Models of innovation in small firms: the role of structural and behavioural variables

Abstract

L’obiettivo di questa tesi è studiare i modelli di innovazione delle imprese, in particolare delle piccole e medie imprese (PMI) che operano nel contest economico italiano. I modelli di innovazione sono studiati in base a due filoni principali: da un lato l’analisi delle variabili strutturali, ad esempio l’appartenenza ad un settore produttivo o ambiti tecnologici, che determinano il comportamento innovativo delle imprese. Dall’altro lato, il focus è sulle variabili comportamentali delle imprese che influenzano il modo di fare innovazione delle stesse. L’analisi della variabili strutturali come determinanti dell’innovazione, parte dallo studio della tassonomia di Pavitt e dalla sua validità per le imprese manifatturiere italiane. Studi precedenti hanno mostrato che la tassonomia di Pavitt non sembra completamente efficace nel descrivere i processi di innovazione delle imprese manifatturiere italiane. Alcuni problemi metodologici, circa la significatività degli indicatori quantitativi misurati e la natura dei dati di riferimento, hanno riguardato queste ricerche. Di conseguenza, in questo lavoro, sono stati costruiti indicatori quantitativi per descrivere le indicazioni qualitative di Pavitt con l’obiettivo di renderli più idonei a testare la tassonomia di Pavitt. Inoltre, indicatori quantitativi sono stati applicati su dati appartenenti a un database più appropriato (CIS) che descrive in maniera più accurata i modelli di innovazione delle imprese italiane. I risultati mostrano una migliore corrispondenza del comportamento innovativo delle imprese alle indicazioni di Pavitt rispetto ai risultati dei lavori precedenti. Comunque, sembra evidenziarsi una dicotomia tra science based e specialized suppliers da un lato e supplier dominated e scale intensive dall’altro, riguardo il modo di fare innovazione. Le variabili comportamentali sono state studiate grazie all’approfondimento dei concetti di definizione e misura mento del grado di innovazione che è stato utilizzato come misura dell’risultato dell’innovazione. L’analisi è basata sull’ipotesi che entrambi opportunità tecnologiche e opportunità non tecnologiche influenzano il grado di innovazione. Il focus è su come le collaborazione per innovare che le imprese stabiliscono con soggetti esterni possano influenzare il grado delle innovazioni introdotte. L’obiettivo è dimostrare che le collaborazioni delle imprese con i soggetti esterni non appartenenti al settore produttivo dell’impresa e più specializzati nell’attività di ricerca, come le università e gli istituti di ricerca pubblici, siano più efficaci per ottenere innovazioni con un alto grado di novità. Lo studio delle determinanti del grado di innovazione in generale potrebbe essere utile per meglio indirizzare le iniziative politiche volte a sostenere l’attività di innovazione nelle imprese manifatturiere italiane

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