Nella chirurgia sostitutiva protesica, ripercorrendo le tappe riabilitative e analizzandone le modalità e le
tecniche, si evince che è possibile permettere al paziente il riapprendimento della corretta
deambulazione con la riorganizzazione di tutte le fasi e della gestualità corrente per il reinserimento
efficace nel contesto sociale di appartenenza.
Oltre che dal punto di vista puramente motorio, il soggetto deve essere seguito anche sotto l’aspetto
della psicomotricità e nel rispetto di importanti esigenze psicologiche. Viene sorretto, incoraggiato, ma
soprattutto responsabilizzato sul fatto che per la ripresa completa si rende indispensabile la sua
partecipazione attiva e la costanza dell’impegno. I riflessi pratici di una guarigione efficace e completa
sono quindi estremamente proficui per il soggetto, il quale avverte in sé la capacità di ottemperare
all’impegno del proprio recupero; seppur con stati d’ansia che insidiano il suo equilibrio, egli tenderà a
proiettarsi nel suo futuro che quindi non apparirà denso di incognite. Non vi sarà commiserazione né
emarginazione, ma voglia di vivere in una società che, anche se disumanizza i rapporti fra le differenti
fasce di età, offre interessi e spazi per quanti sappiano organizzare la propria esistenza senza
frustrazioni, remore e tentennamenti. La riabilitazione del protesizzato è un processo complesso perché
non riguarda solamente il recupero della funzionalità della singola articolazione ma è rivolto a un
riaddestramento globale del soggetto a una nuova modalità di vita relazionale.
Il programma riabilitativo, quindi, deve essere personalizzato sul singolo e deve proporsi obiettivi
differenti in base alle condizioni generali (anche cognitive). È necessario rendere possibile il
raggiungimento di un livello di autosufficienza e autonomia motoria tale da permettere il ritorno alle
normali attività di vita quotidiana