research

Popoli e parole : le conseguenze linguistiche delle migrazioni nel Mediterraneo

Abstract

Fin dalla preistoria il Mediterraneo è stato uno spazio di migranti. Le varie tribù indoeuropee dominarono e assorbirono le popolazioni indigene ‘mediterranee’ nel secondo millennio o addirittura nel sesto millennio a.C. Gli albori della letteratura ci raccontano l’invasione greca di Troia e i viaggi di Ulisse, mentre Virgilio illustra la fondazione di Roma da parte dell’esule troiano, Enea. La pax romana portò il latino tutt’intorno al mare nostrum, e dopo il crollo di Roma lottarono per il dominio dell’area il greco bizantino, l’arabo, e varie lingue romanze. Dopo il Mille l’italiano, ‘lingua senza stato’, dominava i commerci marittimi, con le parlate di Venezia, di Genova, e più tardi del toscano. Malta era sempre al centro del mare e delle vicende storiche, e divenne uno stato autonomo plurilingue quando Carlo V la cedette in feudo ai Cavalieri di San Giovanni. Dal 1813, con la colonizzazione britannica, Malta è diventata trilingue, l’unico stato europeo, con Gibilterra, ad adottare l’inglese come lingua ufficiale e a conservare l’italiano come lingua alta fino al 1936, e come lingua passiva fino a oggi.peer-reviewe

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