Il presente articolo analizza i momenti attraverso cui le prove giudiziarie relative alla follia vengono prodotte nel corso dei processi per infanticidio presso il Tribunale di Firenze, in Italia, tra il 1900 e il 1922. Prendendo in considerazione il quadro teorico della psichiatria italiana all’epoca dei processi e le norme giudiziarie riguardanti la responsabilità penale dei criminali, si indagheranno il ruolo degli esperti interrogati, le modalità in cui, nelle diverse fasi del processo, la giustizia ricorre al sapere della psichiatria, rispettando o meno le regole di produzione del sapere scientifico. Si tenterà in tal modo di delineare i contorni di un sapere che definisce la malattia mentale non soltanto rispetto a un crimine specifico quale l’infanticidio, ma anche rispetto alle trasformazioni della procedura penale italiana in quegli anni