potrebbe essere alto. Se, al contrario, le tecnologie sono usate coscientemente, possono portare a riflessioni capaci di esplorare il nostro Io. Internet non può eludere il bisogno di avere a che fare con gli altri nel mondo reale, perché solo questo tipo di rapporto fa di noi ciò che siamo realmente.Parole chiave: Inclusione digitale; Solitudine; Connessione; Empatia; Salute mentale A contactless era? From empathic I to digital selfAbstract: This paper addresses the sensitive issue of digital isolation and the profound anthropological shift that has resulted from the use of new electronic technologies. Friendship, work, and family relationships all increasingly rely more on telematic communication and less on personal encounters; face-to-face communication is giving way to modes of communication mediated by computers and smartphones. Does circumventing all forms of dialogue and personal introspection lead to dangerous digital isolation? The risk is real. Only through a balanced use of digital resources can we mitigate the harmful effects of social isolation. Online relationships cannot completely replace those that take place in the real world. At the same time, we cannot stop the advance of the virtual contexts within which we are consciously and sometimes unconsciously immersed. It is not a question of being for or against technology. We just need to rediscover our taste for human encounters, face-to-face conversations, and physical relationships. Displacing our physical relationships to the digital world is not in itself risky. The danger, if any, arises from another direction. If web surfing becomes the existential space in which we can roam freely and aimlessly, in the belief that only there is it possible to obtain a true image of oneself, then the risk of remaining a prisoner of one's own lonelinesss rises with devastating consequences at a psychological level. In contrast, technologies are used consciously, they can lead to valuable reflections that help us explore ourselves. The Internet should never circumvent or replace our need to deal with each other in the real world, because it only these kinds of real world relationship that make us who we really are.Keywords: Digital inclusion; Loneliness; Connection; Empathy; Mental Healt

    Recensione di F.G. Menga, Etica intergenerazionale

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