The essay compares the letters written by some sentenced to death combatants of the Italian "Resistenza" –with special emphasis on the letter sent by Leone Ginzburg to his wife Natalia from the Regina Coeli prison on February 4, 1944– to the video messages of the prisoners decapitated by Al Quaeda. There follows a reflection on the different testamentary communication practices that the media –both literary and visual– tend to create between the dying individual and the addressees of his or her extreme message. The hypothesis is that, by provoking a catastrophe of signification, the terrorists' video messages initiate a new era of the representation of death in which the image of the dying has lost its capacity of symbolic communication.Il saggio confronta le lettere dei condannati a morte della Resistenza italiana – in particolare quella che Leone Ginzburg inviò a sua moglie Natalia dal carcere di Regina Coeli il 4 febbraio del 1944 – con i videomessaggi dei prigionieri decapitati dai terroristi di Al Qaeda. Dall’analisi scaturisce una riflessione sulle diverse pratiche di comunicazione testamentaria che i diversi media – letterari o visuali – tendono a favorire tra il morente e i destinatari del suo estremo messaggio. L’ipotesi è che i videomessaggi terroristici, scatenando una catastrofe della significazione, inaugurino una nuova era della rappresentazione della morte nella quale l’immagine del morente viene privata della sua capacità di comunicazione simbolica.