Giuseppe Campagna

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HUMANITIES - Anno V, Numero 9, Gennaio 2016  141 Giuseppe Campagna A proposito di Donatella Calabi, Venezia e il Ghetto.  Cinquecento anni nel «recinto degli ebrei»  Il cinquecentesimo centenario dell’istituzione da parte del Senato della Repubblica Veneziana del Ghetto degli ebrei (29 marzo 1516) vede la pubblicazione del volume Venezia e il Ghetto. Cinquecento anni nel «recinto degli ebrei»di Donatella Calabiche ripercorre la vicenda insediativa della minoranza giudaica nella città lagunare legata indissolubilmente all’istituzione del primo ghetto della storia europea. Il libro si apre con un capitolo dedicato alla storia degli ebrei a Venezia nel periodo antecedente l’istituzione del “recinto ebraico” (Prima del Ghetto) nel quale l’autrice ricostruisce il ruolo di prestatori ad interesse ricoperto dagli ebrei e i primi accordi tra governo veneziano e minoranza ebraica relativamente alla gestione dei prestiti, ai tassi d’interesse e alla permanenza in Laguna tra la fine dei secoli XIV e XV. I primi decenni del XVI secolo videro la decisiva svolta che portò ad un permesso di residenza decennale per gli ebrei che tenevano banco nei territori della Serenissima. La Calabi punta l’attenzione sul riconoscimento da parte delle autorità lagunari dell’utilità che la minoranza ebraica apportava all’economia e sui nuovi orientamenti in termini di politica religiosa che condussero all’istituzione del Ghetto, situato nell’estremità nord-orientale di Venezia, nel sestiere di Cannaregio, luogo dove si trovava in tempi lontani il Geto, cioè l’area in cui si gettavano i resti di una vicina fonderia di rame. Il secondo capitolo (Il «castello» del Ghetto) esamina l’area scelta come«recinto degli ebrei» partendo da una riflessione sulla trasformazione semantica che il toponimo Ghetto assunse con il passare del tempo per poi indicare generalmente un’area di clausura e di segregazione. Vengono studiate le prime trasformazioni urbanistiche e l’ampliamento in Ghetto Nuovo – il più antico – e Ghetto Vecchio. Tale espansione viene messa in luce in maniera particolare nel terzo capitolo (Il Ghetto si espande),  che analizza l’istituzione del Ghetto Vecchio, creato a causa dell’insufficienza della primaria area insediativa sia per gli esercizi commerciali, sia per l’immigrazione di nuovi ebrei di varie provenienze, soprattutto levantini – provenienti dall’Impero Ottomano – e ponentini di origine spagnola e portoghese. Nel 1633 il luogo di clausura degli ebrei vide una nuova espansione con l’annessione del Ghetto Nuovissimo. L’autrice, nel quarto capitolo (I mestieri permessi) passa poi all’analisi dei mestieri praticati dagli ebrei veneziani: in primo luogo banchieri ma anche medici, bottegai e mercanti. Interessante, inoltre, il ruolo svolto da alcuni esponenti della DOI: 10.6092/2240-7715/2016.1.141-143HUMANITIES - Anno V, Numero 9, Gennaio 2016  142 minoranza giudaica come collaboratori degli stampatori in qualità di consiglieri, correttori e tipografi propiziata soprattutto dalla conoscenza dell’ebraico. Il quinto capitolo (Vita religiosa) tratta del ruolo assunto dalle sinagoghe sia come centri religiosi che culturali tracciando la storia dei luoghi cultuali ebraici nella città lagunare, inizialmente situati all’interno di case private e solo successivamente istituite come sinagoghe vere e proprie. La prima ad essere fondata fu la sinagoga della comunità ashkenazita nel 1528, seguita dopo quattro anni dalla sinagoga Canton (così denominata poiché situata in un angolo, canton in veneziano) e successivamente dalle sinagoghe Italiana, Levantina e Spagnola delle quali l’autrice fornisce un gran numero di notizie di carattere artistico ed architettonico. Le modalità della vita comunitaria vengono indagate dalla Calabi nel sesto capitolo (Vita comunitaria) con lo studio delle molteplici Fraterne ebraiche costituite a fine assistenziale e del sistema scolastico. Particolare attenzione viene riservata alle vicende relative l’istituzione del cimitero ebraico e le successive fasi di ampliamento che lo coinvolsero fino al ‘900. Non viene tralasciato, inoltre,l’influsso che la creazione del cimitero ebbe sullo scavo del Canale degli ebrei nel 1688 che lo collegava al Ghetto. Il capitolo successivo (Napoleone abbatte le porte) si occupa delle vicende del Ghetto nel XVIII secolo con l’avvento di Napoleone e l’abbattimento delle porte del luogo di clausura l’11 luglio 1797. Vengono esaminati, inoltre, i successivi avvenimenti dei primi anni del XIX secolo quando il Ghetto fu caratterizzato non più da «isolamento e segregazione etnica» ma dal ruolo di periferia «povera, degradata e dotata di alloggi scomodi e poco igienici». Il capitolo conclusivo (Uscire dal Ghetto) analizza i fatti che seguirono il Congresso di Vienna e il ruolo svolto da ebrei e patrioti di origine giudaica nel corso del Risorgimento. Tra la fine del XVIII e gli inizi del XIX secolo iniziò, come documentato dalla Calabi, un vasto movimento di trasferimento di molte famiglie ebraiche dal Ghetto verso gli altri quartieri cittadini, la minoranza ebraica si sparse per la città e si creò una nuova generazione di imprenditori. Il capitolo si conclude con le vicende del XX secolo, vicende di integrazione e disintegrazione, con l’onta delle leggi razziali e dei tristi eventi del secondo conflitto mondiale.  Il libro è corredato dadue interessanti appendici, la prima (Sguardi di viaggiatori sul Ghetto), fornisce delle riflessioni sui resoconti e sulle descrizioni fatte del Ghetto da vari viaggiatori durante l’età moderna (Marc’Antoine Muret, Thomas Coryat, Alexandre Toussant de Saint Didier, Wolfgang Goethe, etc.). La seconda appendice (I ghetti oggi) esamina l’utilizzo attuale del termine ghetto per definire luoghi e situazioni di esclusione. La pubblicazione è arricchita da un glossario e da HUMANITIES - Anno V, Numero 9, Gennaio 2016  143 un rilevante numero di immagini collocate sia all’inizio di ogni capitolo che fuori testo.  Il lavoro di Donatella Calabi, in definitiva, mette in luce con accortezza scientifica, dovizia di particolari e con un sapiente utilizzo delle varie fonti a disposizione la storia dell’istituzione di un luogo che influenzerà in maniera rilevante la società europea d’età moderna. Altri ghetti verranno successivamente istituiti e come già detto il termine passerà ad indicare nei secoli che ne seguirono la creazione, un luogo di clausura, appunto il «recinto degli ebrei» e non solo.  © 2016 dall’Autore/i; licenziatario Humanities, Messina, Italia.Questo è un articolo ad accesso aperto, distribuito con licenza Creative CommonsAttribuzione - Non commerciale - Non opere derivate 3.0Humanities, Anno V(2016), numero 1DOI: 10.6092/2240-7715/2016.1.141-143

A proposito di Donatella Calabi, Venezia e il Ghetto. Cinquecento anni nel «recinto degli ebrei»

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