Abstract

In un mondo – quello contemporaneo – nel quale xenofobia e criminalizzazione degli stranieri sembrano evolversi come due processi interdipendenti e paralleli, il carcere assume significati e discorsi carichi di implicazioni sociologiche e antropologiche. Gli istituti di detenzione diventano dunque topoi identitari, nei quali vengono a disegnarsi i nuovi criteri di esclusione / inclusione delle popolazioni migranti. Una lettura diacronica dei dati statistici relativi ai flussi di stranieri nei paesi europei (e in particolar modo in Italia e in Svizzera) e alla loro presenza nel sistema di carcerazione va dunque letta alla luce degli studi sulla sociologia delle migrazioni e sulla devianza, onde evitare equazioni fuorvianti

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