La navigation du savoir : etudes de septs arsenaux historiques de la Mediterranee

Abstract

Also includes a version in FrenchAntico insediamento etrusco, poi colonia romana, Pisa annovera una tradizione in merito ai suoi arsenali, ed alle imbarcazioni che vi si realizzarono, risalente almeno ad epoca longobarda (569–770), quando i celebri e temuti “dromones” pisani guerreggiavano con i vascelli bizantini. Nel 603 si ha una prima testimonianza della consistente flotta navale locale e gli storici ci confermano questa fonte enumerando le celebri imprese delle navi pisane: prima la vittoriosa spedizione agli ordini del conte Bonifacio di Lucca, nell’828, mossa contro Corsica e Sardegna, poi dirottata verso le coste dell’Africa settentrionale; poi, nel 1087, trecento navi impiegate per espugnare le coste africane presso al-Mahdiya e Zawila, mentre altre 120 furono impiegate alla volta di Gerusalemme negli anni della Prima Crociata. All’inizio dell’XI secolo, insieme ad Amalfi, Genova e Venezia, Pisa assunse un governo autonomo dando vita ad una delle più potenti Repubbliche Marinare della penisola. Combatté con alterne vicende i saraceni sui mari ma seppe anche difendere l’espansione dei traffici commerciali per tutto il Mediterraneo. I mercanti e marinai pisani, affiancatasi la città alle sorti dell’Impero, raggiunsero ogni destinazione del bacino mediterraneo dove esistesse possibilità di commercio e di scambi vantaggiosi. Nel 1003 la Repubblica aveva sconfitto i Lucchesi, nel 1005 conquistò Reggio Calabria, nel 1016 iniziò il suo dominio sulla Sardegna, seppur in conflitto con Genova, tra il 1030 e il 1035 si spinse ancora oltre nello scontro con i saraceni, mettendo al sacco le città di Cartagine, di Bona e di Lipari e, ancora, occupò la Corsica (1051–1052), poi concessa in feudo nel 1091 da papa Urbano II, ed espugnò Palermo (1063). Pisa prese parte alla prima crociata (1098–1099), intervenendo sia per mare, con la flotta, che per terra, e l’eroica difesa che si prestò in Terra Santa procurò all’arcivescovo pisano Daimberto la nomina a primo patriarca latino di Gerusalemme (1099). La conquista delle isole Baleari, tra il 1113 e il 1115, strappate al dominio saraceno, rese infine possibile consolidare la potenza militare e commerciale della Repubblica su buona parte del Mediterraneo. Il prestigio della Repubblica toccò forse proprio in quegli anni il suo massimo culmine, tanto nel Mediterraneo occidentale che orientale, dove gli scambi commerciali e culturali si imposero progressivamente fino alle coste del Mar Nero. Il XII secolo vide ancora innumerevoli scontri, ma soprattutto, oltre alla partecipazione alla crociata di Gregorio VIII, si assistette al definirsi di una coalizione guelfa contro la città tradizionalmente ghibellina, composta da Lucca, Firenze e Genova. Anche l’espansione dell’area commerciale pisana vide un momento di recessione. Un’ipotesi storiografica, che si tinge dei colori della leggenda, attribuisce infine alla sconfitta subita nei pressi delle secche della Meloria, piccolo isolotto prospiciente Livorno, avvenuta nel 1284 ad opera dei Genovesi, la causa della decadenza della classe armatoriale e il successivo sorgere di un nuovo ceto di armatori, caratterizzati da scarsi mezzi economici e quindi non più in grado di finanziare la costruzione di grosse navi, né di difendere il ruolo della Repubblica ormai in declino e l’antica primazia sui mari. Con la perdita della Sardegna nel 1325 e la cessione della Corsica nel 1300, Pisa vide infrangersi ogni speranza di riassurgere a passati splendori. Dopo anni di guerre civili e successive occupazioni da parte della sempre più potente Firenze, il dominio di quest’ultima finì per affossare le attività mercantili e commerciali della città, provocando l’esodo massiccio di alcune delle principali famiglie pisane verso altri mercati. Nonostante ciò, dopo la conquista di Pisa del 1406 si avviarono da parte della dominante una serie di lavori di fortificazione della cittadella e la rimessa in uso dell’arsenale repubblicano, opere che proseguirono almeno fino al 1468. Del resto, Firenze non voleva perdere l’occasione di assicurarsi uno sbocco al mare. Tanto più che il permanere in condizioni di estrema precarietà delle vie di terra, rendeva praticamente obbligata la scelta delle comunicazioni marittime e la necessità di apprestare una flotta in grado di garantirne la sicurezza. Si assiste così, nonostante alcuni segni contraddittori della politica fiorentina in merito, alla ripresa delle attività dell’arsenale pisano, ripresa che troverà poi la sua più compiuta realizzazione con le ambizioni mediterranee della politica di Cosimo I Medici.peer-reviewe

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