Cittadinanza psicologica e ostracismi quotidiani: Essere il partner straniero di coppie miste in Italia

Abstract

Il concetto di cittadinanza \ue8 attualmente al centro di un ampio dibattito che coinvolge politologi e scienziati sociali. Recenti contributi teorici forniscono una definizione sempre pi\uf9 ampia e articolata di cittadinanza, svincolandola dalle tradizionali dimensioni nazionali e politiche. In modo particolare, da tale dibattito emerge, seppure con contorni teorici ancora non pienamente messi a fuoco, l\u2019idea di \u201ccittadinanza psicologica\u201d, intesa quale senso soggettivo di appartenenza. E sempre si appartiene a una specifica realt\ue0. Ne consegue che il sentirsi membro di un\u2019entit\ue0 sociale \ue8 qualcosa che va oltre una mera attribuzione di status. Concerne invece la soggettiva cura di tale status, che si sostanzia in termini di doveri, diritti, legami e responsabilit\ue0. Detta in altri termini, riguarda la capacit\ue0 dei singoli di partecipare al tessuto sociale della comunit\ue0 di appartenenza. Nel nostro Paese, per i migranti l\u2019esercizio di tale capacit\ue0 pu\uf2 comportare il dover compromettere elementi importanti della propria identit\ue0. Perch\ue9 arduo \ue8 il processo di accettazione nella comunit\ue0 ospitante. Dove il senso d\u2019appartenenza e il riconoscimento vengono a definirsi, strutturarsi, negoziarsi e rimodellarsi attraverso l\u2019interazione quotidiana. E la comunit\ue0 ristretta \u2013 famiglia, amicizie, vicinato \u2013 costituisce un ambito d\u2019osservazione privilegiato per comprendere le dinamiche di inclusione/esclusione, senso di appartenenza/non appartenenza

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