Totalitarismo, Biopolitica, Neoliberalismo. Ovvero: Berlusconi secondo Foucault

Abstract

Secondo la pregnante definizione di Italo Calvino, «è classico ciò che tende a relegare l’attualità al rango di rumore di fondo, ma nello stesso tempo di questo rumore di fondo non può fare a meno» e assieme «è classico ciò che persiste come rumore di fondo anche là dove l’attualità più incompatibile fa da padrona» (Calvino 2002, pp. 11-12). Secondo il celebre romanziere, un testo o un autore è quindi classico quando, pur provenendo dal passato, intrattiene un particolare rapporto con l’attualità: il classico è un passato che non passa, che resta attuale. Interrogarsi su un classico significa allora interrogarsi anche su quel presente che continua a considerarlo classico. Se oggi consideriamo Foucault un filosofo politico classico, secondo la definizione di Calvino, è dunque perché il suo pensiero ancora ci riguarda, perché la sua diagnosi della politica – sviluppata tra gli anni sessanta e gli anni ottanta del secolo scorso – ha messo in luce alcuni processi storici che ancora caratterizzano il presente. In questa lezione tenterò quindi di utilizzare il suo pensiero per analizzare alcuni aspetti salienti della nostra contemporaneità – proprio della nostra: degli ultimi diciassette anni della politica italiana.

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