Il contributo intende vagliare, attraverso gli scritti, quei nuclei lasciati aperti dalla riflessione di Roberto Pane e che oggi costituiscono, forse più che mai, elementi di indagine da approfondire, tanto attraverso la ricerca, quanto attraverso la sperimentazione didattica nell'ambito del Restauro. Mi riferisco in particolare modo alle questioni relative al rapporto tra restauro e progetto, tra antico e nuovo, viste nell'ambito più ampio dell'idea di storia e di memoria: a questo problema si affiancano inevitabilmente molti degli altri temi affrontati dal lavoro di Roberto Pane, quali il rapporto tra centro e periferia (tra "ambiente antico" e "centro storico"), tra paesaggio urbano e paesaggio di natura, tra architettura e urbanistica. Per svolgere questa riflessione, che non intende rileggere storicamente il pensiero dello studioso napoletano, né verificarne la coerenza monolitica nel tempo, ma ricercarne invece gli spunti di attualità, di cogenza, viene indagato il pensiero di Roberto Pane sotto l'aspetto dell'interdisciplinarità del fare architettura, dell'importanza certo degli specialismi, ma soprattutto della necessità di comporre le discipline nel farsi del progetto. L'ipotesi di questo studio riguarda quindi sia l'attualità dell'insegnamento di Roberto Pane per la capacità di porre il restauro in rapporto tanto con le altre discipline dell'architettura quanto con quelle della filosofia, della psicologia, della psicanalisi, della sociologia e dell'ecologia, sia il significato di questa dimensione interdisciplinare del progetto di restauro per l'interpretazione operativa di quella osmosi tra antico e nuovo, che Pane ritiene condizione necessaria alla realizzazione della continuità della cultura. Lo scritto si articola in paragrafi: l'archeologia come premessa e come metodo; per una teoria della composizione; la complessità; la continuità della cultur