Problemi gestionali delle gravi manifestazioni aggressive: criminalità e spettro dell'umore

Abstract

La maggior parte dei crimini con violenza sulla persona non avviene, come sembrerebbe ad un’analisi superficiale, in modo improvviso, come un «fulmine a ciel sereno», ma segue varie «tappe progressive», non sempre facili da identificare ma indispensabili per una comprensione del crimine e soprattutto per la sua prevenzione. La diagnosi psichiatrica del paziente formulata il giorno successivo alla messa in atto di un gesto criminale o violento è indispensabile, ma non è sufficiente. Non è necessariamente la stessa diagnosi dell’esame psichiatrico anamnestico prima del fatto e soprattutto non è necessariamente uguale alla diagnosi psichiatrica durante il fatto. Ad esempio, molte donne che hanno ucciso il figlio nel corso di una psicosi post-partum si presentano dopo l’omicidio con una sintomatologia prevalentemente depressiva, mentre al momento del gesto presentavano una sintomatologia più facilmente riconducibile ad uno stato espansivo o misto, ed ancora prima del gesto presentavano non solo un temperamento irritabile in un contesto d’incapacità genitoriale. Ignorare l’evoluzione della psicopatologia psichiatrica, in generale e soprattutto in relazione alla criminalità, non permette una valutazione e un trattamento adeguati. È infine utile e necessario ricordare che comportamenti criminali e suicidio sono fenomeni ad eziologia multifattoriale in cui entrano in gioco variabili biologiche, psicologiche, psichiatriche, sociali, ideologiche ecc. In questo senso la diagnosi e la terapia (farmacologica o psicoterapica) sono di stretta competenza psichiatrica ed utili per la comprensione della criminalità ma non sufficienti perché non costituiscono gli unici fattori causali

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