L’ultimo capitolo di Vers une architecture s’intitola Architecture ou Révolution.
Per Le Corbusier, nel 1923, le cose sono chiare: c’è una possibile rivoluzione e una architettura che potrebbe evitarla. La narrazione è una, il processo è uno, e i suoi possibili sviluppi sono due: una ottusa resistenza che provocherà una catastrofe, oppure una consapevole adesione. È lo stesso paradigma che definisce la storia europea dal 1789 al 1989: la reazione allo spirito del tempo distingue progressisti e conservatori, chi abbraccia le trasformazioni della modernità contro chi tenta di resistervi. L’urgenza delle scelte è tutta basata sul tempo: qualcosa di nuovo s’a accia sulla scena, e a questa novità bisogna reagire. La soluzione corretta si riduce a una sola mossa, un solo progetto, sempre nettamente opposto a un’alternativa in tut- to contraria.The last chapter of “Vers une architecture” is titled “Architecture ou Révolution”.
For Le Corbusier, in 1923, matters were clear : there was a possible revolution and an architecture that could avert it. There was one narration, one process, with two possible developments: an obtuse resist- ance that would cause a catastrophe, or a conscious acceptance. It was the same paradigm that defines European history from 1789 to 1989: the reaction to the spirit of the times distinguished progressives from conservatives, those who embraced the trans- formations of modernity, and those who attempted to resist them. The urgency of these choices was all based on time: something new that would appear on the scene, a novelty calling for a reaction. The correct solution boiled down to one move and one design only, always sharply opposed to a totally contrary alternative