Caratteristiche ed esiti della sindrome coronarica acuta nella popolazione italiana e migrante: uno studio osservazionale basato su dati amministrativi sanitari nella Regione Emilia-Romagna

Abstract

RAZIONALE. Lo scopo dello studio \ue8 analizzare le caratteristiche e gli esiti dei pazienti con sindrome coronarica acuta (SCA) in relazione al paese di origine. MATERIALI E METODI. La popolazione in studio comprende i residenti in Emilia-Romagna con un ricovero per infarto miocardico acuto (con [STEMI] e senza sopraslivellamento del tratto ST) tra il 2012 e il 2014. Sono stati indagati cinque esiti: procedura coronarica percutanea (PCI) entro 2 giorni dallo STEMI, mortalit\ue0 a 30 giorni, mortalit\ue0 a 1 anno, eventi cardio-cerebrovascolari avversi maggiori a 1 anno (MACCE) e aderenza alla terapia post-infarto. Gli esiti sono stati valutati in funzione della cittadinanza, al netto di potenziali confondenti (rilevati al ricovero indice e nelle ospedalizzazioni dei 2 anni precedenti) con modelli di regressione multipla. RISULTATI. Dei 23 884 soggetti in studio, 647 (2.7%) sono migranti. L\u2019et\ue0 media di insorgenza della SCA \ue8 pi\uf9 bassa tra i migranti (56 anni) rispetto agli italiani (73 anni). La mortalit\ue0 a 30 giorni dal ricovero per SCA \ue8 pari al 9.6% mentre le percentuali di mortalit\ue0 e MACCE a 1 anno sono rispettivamente del 19.8% e 20.8%. Il 63.2% dei soggetti con STEMI viene sottoposto a PCI e i pazienti aderenti alla terapia post-infarto sono il 31.0%. Rispetto agli italiani, gli africani e gli asiatici hanno una probabilit\ue0 inferiore di essere sottoposti a PCI e sono significativamente meno aderenti alla terapia. Non si rilevano differenze significative nei tassi di mortalit\ue0, mentre gli asiatici hanno un rischio pi\uf9 alto del 62% di incorrere in un MACCE. CONCLUSIONI. I cittadini migranti con SCA sono molto pi\uf9 giovani, vengono sottoposti meno frequentemente a procedure invasive e sono meno aderenti alle terapie farmacologiche rispetto agli italiani. Sono necessari ulteriori studi per valutare i determinanti di tali differenze e sviluppare modelli organizzativi che tengano conto delle esigenze specifiche di questi pazienti.Background. The aim of this study was to analyze the characteristics and outcomes of patients with acute coronary syndrome (ACS) in relation to country of origin. Methods. The study population included patients living in the Emilia-Romagna Region and discharged from 2012 to 2014 with a diagnosis of acute myocardial infarction (with [STEMI] and without ST-elevation). The study outcomes were: percutaneous coronary intervention (PCI) within 48 hours of admission for STEMI, 30-day all-cause mortality, 1-year all-cause mortality, 1-year major adverse cardiac and cerebrovascular events (MACCE), and adherence to post-infarction medications. The relationship between outcomes and citizenship was investigated using multiple regression analysis. Potential confounders were identified among diagnoses recorded in the index hospitalization and in all hospitalizations occurring 2 years prior to the index hospitalization. Results. Of the 23 884 study patients, 647 (2.7%) were non-Italians. The mean age of onset of ACS was lower among immigrants (56 years) than among Italians (73 years). Thirty-day mortality was 9.6% while 1-year mortality and MACCE were 19.8% and 20.8%, respectively. The proportion of PCI within 48 hours was 63.2%, while patients adherent to medications were 31.0%. Compared with Italians, patients from Africa and Asia had a reduced probability of undergoing PCI and were less adherent to medications. Adjusted mortality rates were similar between Italians and immigrants, while patients from Asia had a 62% increased probability of experiencing a MACCE during follow-up. Conclusions. Compared with Italians, immigrant citizens with ACS were younger, less likely to undergo PCI, and less adherent to drug treatment after discharge. Further studies are warranted to identify the determinants of these disparities and to develop organizational models tailored to the specific needs of immigrant patients

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