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Relazione tra staminalità, deregolazione della compattazione cromatinica nucleare e potenzialità di aggressività biologica del melanoma cutaneo

Abstract

Nonostante il progressivo incremento dei casi di melanoma maligno cutaneo diagnosticati precocemente, registrato negli ultimi vent’anni in seguito alla introduzione della demoscopia, gli indici di mortalità per questa neoplasia mostrano un andamento sostanzialmente invariato, a causa della sua frequente estrema aggressività, spesso indipendente dai tradizionali fattori prognostici, ed a causa della persistente assenza di cure realmente efficaci per il trattamento della malattia metastatica. Il tentativo di una accurata valutazione prognostica si scontra con la frequente imprevedibilità del comportamento biologico del melanoma, soprattutto in quelle lesioni (“area grigia”) con spessore intermedio (>1 mm, <2mm). La “stem cell theory” suggerisce che la derivazione dal compartimento staminale possa costituire un fattore determinante nell’induzione del fenotipo aggressivo di almeno un sottogruppo di melanomi cutanei. Il nostro studio si propone di indagare l’eventuale rapporto tra l’espressione di un marcatore di staminalità (nestina) ed i principali parametri clinico-patologici di valutazione prognostica di una serie di 129 pazienti, selezionata in base alla disponibilità dei dati completi di follow-up. I risultati dello studio verranno inoltre rapportati a quelli relativi all’espressione della proteina CAF-1/p60, direttamente coinvolta nella regolazione epigenetica della compattazione cromatinica, che in un nostro recente studio è risultata direttamente correlata con un comportamento aggressivo dei melanomi maligni cutanei. Lo scopo della ricerca è stato quello di valutare l’eventuale ruolo di queste molecole come markers predittivi di prognosi e possibili targets per terapia molecolare

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