Uno degli ultimi romanzi del ciclo di Montalbano (L'altro capo del filo 2016) vede tra i protagonisti un medico e una giovane donna tunisini che, nel contesto degli sbarchi di migranti in Sicilia, fungono da interpreti per il commissario. Il contributo svolge un'analisi di queste due figure all'interno della struttura narrativa del romanzo e della sua collocazione nella realt\ue0 dell'Italia contemporanea. I tratti salienti dei due personaggi di Camilleri vengono analizzati da diversi punti di vista, ricorrendo anche all\u2019analisi della conversazione, e messi a confronto con caratteristiche della figura dell'interprete percepite da gruppi di utenti reali di servizi di interpretazione. In particolare si far\ue0 riferimento ad alcuni studi recenti seguiti dall\u2019autrice, tra cui uno sull'interpretazione per il contingente italiano stanziato in Libano e uno sull'interpretazione per bambini e adolescenti condotto all'interno di una serie di progetto di ricerca europea sull'interpretazione in ambito penale. Il confronto rivela sorprendenti analogie nella rappresentazione dell'interprete nella finzione letteraria e la sua percezione in contesti reali.One of the last novels by Andrea Camilleri starring inspector Montalbano (L'altro capo del filo 2016), set in the context of the landings of migrants in Sicily, features two Tunisians, a physician and a young woman who act as lay interpreters. This paper sheds light on these two figures within the narrative structure of the novel and its place in the reality of contemporary Italy. Salient traits of the two characters are analysed from different points of view, using also conversation analysis, and compared with characteristics of the interpreter role perceived by groups of real-life users. In particular, reference is made to some recent studies by the author, including one on interpretation for Italian soldiers deployed in Lebanon and one on interpretation for children and adolescents in criminal justice settings carried out as part of a European research project. The comparison reveals surprising similarities in the representation of the interpreters in literary fiction and their perception in real contexts