QUALI PROBABILITA\u2019 DI SUCCESSO HA LA FITOESTRAZIONE IN UN SUOLO CONTENENTE CENERI DI PIRITE?

Abstract

Con il processo industriale per la produzione di acido solforico, che ha sfruttato per molti anni lo zolfo ottenuto durante il trattamento a caldo della pirite, si sono prodotte notevoli quantit\ue0 di scorie (ceneri), costituite principalmente da ossido di ferro (III) e contenenti arsenico, rame, zinco, piombo e cadmio. Il lavoro prende in esame un substrato costituito da ceneri di pirite miscelate a un suolo di riporto, che ha ricoperto il materiale depositato per lungo tempo in un\u2019area industriale dismessa e attualmente interessata da un progetto di phytoremediation. Obiettivo di tale tecnica \ue8 la coltivazione di piante tolleranti elevate concentrazioni di inquinanti e in grado di rimuoverli dal substrato. Condizione indispensabile per un buon esito della fitoestrazione \ue8 pertanto lo sviluppo di estesi apparati radicali. Per valutare la fattibilit\ue0 di questa tecnica di biorisanamento, diventa quindi importante conoscere preliminarmente, e ove possibile correggere, eventuali anomalie chimiche e fisiche del suolo, la biodisponibilit\ue0 degli inquinanti, nonch\ue9 il grado di compromissione biologica del suolo, analizzandone le comunit\ue0 batteriche. La caratterizzazione chimica e agronomica del substrato (ceneri e suolo di riporto) ha messo in evidenza l\u2019efficacia della diluizione delle ceneri con il suolo nell\u2019attenuarne le caratteristiche negative (granulometria troppo fine e omogenea, fitotossicit\ue0 elevata), e ha evidenziato l\u2019esigenza di intervenire con una fertilizzazione organica e/o minerale per compensare la scarsit\ue0 di nutrienti. La determinazione del contenuto in arsenico e rame in forma totale, solubile in acqua e labile ha evidenziato un\u2019 elevata quota di tali contaminanti in forme insolubili, probabilmente in conseguenza di processi di adsorbimento sugli ossidi di ferro. E\u2019 stata infine analizzata, mediante tecnica DGGE, la struttura delle popolazioni coltivabili di batteri eterotrofi metalli-tolleranti e non, nonch\ue9 quella degli attinomiceti. Dalle colture di arricchimento in presenza di rame, arsenito e arseniato, nichel e zinco, sono state isolate numerose colonie. Gli isolati sono stati caratterizzati per la loro metallo resistenza ed identificati, mediante sequenziamento del 16S rDNA. Infine \ue8 stata misurata la diversit\ue0 catabolica della comunit\ue0 microbica del suolo al fine di correlare la struttura delle comunit\ue0 alla loro funzione

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