thesis

Personalizzazione del trattamento con radioiodio nel morbo di Basedow: risultati di uno studio randomizzato su un nuovo metodo per il calcolo dell'attivita ottimale di 131I basato sulla riduzione di massa della tiroide

Abstract

Scopo: Al momento attuale non c’è consenso riguardo a quale sia l’approccio dosimetrico più appropriato nella terapia del Morbo di Basedow con 131I. Questo studio sperimenta l’efficacia di un metodo personalizzato basato sulla riduzione desiderata di massa (volume) della tiroide indotta dalla terapia al fine di definire l’attività ottimale di 131I da somministrare. Metodi: un modello per calcolare il volume tiroideo “ottimale” finale è già stato pubblicato dal gruppo dell’Università di Pisa. Esso è basato su misurazioni sequenziali delle variazioni del volume tiroideo, della captazione tiroidea e delle cinetiche ottenute su 40 pazienti affetti da Morbo di Basedow in seguito a terapia con 131I. In base a questo modello è stata derivata un'equazione che consente il calcolo di quella che può essere considerata come la massa finale tiroidea ottimale (mfin): m_fin=0,24m_0/U_0 in cui m0 e U0 sono rispettivamente il volume basale della tiroide e la captazione massima nella ghiandola. Partendo dal metodo MIRD e dal Modello Lineare Quadratico, è stata sviluppata un equazione che, correlando la dose assorbita dalla tiroide (e quindi l'attività di 131I somministrata) alla riduzione di volume della stessa consente, insieme all'equazione sopra citata, di calcolare l’attività terapeutica da somministrare al fine di volume ottimale della tiroide. Un totale di 172 pazienti affetti da Morbo di Basedow, trattati nel Centro Regionale di Medicina Nucleare dell’Università di Pisa, sono stati randomizzati in 5 gruppi (di cui 4 in base alla dose assordita ed 1 in base alle dose ottimale per la riduzione del volume tiroideo): Gruppo A (100 Gy, n=29), Gruppo B (200 Gy, n=25), Gruppo C, (300 Gy, n=25), Gruppo D (400 Gy, n=29), Gruppo V (n= 64) in cui l’attività di 131I è stata calcolata al fine di ottenere il valore finale di massa tiroidea desiderata. Risultati: Ad un anno di follow-up, 14/29 pazienti del gruppo A (48%), 16/25 pazienti del gruppo B (64%), 20/25 pazienti del gruppo C (80%), 28/29 pazienti del gruppo D (97%) e 60/64 pazienti del gruppo V (94%) risultavano guariti. All’interno dei gruppi D e V vi era una percentuale di pazienti guariti maggiore rispetto ai gruppi A, B e C. Confrontando i gruppi D e V, si osserva che, a parità di tasso di guarigione, la media della dose assorbita alla tiroide risultava 407±23 Gy per il gruppo D, significativamente più alta rispetto al gruppo V (277±75 Gy. P<0,01), così come significativamente più alta era l’attività di 131I somministrata (524±201 MBq vs 386±173 MBq, P<0,01). Le attività somministrate nei gruppi A, B e C sono state rispettivamente 223±201 MBq, 266±129 MBq e 467±276, mentre le dosi assorbite alla tiroide sono risultate rispettivamente 106±12 Gy, 204±9 Gy e 299±14. Conclusioni: Questi risultati sembrano confermare che il metodo di calcolo dell'attività ottimale, basato sulla riduzione di massa della tiroide consente di raggiungere un’ottima efficacia terapeutica, personalizzando ed ottimizzando la scelta dell’attività di 131I da somministrare, portando vantaggi sia in termini dosimetrici che economici

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