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Studio sull’impatto ambientale delle attività di maricoltura nel Golfo di Oristano

Abstract

L’obiettivo del presente lavoro è stato di simulare la dispersione e il tempo di residenza delle sostanze organiche immesse nell’ambiente a seguito delle attività di acquacoltura all’interno del Golfo di Oristano (Sardegna, Italia). A questo scopo è stato implementato un modello numerico di circolazione, con moduli di dispersione e diffusione euleriana e lagrangiana. Il modello ha evidenziato il ruolo fondamentale della direzione e dell’intensità del vento sulla dispersione dei rifiuti organici. A parità d’intensità, la direzione del vento influenza in maniera decisiva la distanza alla quale i rifiuti organici vengono trasportati e depositati. In tutti gli scenari di vento, il mangime non consumato, indipendentemente dalla sua dimensione, si deposita in un’area direttamente sotto le gabbie ma con una distribuzione spaziale che dipende dalle correnti indotte. In tutti i casi, la materia organica disciolta si diluisce ed è trasportata al di fuori del golfo. Con i venti da Maestrale i rifiuti organici sono spinti verso, l’interno del golfo per poi uscirne in forma disciolta da sud. Negli scenari di Libeccio e Scirocco i rifiuti organici disciolti tendono a diluirsi ed essere trasportati al di fuori del golfo dalla parte nord. In tutti gli scenari, la capacità di ricambio delle acque interne al golfo risulta elevata, con la maggior parte delle sostanze organiche disciolte presenti in concentrazioni molto basse dopo dieci ore dalla loro produzione. Dal punto di vista del ricambio d’acqua e conseguentemente per la dispersone di agenti inquinanti, quasi tutti i 13 siti simulati, ad esclusione dei due in prossimità dei capi, hanno tempi di residenza idonei per il posizionamento delle gabbie. Sono comunque da preferire le regioni più a sud perché i tempi di transito sono più bassi creando un impatto minore. Infine considerando che il golfo è ricoperto quasi interamente da Posidonia, i siti meno impattanti sono quelli che si trovano su un fondale fangoso e in prossimità del fiume Tirso (Sito 3 e 4). L’utilizzo di modelli numerici ha permesso di portare a termine studi a priori (tempi di transito, zone di deposizione, dispersioni inquinanti) per la pianificazione della disposizione ottimale delle gabbie, avente come conseguenza una più proficua produzione (maggiore redditività) e un minore impatto ambientale. Si può infine affermare che nonostante l’assenza di studi antecedenti al presente, le gabbie all’interno del Golfo di Oristano siano state posizionate correttamente, in una regione ottimale per produzione e impatto ambientale

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