Universidade Federal do Rio de Janeiro, Instituto de Filosofia e Ciências Sociais
Doi
Abstract
Nell'Ippia Minore, soprattutto nella sua ultima parte, Platone sembra voler sostenere che chi \ue8 in grado di sbagliare volontariamente (ad esempio mentire) \ue8 migliore, sul piano morale, di chi non lo sa fare; e dunque, contrariamente all'opinione condivisa in modo pressoch\ue9 unanime nella cultura greca, che la subdola e spesso ingannevole astuzia di Odisseo \ue8 superiore, sempre dal punto di vista morale, alla sincera e semplice schiettezza di Achille. La maggior parte della critica ha trovato imbarazzante ammettere che Platone sostenesse una tesi di questo genere, e ha dunque tentato in vari modi di correre ai ripari. La strategia pi\uf9 usata \ue8 la seguente: giacch\ue9 il principio secondo cui chi sbaglia volontariamente \ue8 migliore \ue8 valido solo in rapporto alle tecniche, Platone starebbe cercando di dimostrare o che l'etica non \ue8 una tecnica, oppure che per quella tecnica che \ue8 l'etica il principio in questione non vale. Ma si tratta di un punto di vista insostenibile, perch\ue9 contrario sia alla lettera sia al significato del testo. Nell'Ippia minore, cos\uec come molti altri dialoghi (non solo giovanili), quello che Platone vuol dimostrare, in chiara polemica contro l'etica tradizionale che affondava le sue radici proprio nel modello etico che potremmo chiamare epico - omerico (quello, appunto, in cui era sancita la superiorit\ue0 morale di Achille su Odisseo), \ue8 che dal punto di vista formale l'etica (e pi\uf9 in generale la filosofia, considerato l'intento pratico che essa ha in Platone) \ue8 una tecnica esattamente come le altre: \ue8 la tecnica, in particolare, che ha come suo scopo quello di produrre la felicit\ue0, ovvero la vita buona (del resto tutto questo \ue8 gi\ue0 implicito nel motto socratico secondo cui la virt\uf9 \ue8 conoscenza). E poich\ue9 non \ue8 pensabile una tecnica in cui l'esperto non abbia un sapere sufficiente per commettere errori, necessariamente ne consegue che il principio incriminato \ue8 valido anche per l'etica e per la filosofia: chi \ue8 in grado di compiere il male volontariamente \ue8 migliore di chi non lo sa fare. Naturalmente se da qui ricavassimo la conseguenza che il virtuoso fa sia il male sia il bene volontariamente, mentre il vizioso, non potendo fare il male, fa volontariamente solo il bene, avremmo raggiunto una conclusione assurda. Ma in realt\ue0 la frase in oggetto \ue8 doppiamente falsa. In primo luogo il vizioso non fa il bene volontariamente: infatti il motivo per cui non pu\uf2 fare il male volontariamente \ue8 che non conosce la differenza tra bene e male, e dunque per la stessa ragione non pu\uf2 fare volontariamente nemmeno il bene. In secondo luogo il virtuoso non fa il male volontariamente, semplicemente perch\ue9 il male non lo fa mai. E qui viene in luce qual \ue8 l'unica vera differenza tra le altre tecniche e l'etica/filosofia. Un tecnico pu\uf2 volontariamente commettere errori perch\ue9 pu\uf2 all'occorrenza operare per fini diversi da quelli della sua tecnica (ad esempio, un medico pu\uf2 voler uccidere un paziente), che al momento considera pi\uf9 importanti; invece il filosofo, ossia il tecnico dell'etica, non ha questa possibilit\ue0, perch\ue9 il fine dell'etica \ue8 la realizzazione della vita buona, e fini che possano all'occorrenza essere considerati superiori a questo non ne esistono.In Hippias Minor, especially in its last part, Plato seems going to argue that those who are able to make a mistake voluntarily (for example, lying) are better, on a moral level, than those who can not do it; and therefore, contrary to the almost unanimously opinion shared in Greek culture, which the subtle and often misleading cunning of Odysseus is superior, from a moral point of view, to the simple sincerity of Achilles. Most of the critics found embarrassing to admit that Plato supported such a thesis, and therefore tried in various ways to take cover. The most used strategy is the following: since the principle according that the one who errs voluntarily is better is valid only in relation to the techniques, Plato would be trying to prove either that ethics is not a technique, or that for this technique which is the ethics the principle in question is not valid. But this is an unsustainable point of view, because it is contrary to both the letter and the
meaning of the text. In the Hippias minor, as well as many other dialogues (not just youth), what Plato wants to demonstrate, in clear polemic against the traditional ethics rooted in the ethical model called epic - Homer (that, in fact, in which the moral superiority of Achilles on Odysseus was established), is that from a formal point of view ethics (and more generally philosophy,
considering the practical intent that it has in Plato) is a technique exactly like the others: it is the technique, in particular, which has as purpose the production of happiness, or the good life (after all this is already implicit in the Socratic motto according to which virtue is knowledge). And since it is unthinkable a technique in which the expert does not have enough knowledge to make
mistakes, it necessarily follows that the offending principle is also valid for ethics and philosophy: those who are able to do evil voluntarily are better than those who can not do it.
Naturally, if from here we derive the consequence that the virtuous does both evil and good
voluntarily, while the vicious, not being able to do evil, does voluntarily only good, we would
have reached an absurd conclusion. But in reality the sentence in question is doubly false. In the
first place the vicious does not do good voluntarily: in fact the reason why he can not do evil
voluntarily is that he does not know the difference between good and evil, and therefore for the
same reason he can not voluntarily do good. In the second place, the virtuous does not do evil
voluntarily, simply because evil never does it. And here is what is the only real difference
between other techniques and ethics/philosophy. A technician can voluntarily make mistakes
because he can, if necessary, operate for purposes other than those of his technique (for example,
a doctor may want to kill a patient), which at the moment considers more important; instead the
philosopher, that is the technician of the ethics, does not have this possibility, because the goal of
the ethics is the realization of the good life, and goals that can be considered superior to this if
they do not exist