INTRODUZIONE: la malattia dell’occhio secco (Dry Eye Disease(DED)) rappresenta una patologia di rilievo a causa dell’alta prevalenza, dell’impatto sulla qualità della vita e dei costi sociali e sanitari che ne derivano. Negli anni sono stati identificati iter diagnostici standardizzati comprendenti differenti test, nessuno dei quali può però essere considerato un gold-standard, in quanto non permettono di identificare segni o sintomi che correlano perfettamente al DED.
SCOPO: studiare la correlazione fra markers di omeostasi della superficie oculare, le alterazioni strutturali rilevate alla microscopia confocale e i criteri usati nella diagnosi di SS, al fine di individuare nuovi potenziali markers diagnostici.
PAZIENTI E METODI: 42 pazienti con pSS (40 donne e 2 uomini) sono stati sottoposti a Schirmer test I, TBUT, GLT e OSDI. Successivamente è stata eseguita l’analisi alla microscopia confocale in ognuno di loro, valutando per ogni paziente l’integrità dell’epitelio, la pachimetria, la densità cellulare dell’epitelio superficiale e basale e la tortuosità e riflettività delle fibre nervose.
RISULTATI: nello studio delle correlazioni presenti fra i markers di omeostasi della superficie oculare e i parametri reumatologici risultano significative (p= 0,05) quelle fra TBUT e Schirmer e TBUT e GLT, oltre che OSDI e USFR. Fra i parametri analizzati al confocale invece la densità epiteliale dello strato basale risulta correlata a quella del superficiale e alla pachimetria (p= 0,05); l’integrità epiteliale è correlata positivamente alle alterazioni delle fibre nervose e negativamente alla densità cellulare dello strato superficiale. Esistono inoltre correlazioni con i parametri reumatologici: le alterazioni delle fibre nervose sono correlate con il FS (p= 0,05) e il numero di foci (p= 0,01), la pachimetria è correlata invece ai livelli di SSA (p=0,01).
DISCUSSIONE: fra i risultati ottenuti la correlazione fra TBUT e test di Schirmer indica la natura mista della malattia nei pazienti con pSS, mentre quella con GLT testimonia il danno a carico dell’epitelio corneale e congiuntivale che si viene a creare in una condizione di instabilità del film lacrimale. Per quanto riguarda le correlazioni ottenute fra parametri analizzati alla microscopia confocale e quelli reumatologici, è interessante evidenziare il rapporto inverso fra la pachimetria e i livelli di SSA, ovvero la progressiva riduzione dello spessore corneale all’aumentare degli anticorpi in circolo. Oltre a questo, è rilevante anche la correlazione fra le alterazioni riguardanti le fibre nervose corneali, il FS e il numero di foci: questo risultato potrebbe indicare un collegamento fra la degenerazione nervosa a livello della cornea e il processo infiammatorio a carico delle ghiandole salivari, facendo ipotizzare un’analogia nella progressione della malattia a livello microscopico nelle due ghiandole.
CONCLUSIONE: lo studio conferma l’utilizzo della microscopia confocale come strumento diagnostico aggiuntivo ai test tradizionali e indica una possibile nuova strada nell’analisi delle alterazioni microscopiche interessanti la ghiandola lacrimale, presumibilmente analoghe a quelle riguardanti le ghiandole salivari