Inclusione e integrazione. Modelli alternativi o correlati di organizzazione?

Abstract

In current educational and social practices it has been widely affirmed the policy of implementing operability based on sound pedagogical principles used with the hiring of a coherent prospect of success. An operation whose level of success, in terms not only quantitative but also qualitative, appears closely linked to the respect of systematic constraints, with the adoption of action models adaptable to the multiplicity and diversity of contexts of reference, with the foresight to systematically monitor and critic of its development, with the wealth ofcollaborative convergence and last but not least, the sustainability of its materialize with really available means. The organizational and management models of that practice are effective representation in two basic concepts, including their relatively dissimilar: that of “integration” and that of "inclusion”. Both certainly effective, but that give rise to each specific application, especially on the organizational and management level, but also on that of prospection outcomes. Unfortunately, the sense of their meaning is not always clear, somuch so that often are conceived in terms of synonymy with the effects certainly limiting for the same quality of services (educational and social) in place. Hence the need to dwell, albeit in an essential way, the respective meanings, on the principles that underlie them and their real usefulness.Nelle attuali pratiche educative e sociali si è ormai ampiamente affermato il criterio di mettere in atto una operatività fondata su solidi principi pedagogici posti in essere con l’assunzione di una coerente prospettiva di esito. In tale contesto, il livello di successo, sul piano sia quantitativo che qualitativo, apparestrettamente connesso al rispetto dei vincoli di sistematicità, con l’adozione di modelli d’azione adattabili alla molteplicità e alla diversità dei contesti di riferimento, con l’accortezza di un controllo sistematico e critico del suo svolgersi, con la ricchezza della convergenza collaborativa e, non ultima, la sostenibilità del suo concretizzarsi con i mezzi realmente disponibili. I modelli organizzativi e gestionali di questa pratica trovano efficace rappresentazione in due basilari concetti, tra loro relativamente dissimili: quello di “integrazione”e quello di “inclusione”. Entrambi certamente efficaci, ma che danno luogo ciascuno a specificità applicativa, soprattutto sul piano organizzativo e gestionale, ma anche su quello della prospettazione degli esiti. Purtroppo il loro significato non sempre è ben chiaro, tant’è che spesso vengono concepitiin termini di sinonimia, con effetti certamente limitativi per la qualità stessa deiservizi (educativi e sociali) posti in essere. Da qui la necessità di soffermarsi, seppure in modo essenziale, sui rispettivi significati, sui principi ad essi sottesi e sulla loro reale utilizzabilità

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