Milano 1948, il progetto urbanistico Fiume Verde di Giulio Minoletti, Maurizio Mazzocchi e Gio Ponti

Abstract

Tre anni dopo la fine della guerra, nel 1948, Giulio Minoletti, Maurizio Mazzocchi e Gio Ponti presentano un “Progetto per un quartiere residenziale a ‘Fiume Verde’” a tutt’oggi quasi inedito, nell'area dell'ex scalo ferroviario Sempione a Milano. Già nel 1937 Gio Ponti aveva elaborato un “Progetto urbanistico per la sistemazione dello Scalo Sempione a Milano” che, più che affrontare questioni di forma urbana vera e propria, ne approfondiva il possibile ruolo alla scala territoriale. Questo lavoro sembrava in qualche modo propedeutico a quello che l’anno seguente, nel 1938, un gruppo di architetti legati a Giuseppe Pagano e alla rivista “Casabella-Costruzioni” - fra i quali vi era anche Giulio Minoletti ma non Gio Ponti - avrebbe presentato come “Proposta di Piano Regolatore per il quartiere Sempione-Fiera a Milano”, meglio noto come Milano Verde. Il progetto Fiume Verde (elaborato prevalentemente nello studio di Gio Ponti), rendeva esplicitamente omaggio all’esperienza di Milano Verde di dieci anni prima, ma in realtà l’intento sembrava essere radicalmente diverso in quanto, oltre a proporsi come alternativa alla sistemazione dell’area prevista dal nuovo Piano Regolatore in fase di studio nel 1948, Fiume Verde esprimeva la chiara intenzione progettuale di sottolineare l’eccezionalità e l’unicità dell’area dello scalo di smistamento rispetto alla città, al contrario di quanto era previsto dal piano Milano Verde, che annullava qualunque eccezione urbana, ricucendo la maglia viaria del piano Beruto del 1889. Lo studio progettuale di Fiume Verde parte da un’attenta analisi della pianificazione precedente, mediante il ridisegno delle soglie storiche costituite dal Piano Albertini del 1934, Milano Verde del 1938, una proposta inedita di Giuseppe de Finetti, fino alla proposta del nuovo PRG allo stato in cui si trovava nel 1948. L’intento del progetto Fiume Verde era quello, esplicitamente dichiarato dai progettisti, di proporre un disegno urbano «spettacolare», un «grandioso quartiere unitario» per «non essere sommati nel grigiore del solito incremento edilizio» (definizioni di Gio Ponti riportate sugli elaborati grafici custoditi presso il CSAC di Parma)

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