Abstract

L'intersezione di culture che gli autori translingue naturalmente racchiudono in sé, comporta – dopo il primo periodo di rottura, strappo, rifiuto, morte interiore – una sorta di rinascita identitaria, una ricomposizione armonica che. Le differenze delle due culture si limano o si integrano, in certi casi si sovrappongono e in altri si rifiutano, ma comunque si riconoscono come ricchezza e come parte integrante dell’identità (un sostantivo che, a questo punto, dovrebbe potersi declinare al plurale). Non, dunque, alterità irriducibile, estraneità, confine rigido che si esplica in un aut/aut perentorio, ma la molteplice e rizomatica integrazione inclusiva, che potrebbe inaugurare un nuovo «tempo di sanare» piuttosto che di «uccidere» (Lombardi-Diop). Una «planetarietà», che è cosa ben diversa dalla globalizzazione inglobante e uniformata – come ben ricorda Gayatri Chakravorty Spivak

    Similar works