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Dal 1927 al secondo dopoguerra

Abstract

Il presente lavoro analizza la difficile situazione economica e politica scaturita dal ventennio fascista. La crisi "agraria", che discende direttamente dalla "quota novanta" e dalla politica deflattiva del regime, agisce nella provincia di Sassari (e in Sardegna, naturalmente) perfino più della stessa "grande crisi" internazionale che comincia col 1929: cresce la disoccupazione e al malessere sociale si risponde con l'emigrazione, mentre la criminalità si diffonde nelle campagne, soprattutto in quei margini fra la provincia di Sassari e la nuova provincia di Nuoro (gli altopiani di Bitti e di Buddusò, il Goceano). Il periodo che va dall'inizio della guerra d'Africa allo scoppio della seconda guerra mondiale vede le condizioni della provincia di Sassari migliorare abbastanza nettamente anche grazie a qualche particolare congiuntura favorevole: il 1938 fu una buonissima annata per il grano e anche il prezzo fissato dal governo veniva considerato buono dagli agricoltori. Il panorama del tempo, visto nella prospettiva di oggi, appare ancora contrassegnato da una permanente arcaicità ed arretratezza ma con alcuni elementi di modernità, che già anticipano le modificazioni del dopoguerra: il decennio 1931-1941 conosce i primi rilevanti spostamenti di popolazione dalla montagna alla pianura e, soprattutto, dai centri minori verso le città storiche: nel ventennio fra le due guerre la popolazione di Sassari aumentava del 40% e intorno alla metà degli anni Trenta la città si dotava di alcune strutture essenziali, soprattutto nel settore della istruzione superiore, della sanità e dei servizi

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