Questo lavoro si propone di esaminare il rapporto che lega Gianni Rodari al teatro, elemento tanto rilevante quanto poco considerato all'interno del lavoro creativo dello scrittore. Attraverso l'analisi di alcune drammaturgie tra anni Cinquanta e Sessanta cercheremo di indagare l'evoluzione del suo pensiero in merito a questo inesplorato territorio.
Partendo dagli anni Cinquanta, infatti, notiamo la presenza di una ricca produzione drammaturgica; in questo periodo Rodari scrive anche il Manuale del Pioniere, considerato il primo testo critico in cui espone la sua idea di teatro come accesso ad un mondo fantastico attraverso cui i bambini possano esprimersi. La creatività e la fantasia appaiono mezzi tramite i quali attuare una trasformazione della realtà, strumenti di liberazione da una schiavitù simbolica che ci rende monolitici e incatenati agli schemi.
I testi teatrali degli anni Sessanta, poi, si inseriscono all'interno delle riflessioni pedagogiche: Rodari si mostra sensibile ai problemi scolastici, sostenendo la necessità di formare insegnanti che siano veri promotori di vita culturale, maestri di creatività pronti a stimolare l'apprendimento degli alunni anche attraverso la poesia e il teatro.
Di grande importanza risulta il testo Storie di Re Mida, scritto nel 1967 appositamente per il Teatro Stabile di Torino: esso fa parte di un programma di rinascita del teatro-ragazzi avviato in quegli anni dai Teatri Stabili e proseguito poi negli anni Settanta con l'esperienza dell'animazione, di cui Rodari stesso ne è precursore e sostenitore