Valutazione dei fenomeni di corrosione di bronzi dorati in diverse condizioni espositive: il caso della Porta del Paradiso di Lorenzo Ghiberti

Abstract

Nella fase finale del restauro, tuttora in corso, la Porta del Paradiso di Lorenzo Ghiberti, importante opera scultorea in bronzo dorato del Rinascimento verrà rimontata per essere nuovamente esposta al pubblico. I prodotti di corrosione che si sono formati tra il bronzo e la doratura sono instabili e tuttora estremamente sensibili alle variazioni microclimatiche. È dunque necessario identificare le migliori condizioni di esposizione museale in modo da inibire ogni ulteriore procedere del degrado e allo stesso tempo garantire una adeguata fruizione da parte del pubblico. L’Opificio delle Pietre Dure ha promosso un progetto di monitoraggio al fine di studiare e proporre soluzioni sostenibili al problema. Sono state prese in considerazione tre possibili alternative: 1) una teca saturata con azoto; 2) una teca a umidità relativa bassa e controllata; 3) una lamina dinamica di aria secca soffiata verticalmente per separare la superficie dorata della Porta dal resto dell’ambiente. Al fine di effettuare una scelta consapevole e ponderata è necessario verificare da un punto di vista conservativo, mediante dati qualitativi e quantitativi, quali possono essere gli effetti delle tre metodologie espositive individuate. A questo scopo due elementi della Porta del Paradiso sono stati esposti nelle due teche, monitorando i cambiamenti della superficie nel tempo mediante analisi del colore e della composizione dei prodotti di corrosione che si dovessero eventualmente formare. La lamina d’aria secca invece è ancora in fase di realizzazione. Inoltre, al fine di avere una misura quantitativa dell’efficacia delle diverse condizioni di esposizione, è stato messo a punto un sistema di sensori “galvanici” in bronzo patinato e dorato che simulano la composizione e la stratigrafia delle formelle della Porta. Tali sensori sono stati posizionati vicino agli elementi in bronzo dorato in modo da poter effettuare misure in continuo della velocità di corrosione, e studiare l’impatto del microambiente nelle diverse condizioni di esposizione

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