La malattia renale cronica è un grosso problema di salute pubblica per la prevalenza, in costante aumento, per gli scarsi outcomes e per gli alti costi dei trattamenti. Negli ultimi anni, studi epidemiologici hanno evidenziato una forte associazione tra malattia renale e aumento delle patologie cardiovascolari, essendo queste ultime una frequente causa nonché complicanza della malattia renale. Di conseguenza, morbidità e mortalità cardiovascolare sono eventi tutt’altro che rari nei pazienti nefropatici, e ne determinano spesso l’esito infausto. Ai fattori di rischio noti per le malattie cardiovascolari (ipertensione arteriosa, ipertrofia ventricolare sinistra, ipercolesterolemia, obesità, fumo, ecc.) viene aggiunta oggi anche la malattia renale cronica (CKD), che presenta una serie di fattori di rischio correlati strettamente alla patologia renale, e pertanto “non tradizionali”. In questa tesi verrà discusso il ruolo di questi fattori, strettamente connessi con la CKD: disfunzione endoteliale, proteinuria, dislipidemia, stato infiammatorio, anemia, alterato metabolismo dei carboidrati e alterato metabolismo calcio fosforo.
I vari tipi di terapia dietetica da noi utilizzati nei pazienti con CKD (dieta ipoproteica-ipofosforica standard e dieta vegetariana con proteine complementari negli stadi II°-IV°, e la dieta fortemente ipoproteica supplementata con aminoacidi essenziali e chetoanaloghi nello stadio V°) e che sono tutte a contenuto controllato di sodio, possono avere effetto protettivo sui pazienti con CKD agendo sia sui fattori di rischio cardiovascolari tradizionali che su quelli non tradizionali, intimamente correlati alla fisiopatologia dell’uremia cronica. Quindi, potrebbero avere un ruolo molto importante nella prevenzione del rischio cardiovascolare nei pazienti nefropatici.
Il nostro studio si pone lo scopo di valutare l’impatto della terapia nutrizionale sugli eventi cardiovascolari nei pazienti con CKD, confrontandolo con i dati riportati nella letteratura. Il campione è costituito da pazienti affetti da malattia renale cronica dallo stadio II allo stadio V-NKF in terapia conservativa sia farmacologica che dietetica. Di ciascun soggetto arruolato abbiamo considerato l’età, lo stadio dell’insufficienza renale, la funzione renale, il controllo pressorio, l’anamnesi positiva per fattori di rischio tradizionali, e l’entità della proteinuria. Sono stati arruolati nello studio 101 pazienti di età compresa fra 18 e 86 anni. La funzione renale residua è stata valutata calcolando la clearance della creatinina (ml/min) e, in molti casi è stato determinato il GFR con il metodo della clearance del DTPA-Tc99m normalizzato per la superficie corporea). Il controllo pressorio è stato definito scarso/buono usando come valore cut-off 130/80 mmHg; la proteinuria è stata misurata in g/24h e suddivisa nei seguenti range 0-1/1,1-2/2,1-3/oltre 3. Tra gli eventi cardiovascolari si sono inclusi: sindromi coronariche acute, ictus cerebri, arteriopatia polidistrettuale (vasi cerebro-afferenti o arti inferiori), cardiopatia ischemica cronica, interventi di PTCA e by-pass aorto-coronarici.
L’età media dei 101 pazienti arruolati (68 M e 33 F), all’inizio della terapia dietetica, era 50,8 ± 13,5 anni; il 66,3% presentava almeno un fattore di rischio cardiovascolare tradizionale e all’8,9% era già stato diagnosticato un evento cardiovascolare.
Questi dati sono stati poi confrontati con quelli raccolti dopo 6,9 ± 4,3 anni di terapia dietetica. Si è evidenziato un significativo miglioramento nel controllo pressorio (35% buono all’ inizio vs 71% buono a fine osservazione).
La distribuzione del campione si è modificata durante il follow-up passando da un maggior numero di pazienti in stadio II, III e IV NKF ad un maggior numero in stadio IV e V NKF. Nonostante questo comportamento, si è osservato un miglioramento della proteinuria in ogni stadio.
Durante il periodo di osservazione si sono verificati 27 nuovi eventi cardiovascolari (26.7% del campione) in 21 pazienti. Suddiviso il nostro campione negli stadi NKF di funzione renale residua (Stadio II, GFR>=60, Stadio III fra 59 e 30, Stadio IV fra 29 e 15, Stadio V <15 ml/min), sono stati sono valutati tutti i nuovi eventi cardiovascolari per ogni gruppo. Essi sono risultati essere rispettivamente 0,06/0,2/0,1/0,3/0,5. Messi a confronto con i dati della letteratura (0,08/0,2/0,5/1,2/2,7) gli eventi nel nostro campione sono risultati inferiori o simili nei gruppi aventi funzionalità renale più alta, e significativamente inferiori nei gruppi con funzione renale residua al IV-V stadio. Va anche sottolineato che la durata del periodo di osservazione nello studio dal quale sono stati ricavati i dati per confrontarli con i risultati del nostro studio è risultato essere molto più breve (2,84 anni vs 6,87). Inoltre, nella nostra serie, 10 pazienti su 21 hanno manifestato il primo evento entro un solo anno dall’inizio della terapia dietetica.
Si può quindi concludere che una corretta terapia nutrizionale, associata alla terapia farmacologica (antiipertensiva, ipolipemizzante, ecc.) svolge un ruolo sicuramente importante nella prevenzione degli eventi cardiovascolari in pazienti con CKD, come dimostrato dalla minor prevalenza rispetto ai dati riportati dalla letteratura, e riferiti a pazienti a dieta non controllata. Infine, la dieta sembrerebbe manifestare i suoi maggiori benefici proprio in quei pazienti con funzione renale maggiormente compromessa, e che hanno seguito la terapia dietetica per periodi di tempo più lunghi