La città romana di Urbs Salvia emerge a fatica dal terreno che la ricopre, consentendo a stento di comprenderne le parti, in pessimo stato di conservazione, annebbiate dalla polvere e dal fitto intreccio della vegetazione, che tenta di riappropriarsi della nuda pietra che ne rimane. La leggibiltà alterata dei resti porta alla mancata comprensione del luogo e alla perdita della sua storia. È necessario, perciò, restituire una linea narrativa a tali frammenti, con l’intento di recuperare un’unità perduta e legare nuovamente insieme le parti. È importante che la città antica accolga la città moderna e si crei uno scambio continuo tra le due, all’interno di un sistema culturale più ampio. Queste cosiderazioni hanno posto le basi per lo sviluppo di un progetto che ha come scopo il potenziamento delle connessioni e delle relazioni con l’intero territorio. Il progetto si è fatto carico di tutti quei temi caratteristici di un Parco Archeologico definendo un nuovo approccio, mirato alla risoluzione di problematiche di fruizione, gestione e valorizzazione del luogo. Il legame, ormai inscindibile, tra rudere e natura e il fascino di questa unione spontanea, ha indirizzato l’azione progettuale verso la conservazione di tale armonia, tramite interventi di salvaguardia della materia archeologica e del sistema ecologico-ambientale. Le risposte alle innumerevoli problematiche del sito hanno trovato una sintesi nell’area templare, fulcro ed origine dell’antico insediamento, oltre che monumento cardine e peculiare del panorama archeologico marchigiano. Il tema principale ha riguardato la valorizzazione dei resti archeologici scavati, prevedendo una musealizzazione diffusa che consentisse una piena comprensione e consapevolezza di tale luogo. I frammenti delle mura e delle strade basolate, divengono le parole mancanti che ricompongono il brano antico, da resti marginali e dimenticati diventano gli interpreti principali dell’azione progettuale, elementi chiave di rilettura della città