La valutazione delle deformazioni del suolo nella piana di Venafro mediante l’elaborazione di dati PSInSar, morfo-strutturali e stratigrafici

Abstract

I bacini intramontani dell’Appennino centro-meridionale sono soggetti, sin dalla loro genesi (Pleistocene inferiore), a deformazioni del suolo, la cui non uniforme distribuzione e la cui diversa entità sono una risposta all’attività di faglie, intersecanti e bordanti le pianure, e al costipamento differenziale dei depositi costituenti le successioni sedimentarie di riempimento. Al fine di valutare la distribuzione spaziale dei movimenti verticali e le relative velocità, e di interpretarne correttamente le cause, è stato affrontato uno studio multidisciplinare che ha previsto l’elaborazione di dati radar con tecnica PSInSAR, lo studio geomorfologico e strutturale e l’analisi stratigrafica di dati di sottosuolo della piana di Venafro, ampia depressione tettonica interposta tra i M. delle Mainarde-M. di Venafro ed i M. del Matese e drenata dal F. Volturno. L’interpolazione dei dati PS, effettuata in ambiente GIS, riferita a due intervalli di tempo, 1995–2000 (ERS) e 2003–2008 (ENVISAT) ha permesso di valutare i ‘cumulative vertical displacements’ (mm), i ‘displacement rates’ (mm/a) e il ‘gradient field’ dei ‘displacement rates’, consentendo di individuare alcuni settori del bacino che si distinguono per tassi di subsidenza superiori alla media e per comportamento deformativo costante nel tempo. Risulta evidente una correlazione tra la distribuzione spaziale del quadro deformativo di natura interferometrica, lo sviluppo geometrico delle faglie che interessano la piana e la natura litologica del riempimento sedimentario. I valori maggiori di subsidenza si registrano nel settore centrale della piana, probabilmente indotti da un maggiore spessore dei depositi di riempimento, nonché dalla presenza di depositi argillo-sabbiosi poco addensati e più suscettibili al costipamento, così come dalla presenza di alcuni lineamenti tettonici orientati NE-SW e NW-SE. In particolare, i valori maggiori si registrano a valle di una scarpata morfologica, orientata NW-SE, coincidente anche con un importante ‘knick point’ del F. Volturno, oltre che a valle di una faglia, orientata NW-SE (Faglia dell’’Aquae Juliae’), attiva in tempi storici per aver dislocato l’acquedotto romano.PublishedFirenze2T. Tettonica attiva5IT. Osservazioni satellitariope

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