La sindrome di DiGeorge (SDG) è causata da una microdelezione del braccio lungo del cromosoma 22. E’ stata inizialmente osservata dall’endocrinologo italo-americano Angelo DiGeorge in un gruppo di bambini che presentavano un quadro clinico comune, caratterizzato da malformazioni cardiache, dismorfismi facciali, convulsioni neonatali dovute ad ipocalcemia conseguente all’ipoparatiroidismo, infezioni ricorrenti dovute all’aplasia del timo e delle paratiroidi. L'ipocalcemia, osservata frequentemente nel periodo neonatale, di solito scompare, ma alcuni bambini possono presentare una persistenza dell'ipoparatiroidismo, che rende necessario un trattamento con calcio e vitamina D. E’ anche descritta recentemente un’incrementata incidenza di malattie autoimmuni, la cui eziopatogenesi ad oggi non acclarata, sembra essere di natura multifattoriale.
Il quadro delle anomalie immunologiche è molto ampio e può variare da un normale profilo immunologico ad una completa assenza di linfociti tale da necessitare di un trapianto di timo o di midollo osseo. A causa di questa variabilità, i pazienti vengono classificati come “SDG completi”, quando presentano aplasia timica associata a severa o completa linfopenia T (≤ 1,5% dei pazienti) e “SDG parziali” quando mostrano invece ipoplasia timica. In questo gruppo di pazienti il difetto immunologico è lieve/moderato e può includere difetti numerici e/o funzionali dei linfociti T, come pure difetti dell’immunità umorale.
Alterazioni quantitative e/o funzionali delle cellule dendritiche (DC) sono state identificate in diverse condizioni patologiche (allergie, patologie autoimmuni, tumori, ecc.) tuttavia il loro coinvolgimento nella SDG non è ancora stato studiato. Le DC per le loro proprietà funzionali svolgono un ruolo fondamentale nella comunicazione tra immunità innata e adattativa. Esse rappresentano la più importante famiglia di cellule presentanti l’antigene, capaci di innescare efficientemente la risposta di cellule T naive, memory ed effettrici; sono inoltre coinvolte nel mantenimento della tolleranza. Le DC circolanti possono essere distinte, sulla base di un diverso profilo fenotipico e funzionale, in due sottotipi, mieloidi (mDCs) e plasmacitoidi (pDCs), capaci di esercitare effetti complementari sulle cellule T; infatti, mentre le mDCs sono efficienti APCs, le pDCs sono implicate nella tolleranza immunitaria.
Recentemente sono stati riconosciuti molteplici effetti extra-scheletrici della vitamina D ed in particolare quelli sul sistema immunitario in considerazione della presenza del suo recettore (VDR) su molte cellule del sistema immunitario (linfociti T attivati CD4 e CD8, linfociti B, neutrofili, DC, macrofagi).
La 1,25-diidrossivitamina D (1,25(OH)2D3) agisce sulle cellule T, sia direttamente che indirettamente andando a regolare la produzione di citochine determinanti per il differenziamento linfocitario. Gli effetti inibitori diretti della 1,25(OH)2D3 sono più pronunciati a livello delle cellule T della memoria ed effettrici, in quanto queste cellule hanno un maggior numero di VDR sulla loro superficie rispetto alle cellule naive.
La 1,25(OH)2D3 diminuisce la proliferazione, differenziazione e produzione aniticorpale dei linfociti B e ne aumenta l’apoptosi.
Relativamente agli effetti sulle DC, studi in vitro hanno dimostrato che la 1,25(OH)2D3 ne inibisce la maturazione e differenziazione, portando alla formazione di cellule coinvolte in meccanismi di tolleranza ed inibendo la formazione di cellule coinvolte in meccanismi di difesa. L’effetto della 1,25(OH)2D3 su i due sottotipi di DC (mieloidi e plasmacitoidi) non è equivalente poiché essa regola, in modo preferenziale, il sottotipo delle mDCs, con conseguente soppressione dell’attivazione delle cellule T naive.
Numerosi studi hanno riscontrato una correlazione inversa fra i livelli di vitamina D e l’incidenza di alcune malattie come: patologie infettive (tubercolosi, influenza, HIV), malattie autoimmuni (sclerosi multipla, diabete mellito tipo I, malattie reumatiche, psoriasi, malattie infiammatorie croniche intestinali), asma, patologie cardiovascolari e neoplasie.
Scopi dello studio:
Poichè l’immunodeficienza riscontrata nella SDG è causata dall’ipoplasia timica, la maggior parte degli studi ha focalizzato l’attenzione sul numero e funzione dei linfociti T. Tuttavia lo studio di questi parametri dell’immunità cellulo-mediata non si è rivelato esaustivo e non ha permesso di identificare i pazienti con SDG a maggior rischio di sviluppare infezioni severe e/o complicanze autoimmuni. Pertanto questo studio ha avuto come obiettivo un approfondimento di indagine immunologica dei pazienti con SDG, con particolare attenzione alla valutazione delle cellule dendritiche.
In considerazione dei riconosciuti effetti immunomodulanti della vitamina D, la determinazione della vitamina D è stata effettuata in tutta la coorte dei pazienti studiati; essi sono stati inoltre suddivisi in gruppi, sulla base dello stato vitaminico e della presenza di ipoparatiroidismo, al fine di valutare se fosse possibile identificare correlazioni tra livelli sierici di vitamina D e deficit immune.
Infine, il gruppo dei pazienti deficitari è stato sottoposto a supplementazione e successiva rivalutazione immunologica, al fine di evidenziare gli eventuali effetti della vitamina D sul sistema immunitario