La voce limpida di Dolores Prato: mito e antimito di Roma capitale.

Abstract

La tesi si compone di quattro capitoli, più le conclusioni e un’appendice. \ud Nel primo capitolo, Dolores Prato, donna e intellettuale tra Otto e Novecento, si ripercorre la biografia della scrittrice in modo particolareggiato e con un taglio nuovo rispetto alla letteratura disponibile: vi si approfondisce sia la continua ricerca di un universo di valori in cui credere e in cui identificarsi tra cattolicesimo, comunismo e nonviolenza, che ha permeato l’intera vita di Prato; sia la lotta piccola e privata contro il Fascismo di un’insegnante degli anni Trenta, con riferimenti al periodo trascorso da Prato a San Ginesio, e con il supporto di scritti rari e di un “testamento ideologico” inedito. Il capitolo si chiude con un confronto con Sibilla Aleramo, un’altra giornalista e donna vissuta a cavallo fra i due secoli, legata anch’essa, peraltro, alla provincia di Macerata (si ricordi il lungo soggiorno giovanile a Civitanova che costituisce il nucleo centrale di Una donna) ponendo l’accento su alcuni punti comuni. \ud Nel secondo capitolo, dedicato a Giornalista a Roma, si legge un ulteriore confronto con un’altra nota pubblicista e scrittrice italiana, Matilde Serao, questa volta concentrato sull’aspetto della produzione giornalistica: in particolare si profila un parallelismo tra Il ventre di Napoli di Serao e il corpus degli articoli su Roma scritti da Prato, oggetto centrale della ricerca, assimilabili a una sorta di “ventre di Roma”. Il capitolo riporta anche una bibliografia degli articoli di Dolores Prato rinvenuti, tra rari, editi e inediti, e ricostruisce il panorama editoriale e giornalistico in cui si muove Prato, dal 1950 al 1980 circa. \ud Il terzo capitolo, invece, presenta la sfortunata vicenda editoriale del pamphlet su Roma che Dolores Prato aveva pensato, e in parte scritto, per il centenario della presa di Porta Pia, nel 1970: in “Voce fuori coro”: il libro su Roma mai pubblicato, Polci studia, analizza, e in parte riporta, un testo originale, e in qualche misura unico, che descrive le trasformazioni subite da Roma nel suo divenire di capitale d’Italia. \ud L’ultimo e quarto capitolo, infine, Mito e antimito di una capitale, contestualizza storicamente il materiale raccolto nel suo complesso, con una panoramica sul Risorgimento italiano e un focus sullo spostamento della capitale del Regno d’Italia a Roma, con i “guasti” e le “devastazioni” che ne seguirono per la città, indagati prevalentemente sul filo degli articoli giornalistici di Prato e di Voce fuori coro. Proseguendo con un’analisi del periodo fascista, limitata alle influenze urbanistiche e architettoniche del regime sulla città, e descrivendo le celebrazioni ufficiali della sua erezione a capitale fino al 1970, Polci rileva, da parte di Dolores Prato, la costruzione di un antimito che si contrappone, e a volte si confonde, con il mito di Roma proposto da politica e letteratura. Il taglio particolare degli scritti di Prato su Roma, definibile come “papista” in quanto nostalgico della città come capitale universale del cattolicesimo – si tratta, del resto, di una posizione condivisa da illustri predecessori favorevoli alla causa dell’unità italiana, come lo storico tedesco Ferdinand Gregorovius – spiega la difficoltà (della quale l’autrice si duole amaramente nel suo epistolario) che testate progressiste come “Paese Sera” ebbero, a metà del XX secolo, ad accettare gli articoli, e dunque anche l’alta percentuale di inediti in un corpus di rara qualità letteraria. \ud In appendice, Polci ha trascritto il volume degli articoli rari, editi e inediti di Dolores Prato – in tutto 69 quelli raccolti - di cui più della metà sicuramente pubblicati dall’autrice su diversi quotidiani nazionali, quali “Paese Sera”, “Il Globo”, “La via”,“Il Quotidiano”, “Nuova “Repubblica”, con otto scritti inediti sull’amore. \ud \u

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