Il ‘Libro di disegni’ del principe di Tarsia e le tecniche di rappresentazione del secondo Cinquecento

Abstract

I due album manoscritti della Biblioteca Nazionale di Napoli (Mss. XII.D.1 e XII.D.74) compongono, nel loro insieme, un vero e proprio ‘Libro di disegni’ di architettura e città. Questo, se da un lato comprova la diffusione in ambiente napoletano del linguaggio grafico e dei metodi di rappresentazione con cui tra la prima e la seconda metà del Cinquecento vengono comunicate l’architettura, la città e il territorio, d’altro canto costituisce una preziosa testimonianza del primato, in immediatezza e universalità espressiva, dell’arte del disegno, oltre che del suo indiscutibile ruolo di medium per la comprensione del reale. Gli attuali 132 fogli che costituiscono la raccolta dànno vita a un ipertesto figurativo ante litteram, uno strumento aperto, potenzialmente infinito e teso alla continua ricerca dell’immagine più evocativa possibile delle forme dello spazio, sia esso lo spazio dell’architettura che quello della città. Qui il «figurare» leonardiano, che già nel Paragone – Codice A e Codice C – appare superiore al «descrivere», offusca completamente la parola nella predominanza del segno iconico rispetto a qualsiasi segno lessicale, relegato a brevissime e sporadiche annotazioni a margine di tavole riempite interamente dall’immagine grafica

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