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Le primarie presidenziali americane

Abstract

Il nastro di partenza delle primarie americane è tagliato. Fino all’8 novembre di quest’anno i riflettori di tutto il mondo saranno puntati sulla campagna presidenziale. Grandi preparativi, dunque, per seguire l’evento della politica americana che sa più di pluralismo. A giochi fatti, la campagna si restringerà ai due soli candidati selezionati per i partiti in lizza. Anche se la presenza di un terzo incomodo con cui fare i conti può rendere – come accaduto in passato – sia le primarie che la campagna elettorale eventi decisamente più competitivi. Di questo, le testate che fanno informazione politica son ben consapevoli ed è per questo che si predispongono per una horce race ad alzo zero fra i candidati del partito repubblicano – i più gettonati dei quali sono Donald Trump, Jeb Bush, Marco Rubio e Ben Carson – e i candidati del partito democratico, con in testa Hillary Clinton, contro la quale solo Bernie Sanders e Martin O’Malley hanno deciso di candidarsi per la nomination presidenziale. A complicare ulteriormente il quadro, Michael Bloomberg, ex sindaco di New York nonché magnate dei media, che potrebbe scendere in campo da indipendente. Le questioni economiche sono ovviamente il cuore della primarie. A questo Politico.com dedica la sezione The Politico Caucus, facendo il benchmarking dei candidati in relazione ai diversi temi della campagna per la nomination. Mentre il New York Times, oltre ad uno spazio di approfondimenti, dedica una sezione dinamica a dati e infografiche su ciascun caucus, numero di delegati, voti e risultati finali aggregati e non, sia attuali che delle passate primarie, incrociati con dati demografici aggiornati. Un modo anche divertente per osservare le nomination da molto vicino

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