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Viaggio nella videoarte italiana: elementi per una ricognizione

Abstract

In questo testo è affrontato l'utilizzo del video nella costruzione di nuove forme d'arte in Italia. Molti studiosi come Alessandro Amaducci, Andrea Lissoni, Marco Gazzano, Vittorio Fagone, Silvia Bordini, Alessandra Lischi, Simonetta Cargioli, Bruno Di Marino, Valentina Valentini e altri, hanno lasciato il loro contributo storico/critico in numerosi cataloghi di mostre e in libri specialistici, ma per rintracciare una storia, un'evoluzione, un'identità italiana bisogna intraprendere un'estesa ricerca che possa permettere di unire i tasselli di un mosaico che si trova disseminato in molti libri. Quest'elaborato si propone di raccogliere quegli studi, cercando di rispondere alle domande che spesso nascono spontanee di fronte ad un fenomeno poco conosciuto. La storia della videoarte si fa comunemente risalire alla prima mostra realizzata da Nam June Paik “13 Distorted Tv Sets” allestita presso la galleria Parnass di Wuppertal nel 1963. Ma cosa accadeva nel nostro paese? Quando i centri d'arte italiani cominciarono a rivolgere le loro attenzioni alla videoarte e in particolar modo alle videoinstallazioni? Chi furono i primi? Quali sono gli artisti che sono riusciti ad emergere nel panorama nazionale e internazionale? Negli ultimi decenni numerosi centri, dal nord al sud Italia, si sono interessati a questo tipo d'arte, quindi ho ritenuto importante trattare, sotto forma di capitoli, le più interessanti istituzioni nazionali che hanno adottato nelle loro mostre e festival la videoarte ospitando artisti di livello internazionale. Chi ha studiato un po' di videoarte sa che questa si articola in molteplici forme espressive, che vanno dalla registrazione di azioni e performance a strutture complesse multimediali come le videoinstallazioni e le installazioni interattive. In questo testo mi soffermerò in particolar modo sulle videoinstallazioni/videosculture, e sulla loro evoluzione fino a diventare interattive, veri e propri “video ambienti”. Come si vedrà, il video ha avuto non poche difficoltà ad essere accettato, perché la sua identità si trova in una linea di confine con cinema, televisione e teatro, in un costante sconfinamento da un linguaggio all'altro e quindi per entrare nelle mostre di arti visive si è dovuto porre all'interno di sculture o di installazioni ambientali nate con lo scopo di emozionare, educare e sensibilizzare il pubblico su profonde tematiche. Numerosi artisti italiani si confrontarono con questa nuova forma d'arte e realizzarono molte opere di diversa complessità, tra cui alcune documentate nelle prossime pagine. Aspiro a realizzare un testo che possa servire come primo strumento di studi per chi si affaccia al mondo della videoarte, poiché raccoglie i pensieri e le ricerche dei maggiori critici italiani, sviluppa una prima “geografia videoartistica” e riunisce le biografie e le opere degli artisti nazionali che si occupano di videoinstallazioni. Con questo lavoro non pretendo di realizzare un elenco strettamente aggiornato (che potrebbe risultare persino pesante) su tutti gli enti che si sono occupati di videoarte in Italia e su tutti gli artisti e i critici che ne hanno studiato l'estetica e i linguaggi, ma vorrei solo fornire un panorama generale da cui possono emergere i nodi per affrontare successivi singoli approfondimenti. Come una cartina geografica mostra dall'alto le strade, le sezioni e i nomi delle città per avvicinare il viaggiatore ai luoghi da visitare questo testo cerca di fornire le informazioni principali per una prima conoscenza della videoarte per poi entrare negli atelier degli autori italiani di videoinstallazioni. Detto questo mi sembra corretto informare i lettori che per motivi di limiti economici e temporali ogni capitolo è stato realizzato sulla base di studi affrontati su libri e cataloghi di settore e non direttamente sul campo

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